sopranaturale (sovranaturale)
Il termine compare in uso aggettivale due volte, nel Convivio. Si tratta di vocabolo non raro nell'italiano del tempo, derivato dal tardo latino supernaturalis, comune nel linguaggio teologico e filosofico, e usato da D. in Mn III XV 9.
Questa diretta discendenza suggerisce a Busnelli-Vandelli di accettare la grafia unita, contrariamente a quanto accade per altri aggettivi composti con la preposizione ‛ sopra ', ma di carattere meno dotto (cfr. per es. ‛ sopranotato ', ‛ sopranominato ') e diversamente dall'edizione del '21. Lo stesso Vandelli non spiega però la presenza della -v- in III X 4 e della -p- in IV IX 5.
L'aggettivo, solo plurale, compare sempre in correlazione con naturali, e qualifica il sostantivo astratto ragioni (ragioni naturali e sovranaturali, Cv III X 4) per indicare ‛ argomentazioni ' o ‛ prove ' basate su principi di ordine teologico-metafisico, e comunque spirituale, che sovrastano ed eccedono quelli dell'ordine fisico-naturale (tali prove D. darà in Cv III XV). La nozione di s. è meglio chiarita in Cv IV IX 5 dove ricorre come traduzione volgare del latino supernaturalia o res supernaturales (le cose naturali e le sopranaturali e le matematice) per indicare la " realtà " s. in correlazione con quelle naturali della fisica e quelle della matematica.
D. qui sta enumerando le operazioni che sono oggetto della sola attività teoretica, e non operativo-poietica, della ragione (operazioni... che ella considera, e non fa né può fare) poiché riguardano ‛ atti ' o ‛ effetti ' che essa, in quanto capacità speculativa, ‛ considera ' ma non ‛ produce ' (v. OPERA; OPERAZIONE). L'ambito in cui tale capacità si esplica è appunto quello delle scienze teoriche, che considerano l'essere in quanto mobile e non separato da materia (la fisica: cose naturali), in quanto immobile e non separato (matematica) e in quanto immobile e separato, cioè l'essere in quanto essere (la filosofia prima o metafisica, detta anche, da Aristotele, teologia perché in essa si manifesta alcunché di divino). Le scienze teoriche si differenziano da quelle pratiche o poietico-meccaniche perché considerano l'essere in sé e non producono atti od opere: cfr. Aristotele Metaph. VI 1, 1025b 20 ss. " physica scientia... nec activa nec factiva est. Factivarum enim, in faciente principium, aut intellectus, aut ars, aut potentia quaedam. Activarum vero in agente proairesis [cioè la " scelta " etica]. Idem enim agibile et eligibile. Quare si omnis scientia, aut activa, aut factiva, aut theorica, physica theorica quaedam est... Sed et mathematica theorica... Physica... circa inseparabilia forsan quidem, sed non immobilia. Mathematica autem quaedam immobilia, sed et inseparabilia forsan, vero quasi in materia. Prima [filosofia, cioè la Metafisica] vero circa separabilia et immobilia. Necesse vero quidam causas sempiternas... Quare tres erunt philosophiae theoricae: Mathematica, Physica et Theologia. Non enim immanifestum, si alicubi divinum existit, in tali existit natura [cioè nella Filosofia Prima]... E quia prima [scil. philosophia] et de ente inquantum est ens, eius utique est speculari, et quod quid est, et quae insunt inquantum ens " (v. anche Eth. Nic. I 1, 1094a 3 ss.).
Il confronto con il testo aristotelico aiuta a collocare il significato di s. nel suo ambito proprio: in contrasto con naturali e matematice le cose s. indicheranno pertanto le realtà separate da materia che la ragione considera in sede di metafisica e di teologia, cioè l'essere in sé e le cause eterne come manifestazione prima di Dio (cfr. Tommaso Comm. Metaph. VI lect. I " manifestum est quod ista scientia est circa res divinas; et ideo dicitur theologia, quasi sermo de divinis... philosophia prima est universaliter communis omnium... quia est prima, ideo erit universalis, et erit eius speculari de ente inquantum est ens... eadem enim est scientia primi entis et entis communis "). D. stesso torna con analoga argomentazione in Mn I II 5 (quaedam sunt quae... speculari tantummodo possimus... velut mathematica, phisica et divina) dov'è chiarita l'identificazione s.-divina. In III XV 9 supernaturalem veritatem indica il contenuto della rivelazione come " verità divina ", che sovrasta l'ordine ‛ naturale ' della ragione e quanto al suo oggetto e quanto al modo di manifestarsi.