sopraporsi
Usato una sola volta (Pd XV 42, al passato remoto in forma dittongata) come transitivo pronominale: " porsi al di sopra ", " giungere più su " rispetto a qualcosa. Lo spirito di Cacciaguida, dopo le prime parole di saluto a D., continua a parlare, ma gli si rivolge in modo incomprensibile: né per elezïon mi si nascose, / ma per necessità, ché 'l suo concetto / al segno d'i mortal si soprapuose (per il dittongo, cfr. Petrocchi, ad locum).
Il senso del passo è chiaro: il concetto dell'anima beata " Si puose più alto " (Buti), " volò più alto " (Tommaseo), " andò a collocarsi al di sopra del bersaglio... raggiungibile dall'arco dell'intelletto umano " (Mattalia); la terzina successiva (vv. 43-45) chiarifica ulteriormente l'immagine: E quando l'arco de l'ardente affetto / fu sì sfogato, che 'l parlar discese / inver' lo segno del nostro intelletto... La metafora per cui l'intelletto è paragonato a un arco che lancia uno ‛ strale ' (il concetto del v. 41 e il parlar del v. 44) e che colpisce un segno (vv. 42 e 45), non è insolita in D. (cfr. l'analoga immagine di Pd I 119) e il fatto che gli antichi chiosatori, in genere, invece di spiegare il termine, lo ripetono tale e quale, conferma trattarsi di un uso comune nella lingua dell'epoca.