SORBO (lat. scient. Sorbus domestica L.; fr. cormier; ted. Speierling; ingl. service-tree)
Pianta della famiglia Rosacee-Pomoidee; è un arbusto o un albero alto fino a 20 m. con rami grigiastri poi lucenti; le foglie sono sparse, imparipennate, con 6-10 paia di foglioline bislunghe, biserrate sui margini, di color verde carico nella pagina superiore, bianco pubescenti nella inferiore. I fiori sono piccoli, bianchi, riuniti in grappoli corimbiformi, di odore sgradevole. I frutti sono piccoli pomi ovoidali o piriformi (f. piriformis Kirch. et Eichler) o tondeggianti (f. maliformis Kirch. et Eichler). È pianta della regione mediterranea: in Spagna si trova nei boschi dei monti, come anche nei boschi misti di sughere o insieme con i pini marittimi; la sua presenza allo stato spontaneo nella Francia meridionale è dubbia, si trova in Italia, nella Penisola Balcanica, nella Russia meridionale, in Asia Minore; nell'Europa centrale è stata introdotta dal Medioevo.
La pianta è stata coltivata nella regione mediterranea da tempi assai antichi: Teofrasto scrive che gli alberi spontanei dell'ὄα (nome greco della pianta) fruttificavano più raramente dei coltivati e i loro frutti erano poco dolci. I Romani usavano tali frutti per l'elevato contenuto tannico contro il vomito, la diarrea e i disturbi intestinali. La pianta è ricordata nei Capitolari di Carlomagno e fu molto coltivata nel Medioevo.
Secondo alcuni autori il sorbo pero (S. domestica piriformis) è meno sviluppato in statura del sorbo melo (S. domestica maliformis) con i rami meno eretti. D. Tamaro indica le seguenti varietà coltivate; per il sorbo melo: sorba lazzeruola selvatica ottobrina, sorba mela ottobrina maggiore e mezzana, sorba a Panelle (matura in agosto), sorba agostina (matura in agosto), sorba autunnale (matura in settembre), sorba capitana (matura da dicembre a gennaio), sorba tardiva (matura in inverno), varrecchiara (matura da dicembre a febbraio); per il sorbo pero: sorba pera maggiore settembrina, sorba lunga mezzana, sorba pera ottobrina rigata.
Nella coltivazione sono preferibili le varietà di sorbo melo perché hanno i frutti più grossi e meno aspri; in Germania le varietà di sorbo pero hanno notevole importanza, perché se ne ricava un sidro (da un quintale di sorbe 20 litri di sidro) che si mescola con quello di mele e di pere.
Il sorbo si coltiva in aperta campagna; resiste bene ai venti e al gelo, ma soffre per il caldo e per la siccità, perciò è preferibile coltivarlo nei colli esposti a levante o a ponente scegliendo terreni profondi, ricchi di sostanze organiche e non umidi.
Si moltiplica per seme (i semi germinano dopo due anni) e per innesto sul franco o sul biancospino a gemma. È pianta di lentissimo sviluppo tanto che raggiunge una discreta produttività dopo 20 anni: si coltiva per ornamento nei giardini per il suo portamento.
I frutti si raccolgono acerbi e si lasciano maturare per azioni batteriche che determinando speciali processi di fermentazione permettono di mangiarli: contengono zucchero invertito, acido malico e, quando sono ipermaturi, anche alcool e aldeide acetica.
Il legno, pesante, compatto, suscettibile di bel pulimento, è ricercato dai tornitori e dagl'incisori; la scorza e le foglie sono concianti, dai rami si ricava una bella tinta nera.
Il genere Sorbus (Linneo, emendavit Crantz) da alcuni autori è incluso nel genere Pirus; altri lo tengono distinto includendovi 34 specie della zona settentrionale temperata viventi in Europa, in Asia e nell'America Settentrionale. Si possono ricordare perché vivono anche in Italia: S. ancuparia L. o sorbo degli uccellatori, S. aria (L.) Crantz, o sorbo montano, S. torntinalis (L.) Crantz, o ciavardello.
Il nome Sorbus è usato da Catone il Vecchio e da Plinio per indicare tanto il S. domestica quanto il S. torminalis.