sorprendere [partic. pass. anche sorpriso, in rima]
Si registra anzitutto nel comune valore proprio di " cogliere di sorpresa ", " riempire di meraviglia ", detto di un accadimento improvviso, che provochi angoscia e spavento, o, al contrario, letizia: If XIII 111 noi fummo d'un romor sorpresi (i rami della selva dei suicidi si schiantano sotto la disperata fuga dei due scialacquatori); Pg XXI 63 De la mondizia sol voler fa prova, / che, tutto libero a mutar convento, / l'alma sorprende (l'atteso segno della compiuta purificazione).
D. lo usa anche nel senso di " soprapprendere ", ovvero " coprire ", " soffocare ", " sopraffare ", sia in riferimento alle facoltà intellettuali (Cv IV VII 4 quelle parti dove le spighe de la ragione non sono del tutto sorprese, dove la colorita metafora vuol indicare quanti non prestano credito a fallaci opinioni comuni; cfr. § 3 sormonta, e cuopre), che a quelle spirituali: Pg I 97 l'occhio sorpriso / d'alcuna nebbia (" annebbiato ", " offuscato ": " fuscatum aliqua macula vitiorum ", interpreta Benvenuto. Non si tratta di valore aggettivale, ma di un participio in costruzione assoluta di tipo latino).
In Fiore XXVI 3 Il diavol ben m'avea sorpreso, / quand'io a nessun uom mostrav'amore, il significato si avvicina piuttosto a quello di " cercare d'ingannare " (" tentarmi ", Petronio; cfr. XXIV 14).
Con funzione di sostantivo, il participio registrato in Pd V 59 ogne permutanza credi stolta, / se la cosa dimessa [l'oggetto di un voto lasciato cadere] in la sorpresa / come 'l quattro nel sei non è raccolta, vale " cosa presa in cambio, al posto della prima " (" de novo assumpta ", Benvenuto), e indica il nuovo contenuto in cui l'uomo, stante il consenso dell'autorità ecclesiastica, può tramutare l'adempimento di un voto non realizzato.
In Pg II 13 Ed ecco, qual, sorpreso dal mattino, / per li grossi vapor Marte rosseggia / ... cotal m'apparve... / un lume per lo mar venir sì ratto, si pone il problema testuale della tarda e fortunata variante sul presso del mattino (" all'avvicinarsi dell'alba "), accettata dalla '21 e dal Casella, seguiti da tutti i recenti esegeti. Si tratta in primo luogo, secondo il Petrocchi (cfr. ad l. e Introduzione 188-189), di un'integrazione morfologicamente arbitraria, che non tiene conto dell'uso dei tempi, giacché l'espressione ‛ sul presso di ' " non è di Dante né della lingua antica, e nasce dall'adattamento del copista tardo ". Ma è soprattutto la gamma dei valori predicativi sopra esaminati, che induce a ritenere genuina la lezione sorpreso dal mattino. Il poeta, infatti, vuol richiamare l'immagine mattutina di Marte, più rosseggiante proprio per effetto dei densi vapori che si levano allora dal mare: " colto " dall'alba, e perciò " invaso, coperto dai primi chiarori " (Petrocchi), il pianeta rifulge giù nel ponente sovra 'l suol marino (v. 15). E altrettanto improvvisa e folgorante è l'apparizione della navicella guidata dall'angelo nocchiero. In sostanza, oltre che preferibile in quanto lectio difficilior, nonché originale ed efficace sotto il profilo poetico (risultandone rafforzata la misteriosa atmosfera di sospensione della scena), la variante condotta secondo i valori predicativi appare la più valida a sostenere e sottolineare i nessi logici dell'intera similitudine, centrata non solo su un rapporto di colori, ma anche sulla rapida dinamica delle immagini.