sospetto
Vale principalmente " opinione dubbia di un male futuro " (Tommaseo) che a noi possa venire da parte di qualcuno. Così il gigante nel quale con molta probabilità D. rappresenta Filippo il Bello è descritto di sospetto pieno e d'ira crudo (Pg XXXII 157) verso la meretrice, simbolo della Curia romana.
In modo affine le fazioni politiche dei Monaldi e Filippeschi, a paragone dei Montecchi e Cappelletti già tristi (cioè già vinti dai nemici), si mostrano con sospetti (Pg VI 108) di doverlo diventare, già tocchi dal presentimento della vicina sconfitta.
Il senso ora indicato sconfina spesso in quello di " timore " o " paura ": Qui si convien lasciare ogne sospetto (If III 14), " sospetto di paura " per il Buti, " timiditatem " per Benvenuto; i' mi strinsi al poeta per sospetto (IX 51); l'ali al sospetto / non potero avanzar (XXII 127: il volo di Barbariccia non poté aver la meglio sulla paura di Ciampolo). V. anche If XXIII 54 e Pg XXII 125.
In certi casi il vocabolo ha il valore di " dubbio ", come in Pg VI 43 Veramente a così alto sospetto non ti fermar, e XXVIII 79; altre volte oscilla tra le accezioni di " timore " e " dubbio ": S'i' vi vedesse uscir de gli occhi ploia / per prova fare a le parole conte, / non mi porreste di sospetto in ponte (Rime CXIII 14), " non mi lascereste in dubbio, fuori di ogni sospetto " (Contini), " nella condizione di dubitare di ciò che ho detto " (Barbi-Pernicone); tuttavia qui sembra rinforzare l'espressione ‛ porre in ponte ', analoga a ‛ mettere in ponte ', che vale " tenere nell'incertezza ". Si accosta molto a una dittologia sinonimica il modulo di Cv IV IX 14 di queste [leggi] in tutto siamo a lo Imperadore subietti, sanza dubbio e sospetto alcuno.
Qualche discussione suscita If V 129 soli eravamo e sanza alcun sospetto. La frase di Francesca per alcuni vuol significare che i due amanti non temevano di essere sorpresi nella loro intimità; per altri Francesca intende qui mettere in evidenza il fatto che sia lei sia Paolo, per quanto soli (e già in cuor loro innamorati), non presentivano il pericolo a cui si esponevano (cfr. Pagliaro, Ulisse 152). Vicina a questa linea interpretativa è quella di coloro che insistono sul carattere di candore, d'innocenza, di serenità che sul principio qualifica la scena: " si amavano senza saperlo o almeno senza esserselo mai confessato neppure a se stessi " (Caretti, Nuove letture I 128). Sembra tuttavia possibile muovere ancora oggi tanto alla seconda quanto alla terza delle interpretazioni su accennate (la prima è senz'altro da scartare) l'obiezione del Porena: " Ma è verosimile che due già pieni di dubbiosi disiri (v. 120) e di dolci sospiri (v. 118), che soli fanno una lettura amorosa, siano così fiduciosamente sgombri di qualsiasi apprensione? ". In verità i dubbiosi disiri sono nelle parole di D. (vv. 118-119); descrivono cioè obiettivamente una situazione, di cui i soggetti potevano non aver coscienza.
È molto probabile, in tale prospettiva, che il sanza alcun sospetto si riferisca alla prima fase della storia d'amore, in cui né Paolo aveva ragione di supporre l'amore di Francesca, né Francesca l'amore di Paolo.