sospiro [plur. anche sospire, in rima]
Sporadiche le occorrenze nelle Rime e nel Convivio, frequenti nella Vita Nuova e nella Commedia. Nella Vita Nuova il termine è connesso a una delle vicende topiche dello Stil nuovo, esprimendo costantemente la manifestazione fisica del travaglio spirituale di chi geme per nobile amore. A volte è il pensiero della donna schermo a opprimere l'animo (Vn IX 2 quasi li sospiri non poteano disfogare l'angoscia), tanto che i s. finiscono per connotare un'intera esperienza come quella della cavalcata (cavalcai quel giorno pensoso molto e accompagnato da molti sospiri, IX 7), il cui atteggiamento è rivissuto, cristallizzato nel ricordo, negli attimi di turbata meditazione (X 1 e XII 6 la donna la quale io ti nominai nel cammino de li sospiri, che allude al " viaggio compiuto tra i sospiri "). Altrove sono le donne pietose che si dispongono in sintonia con lo stato d'animo del poeta (XVIII 5), mentre nella seconda parte del libello la parola accompagna costantemente il ricordo della morte di Beatrice (XXXI 13 43, XXXII 5 1 [cfr. anche il § 3], XXXIII 7 14) o il pentimento, non disgiunto dal dolore per la perdita della gentilissima, per la contemplazione troppo assidua della ‛ donna pietosa ' (XXXIV 5 e 9 7, XXXIX 3, XXXIX 3, 4, e 8 1 [anticipato al § 6]); la sincerità di tale sentimento è attestata dal fatto di provenire direttamente dal cuore, sede degli spiriti vitali: Questi penseri, e li sospir ch'eo gitto, / diventan ne lo cor sì angosciosi (XXXIX 10 9); certo lo cor de' sospiri mi dice / che lagrimando n'uscireste pui (XL 10 10); Oltre la spera che più larga gira / passa 'l sospiro ch'esce del mio core (XLI 10 2), dove la nostalgia dell'eterno proietta il turbamento in una dimensione panica fino alle soglie dell'Empireo.
Tale situazione, oltre che in Rime dubbie III 15 29 e XIV 13, dove i gemiti del poeta nascono dalla contemplazione di una bellezza muliebre, si prolunga anche in Rime LXXX 12 sì vertuosa, che quando si vede, / trae li sospiri altrui fora del core, in quanto il s. è provocato dalla tensione delle anime nobili protese verso la donna amata, in LXVII 6 sento contro mia voglia / raccoglier l'aire del sezza' sospiro, dove la voce significa " respiro ", " soffio vitale ", e in CXIII 6 Io che trafitto sono in ogni poro / del prun che con sospir si medicina, dove il s. è accostato alla canonica metafora del ‛ pruno ', che designa le " pene d'amore ". Più lieve è l'immagine di LVI 14 dirò la donna mia / che port'in testa i miei sospire, giacché i s. sono identificati per metonimia con i fiori della ghirlandetta indossata dalla donna amata. Altrove la parola, riferita a Drittura (cioè alla Giustizia), una delle tre donne che visitano l'esule D., è immessa in un contesto allegorico (CIV 32 e 55) analogo a quello di Cv II Voi che 'ntendendo 26 Chi veder vuol la salute, / faccia che li occhi d'esta donna miri, / sed e' non teme angoscia di sospiri, chiosato in II VII 12 e, più esplicitamente, in XV 5 se elli non teme labore di studio e lite di dubitazioni, con allusione alla fatica e al travaglio conseguente al dubbio, che precede sempre la conquista di una verità. Ancora più esemplare è il passo di Cv III Amor che ne la mente 36 li occhi di color dov'ella luce / ne mandan messi al cor pien di desiri, / che prendon aire e diventati sospiri, ripreso e illustrato in XIII 11 li altri miseri... ripensando lo loro difetto, dopo lo desiderio de la perfezione caggiono in fatica di sospiri, dove l'ansia della perfezione, dell'appagamento integrale si esterna in un anelito di rimpianto.
Nella Commedia, benché in If V 118 (al tempo d'i dolci sospiri, / a che e come concedette amore / che conosceste i dubbiosi disiri?) sia riprodotta la tematica stilnovistica della fase in cui l'amore è ancora ineffabile, la voce designa abitualmente una situazione totalmente diversa: non per nulla essa ricorre in III 22 Quivi sospiri, pianti e alti guai / risonavan per l'aere sanza stelle (cfr. Aen. VI 557 " hinc exaudiri gemitus et saeva sonare / verbera ") per descrivere la condizione generale dei dannati, avvolti in un'atmosfera dolorosa. Ma mentre il pianto e le lagrime sono la conseguenza di un tormento fisico, i s. sono ancora provocati da un rimorso e un turbamento più intimi, soprattutto dall'impossibilità delle anime di contemplare Dio; in ciò consiste la pena distintiva di chi è confinato nel Limbo, in cui non avea pianto mai che di sospiri (IV 26) e i lamenti / non suonan come guai, ma son sospiri (Pg VII 30). Quando non è Virgilio che, desolato, si duole di essere sconfitto dai diavoli (If VIII 119), sono i gemiti degli eretici (IX 126), di Caifa che si rammarica di essere riconosciuto (XXIII 113) o di maestro Adamo che rievoca la propria vita terrena (XXX 72) a far risonare l'aere sanza stelle (III 23).
Nel Purgatorio, invece, la voce esprime il pentimento dei peccati e fa parte del rito liturgico di purificazione: ora è riferita al tardo ravvedimento di Belacqua (IV 132), ora alla livida e sospettosa ansia degl'invidiosi (XV 51), poi nobilitata dal terreno dolore di Marco Lombardo per le miserie umane (XVI 64), ora alla dura penitenza di avari e prodighi (XIX 74), ora agli atti di contrizione di Nella, la moglie fedele di Forese Donati (XXIII 88), mentre dalle parole di Stazio si possono inferire le ragioni teologiche per cui le anime emettano lagrime e sospiri (XXV 104). Infine, nei canti ambientati nel Paradiso terrestre, i s. accompagnano costantemente la sofferta catarsi di D. (XXX 91, XXXI 20 - entrambi i luoghi ripetono la formula lagrime e sospiri - e 31).
Esterno a questa situazione è però il passo di XXXI 141 si ricoperse... in tanto / che più tiene un sospir la bocca aperta, giacché, nel raffigurare la rapida metamorfosi del ‛ carro triunfale ', si dichiara che esso si trasforma " in tempo minore di quello che impieghi la bocca ad emettere un sospiro ". Valore ancora diverso riveste il pïo sospiro di Beatrice (Pd I 100), che, in linea con la nuova atmosfera della terza cantica, esprime la premurosa e caritatevole commiserazione di un beato nei confronti dell'ignoranza degli uomini.
La voce ricorre infine in Fiore XXXIV 1 Pianto, sospiri, pensieri e affrizione / ebbi vernando in quel salvaggio loco, per mettere in evidenza una condizione di malessere generale prodotto dalle avversità meteorologiche.