sottocapitalizzazione
Situazione di carenza di mezzi propri di un’impresa rispetto al livello necessario per perseguire in maniera ottimale gli obiettivi aziendali. Le risorse finanziarie di un’azienda si dividono in mezzi propri (equity) e di terzi (debiti). Un basso livello dei primi rende più probabile l’incapacità di onorare i propri debiti da parte dell’impresa e anche più rischiosa la posizione dei creditori. Questi tenderanno a esigere tassi di interessi più elevati con aggravio degli oneri finanziari e diminuzione della redditività dell’impresa. Sembrerebbe dunque interesse degli azionisti mantenere sempre l’azienda sufficientemente capitalizzata, immettendovi capitale fresco ove necessario. Motivazioni fiscali per la convenienza alla s. sono legate alla possibilità di detrarre gli interessi passivi dal reddito imponibile, abbattendo l’utile e quindi le imposte sul reddito d’impresa sul quale grava un’aliquota fiscale molto elevata.
Comportamenti opportunistici piuttosto diffusi sono quelli che si traducono nell’introduzione di risorse finanziarie anfibie, assimilabili sostanzialmente ai mezzi propri, ma con le caratteristiche formali del finanziamento esterno; precisamente, finanziamenti erogati o anche solo garantiti da soci qualificati, ovvero quelli che controllano direttamente o indirettamente l’impresa o che hanno una partecipazione al capitale sociale non inferiore al 25%. Per contrastare tale pratica elusiva, l’art. 98/TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi), poi modificato dal d. legisl. 344/2003, ha previsto il contrasto all’utilizzo fiscale della sottocapitalizzazione.
Del tutto particolare è il problema della s. delle banche e delle società di assicurazioni, settore che dagli ultimi anni del 20° sec. ha visto diminuire sensibilmente i propri livelli di capitalizzazione. La sia pure tardiva presa d’atto della pericolosità di tali comportamenti da parte delle agenzie di rating e delle autorità di controllo ha portato negli anni 2010 a forti modifiche nella regolamentazione del settore, con l’imposizione di standard patrimoniali molto più elevati di quelli richiesti in precedenza.