SOUILLAC
Cittadina della Francia sudoccidentale (dip. Lot), sorta intorno a un monastero dedicato alla Vergine, fondato da s. Geraldo di Aurillac nel 10° secolo.S. è menzionata in diversi testi del sec. 10°, che attestano come la sua fondazione risalga al 909, quando Geraldo, conte e abate di Aurillac, lasciò per testamento ai religiosi dell'abbazia la metà dei suoi beni situati nel territorio alla confluenza della Dordogna e della Borrèze. In seguito, tra il 930 e il 961, S., dipendente da Saint-Pierre di Aurillac, ricevette nuove donazioni attraverso i lasciti di alti dignitari ecclesiastici o di grandi signori laici.Nel sec. 12°, in ragione della sua importanza nell'ambito dei possedimenti di Aurillac, il monastero di S. fu eretto a decanato e amministrava ottanta priorati e parrocchie distribuiti nell'Alto Quercy, nel Limosino e nel Périgord. Fu questa l'epoca della costruzione romanica del monastero, di cui non si conosce però la data di consacrazione.Nel 1331 S. fu conquistata dagli Inglesi e la guerra dei Cento anni, che devastò e spopolò la regione, ridusse notevolmente i benefici del monastero, che nel 1473 divenne comunque indipendente rispetto ad Aurillac. La chiesa sopravvisse fra alterne vicende fino al 1830, quando ebbero inizio i restauri, e venne classificata come monumento di interesse nazionale nel 1840, comparendo nella prima lista dei Monuments Historiques in virtù dell'interesse per le sue sculture romaniche.Tra il 1841 e il 1970 l'antica abbaziale fu più volte restaurata e nel 1936 le cupole furono ripristinate come dovevano apparire nel 12° secolo.La chiesa, a navata unica con transetto e ampia abside a tre cappelle radiali, è, insieme con la cattedrale di Cahors, il solo edificio religioso con serie di cupole disposte in fila che si conservi nel Quercy; essa presenta inoltre una decorazione scultorea di alta qualità, in relazione con i portali di Moissac, di Beaulieu e di Cahors; le sculture sono collocate nella controfacciata della navata. Per quanto riguarda l'analisi archeologica del monumento, solo recentemente Pradalier (1989) ha potuto ricostruire la successione cronologica dei lavori e comprendere la ragione dell'attuale ubicazione delle sculture del portale.In primo luogo, un cambiamento del partito architettonico è visibile tra il capocroce, transetto compreso, e la navata. L'abside e il transetto appaiono consolidati già in antico mediante l'aggiunta di un involucro esterno e di un'arcatura interna sui muri d'ambito originali: fu allora, dopo il 1150, che si decise di coprire la chiesa con una serie di cupole, ispirate a quelle di Cahors.Lo sviluppo in elevato dell'interno conferisce a Sainte-Marie di S. una verticalità più accentuata. Di dimensioni più modeste rispetto a quelle di Cahors, le cupole sembrano più alte, giacché le campate meno larghe permisero di costruire archi più acuti. Il cornicione, fortemente aggettante all'imposta delle cupole, crea un'illusione ottica che conferisce ulteriore profondità, esaltando la superiore maestria tecnica dei responsabili della costruzione. L'evoluzione delle modanature delle imposte rivela che i lavori durarono molto a lungo: le piccole sculture inserite nei pennacchi occidentali confermano una data tarda e le cupole di copertura della navata vennero costruite alla fine del 12° secolo.A causa della lentezza del cantiere, la facciata occidentale non fu mai realizzata, come provano la sopravvivenza della torre del sec. 11°, posta immediatamente a ridosso della campata occidentale della navata, e la sua continuità funzionale, giacché la cripta sottostante la torre servì da necropoli nel sec. 13°, come hanno dimostrato gli scavi archeologici effettuati nel 1950. Originariamente dovette essere prevista la realizzazione di un portale occidentale dalla decorazione sontuosa, come testimoniano alcuni elementi scolpiti inseriti nella parete della navata. Le sculture presenti nella controfacciata non sono quindi frutto di una ricomposizione di un portale esterno smembrato durante le guerre di religione, come si era generalmente creduto, ma furono semplicemente incorporate nel tessuto architettonico romanico nelle fasi finali del cantiere, il che denota l'esaurimento delle risorse.È certamente la figura del profeta Isaia a dare significato al complesso delle sculture, come anche ai capitelli istoriati dell'abside, che appaiono direttamente legati al mistero dell'Incarnazione, predetto dal profeta (Is. 11, 1-9). Il programma iconografico del portale avrebbe sviluppato i temi della venuta del Messia, della sua vittoria sul male e sulle tenebre, nel contesto della celebrazione mariana. Manca tuttavia la parte principale del complesso decorativo, costituita dal timpano: furono eseguiti soltanto la figura di Isaia su uno dei piedritti, di fronte a Giuseppe, il trumeau centrale - nel quale sono raffigurate scene di combattimento tra uomini e belve -, un pannello scolpito che riprende questo tema e una scena laterale legata al miracolo della Vergine per il monaco Teofilo. Manca inoltre l'altra scena laterale ed è facile notare che le sculture non furono disposte nell'ordine compositivo usuale per un portale.Il tema del mistero dell'Incarnazione, legato alla celebrazione della Vergine, non poté essere ideato se non dopo il 1150. Una volta data per accertata la cronologia delle sculture di S., è possibile cogliervi ancora il propagarsi degli ultimi bagliori di uno dei più grandi ateliers di scultura della Francia sudoccidentale, quello responsabile delle sculture di Moissac e di Cahors, mentre l'architettura a serie di cupole vi trova il suo apice, dopo Périgueux, Cahors e Angoulême.
Bibl.:
Fonti. - D. de Sainte-Marthe, Gallia Christiana, a cura di L.P. Piolin, I, Paris 18562 (1715), p. 179; M. Germain, Monasticon Gallicanum, 2 voll., Paris 1871 (rist. 1983), tav. 4.
Letteratura critica. - G. Cany, M. Labrousse, Souillac, Lot. Les fouilles de la tour-porche carolingienne. Une nécropole. Un gisement fossile, Grenoble 1952; H. Pradalier, Sainte-Marie de Souillac, CAF 149, 1989, pp. 481-508.