Associazione dell’Asia meridionale per la cooperazione regionale
L’Associazione dell’Asia meridionale per la cooperazione regionale (Saarc) venne istituita nel 1985 da Bangladesh, Bhutan, India, Maldive, Nepal, Pakistan e Sri Lanka con l’intento di promuovere la pace e la stabilità nell’area e dunque facilitare il progresso degli stati fondatori.
I principi fondamentali a cui l’organizzazione si ispirò al momento della sua costituzione furono quelli della Carta delle Nazioni Unite e il non-allineamento nell’ambito degli schieramenti della Guerra fredda. Le parole chiave erano quindi il rispetto della sovranità nazionale, dell’integrità territoriale, della non ingerenza negli affari di stati terzi e dell’impegno a utilizzare mezzi pacifici nella risoluzione delle controversie. Per raggiungere i propri fini statutari la Saarc si propose di rafforzare la cooperazione economica, tecnica e socio-culturale tra gli stati membri e con altri paesi in via di sviluppo, oltre a sfruttare i forum internazionali per sostenere le istanze di interesse comune.
La congiuntura storica in cui l’organizzazione venne fondata era caratterizzata innanzitutto dalla tensione perpetua tra i due principali stati fondatori, India e Pakistan, a tutt’oggi ancora lontana dall’esaurirsi. Nutrendosi della rivalità sulla regione del Kashmir, della minaccia terroristica e della competizione nucleare, la difficile relazione bilaterale indo-pakistana pone un ostacolo apparentemente insormontabile all’azione della Saarc. D’altra parte, anche i rapporti tra India e Bangladesh sono minati da numerose controversie: dalla disputa sulle acque dei fiumi comuni alle rivendicazioni incrociate sulle acque territoriali. Infine, anche i rapporti tra i due piccoli stati incastonati nell’Himalaya, Bhutan e Nepal, sono rese difficili dal trattamento della minoranza di etnia nepalese in Bhutan. La principale conseguenza dell’instabilità geopolitica che connota l’area coperta dall’organizzazione è l’esclusione delle questioni controverse dall’ordine del giorno della Saarc e la percezione, da parte degli stessi membri, che l’organizzazione non permetta di raggiungere risultati concreti e soddisfacenti.
L’organo di indirizzo politico della Saarc è il Vertice dei capi di stato che si tiene generalmente una volta all’anno. Il Consiglio dei ministri degli esteri si riunisce invece semestralmente e decide le politiche dell’organizzazione, supervisiona lo svolgimento dei progetti avviati e può ampliare le aree di cooperazione. Il Comitato permanente dei segretari degli esteri è composto da un delegato per ogni stato membro e monitora l’azione della Saarc, provvedendo a coordinare le azioni di quest’ultima nei diversi settori di attività (dagli accordi di libero scambio alle regolamentazioni in materia fiscale). Il Comitato si riunisce in base alle esigenze concrete e solitamente ciò accade prima del Consiglio dei ministri degli esteri, al quale esso deve riferire e al quale può appellarsi per avere un parere su questioni specifiche. Il Segretariato venne istituito due anni dopo la nascita della Saarc e ha funzioni di tipo operativo e di supporto agli organi politici, favorendo le comunicazioni tra gli stati membri e tra l’organizzazione e le altre istituzioni internazionali. Le Commissioni tecniche, infine, afferiscono a specifiche aree di competenza e formulano i progetti e i programmi da implementare.
Afghanistan, Bangladesh, Bhutan, India, Maldive, Nepal, Pakistan, Sri Lanka.
L’Afghanistan è stato finora l’unico membro ad aderire alla Saarc successivamente alla sua fondazione. L’adesione dell’Afghanistan nel 2007, dopo 22 anni di attesa, può in prospettiva rappresentare un punto di contatto tra i membri della Saarc e l’Asia centrale, facendo del paese una via di transito privilegiata. Cina, Giappone, Repubblica di Corea e Stati Uniti hanno ottenuto lo status di paese osservatore, impegnandosi a sostenere l’organizzazione in termini economici.
Ad oggi Iran, Myanmar e Cina ambiscono a diventare membri a pieno titolo della Saarc e qualora Pechino, forte del sostegno dei Pakistan e Bangladesh, dovesse conseguire l’obiettivo, verrebbe bilanciato il ruolo dell’India all’interno dell’organizzazione.