Vedi Southern African Development Community dell'anno: 2015 - 2016
La Comunità di sviluppo dell’Africa meridionale (Sadc) è un’organizzazione intergovernativa con obiettivi di cooperazione e di integrazione socioeconomica, politica e di sicurezza. Nata nell’agosto 1992 con la stipula del Trattato e della Dichiarazione di Windhoek (Namibia), la Sadc conta oggi 15 stati membri. Nella sua formazione precedente il 1994 e risalente agli anni Settanta, la Sadc non includeva il Sudafrica ed era un’organizzazione nata fra i cosiddetti stati ‘del fronte’, Angola, Botswana, Lesotho, Malawi, Mozambico, Swaziland, Tanzania, Zambia e Zimbabwe, per contrastare l’egemonia sudafricana nella regione e svincolare i paesi più legati al Sudafrica per motivi geopolitici dalla sua influenza. Le negoziazioni culminarono nel 1980 con l’adozione della Dichiarazione di Lusaka, un trattato che istituiva la Conferenza di coordinamento dello sviluppo dell’Africa meridionale (Sadcc), antesignana dell’attuale Sadc. Nel 1994, quando, con la fine dell’apartheid, il Sudafrica è entrato a far parte della Sadc, i membri hanno rivisto il ruolo dell’organizzazione. L’assetto istituzionale odierno è stato pensato per promuovere il miglioramento della qualità di vita, la libertà, la giustizia sociale, la pace e la sicurezza regionale, la cooperazione e l’integrazione tra stati membri e l’aumento di competitività della regione nel contesto mondiale. Tali finalità rendono la Sadc un’istituzione regionale autorevole, complementare all’Unione Africana, ma con un peso politico ancora da consolidare per via dell’eterogeneità degli assetti economici, delle visioni e delle necessità interne agli stati membri. La Sadc ha inoltre fissato obiettivi commerciali ed economici ambiziosi (mercato unico e unione monetaria), avendo posto come obiettivo, nel 2008, la nascita di un’area di libero scambio, e ha assunto un ruolo di primo piano in ambito di sicurezza. Per stimolare un’agricoltura sostenibile e la sicurezza alimentare nella regione, nel 2008 l’organizzazione ha iniziato a sviluppare una serie di studi che hanno portato nel 2011 alla stesura di un report dal titolo ‘Regional Agricultural Policy Review’. Tali studi offrono una visione generale sullo stato del settore agricolo in ogni membro al fine di coadiuvare la nascita di una politica agricola comune.
I paesi che compongono la Sadc sono molto differenti quanto a stabilità, standard di sviluppo politico ed economico, rispetto dei diritti umani, disuguaglianze e sistematizzazione dell’apparato legislativo. L’integrazione perseguita procede quindi a rilento anche se, sotto l’ombrello dell’organizzazione, i singoli stati hanno concluso accordi economici e commerciali bilaterali. All’interno della Sadc, i paesi della Sacu, ovvero Botswana, Lesotho, Namibia, Sudafrica e Swaziland, rappresentano un blocco compatto, in grado di esercitare una forte lobby. Il leader della Sadc è il Sudafrica, primo partner commerciale in Africa sub-sahariana di molti stati occidentali. Le esportazioni del solo Sudafrica ammontano al 44% delle esportazioni totali del gruppo e al 40% delle importazioni. La mediazione per la risoluzione dei conflitti all’interno degli stati membri è ampiamente esercitata dall’organizzazione. I risultati sono alterni: l’operato della Sadc è stato prezioso per la stabilità del Madagascar, ma nel caso dello Zimbabwe l’influenza del presidente Mugabe sull’organizzazione regionale non permette un intervento decisivo.
L’architettura istituzionale della Sadc prevede otto istituti. Il Vertice dei capi di stato e del consiglio ha funzioni di direzione politica e di controllo; l’Organo di sicurezza, difesa e politica coordina le attività del Vertice; il Consiglio dei ministri degli esteri garantisce l’attuazione delle decisioni prese dalla Sadc nei rispettivi paesi membri; il Tribunale si occupa della giurisdizione della Comunità; i Comitati nazionali della Sadc formulano progetti da presentare alle autorità e il Segretariato ha funzioni esecutive. Eccezione fatta per questi ultimi tre istituti, le decisioni vengono prese per consensus e la leadership è stabilita tramite il sistema della troika, che prevede un triumvirato costituito, con termini di rotazione, dal presidente in carica, dal presidente uscente e dal presidente futuro. Sono inoltre previsti dei Comitati settoriali, dei senior officials e un Forum parlamentare. Il Segretariato, organo più importante assieme al Vertice, è articolato in vari sotto-uffici specializzati nelle materie di cui l’organizzazione si occupa. Il suo ruolo è di eseguire le direttive adottate e di supervisionare la pianificazione strategica dei programmi.
Angola, Botswana, Congo (Repubblica Democratica), Lesotho, Madagascar, Malawi, Maurizio, Mozambico, Namibia, Seychelles, Sudafrica, Swaziland, Tanzania, Zambia, Zimbabwe.