SPAGNA
. Giovanni di Pietro, detto lo Spagna, pittore di patria spagnolo, sembra che già nel 1470 col titolo di maestro dimorasse a Perugia. Poteva pertanto esser nato circa il 1450.
Nel 1504 era a Perugia, e successivamente nel giro di pochi anni lo troviamo a Todi, a Macerata, a Recanati, a Trevi. Nel 1514 era a Spoleto, dove si stabilì e rimase fino alla morte (1528).
Una sua opera, forse anteriore al 1497, potrebbe essere il Cristo che porta la croce nel monastero della beata Colomba a Perugia, già attribuito al Perugino. Anteriore al 1503 è la Natività del Kaiser-Friedrich Museum di Berlino, a cui segue quella della Pinacoteca Vaticana; nei due dipinti è notevole l'assimilazione dei modi del Perugino, mentre la pesantezza nel piegare le vesti e il tono cangiante delle tinte fanno pensare, a un ricordo di elementi della pittura fiamminga dominante in Spagna nel Quattrocento. Tuttora a Todi (Pinacoteca comunale) è il quadro dell'Incoronazione della Vergine, ordinato nel 1507 e finito nel 1511. Doveva essere, per espressa intenzione dei committenti, una copia del noto e ammirato dipinto di Domenico Ghirlandaio esistente a Narni, ma l'abilità dell'artista ha saputo dare un certo carattere personale a questa traduzione in schietto linguaggio pittorico umbro di un originale fiorentino. Di questo medesimo originale lo S. farà nel 1522 una nuova replica per Trevi (Pinacoteca comunale).
Nell'Assunta e Santi, affresco del 1512 entro la cappella esterna del S. Martino di Trevi, è ancora un predominio esclusivo dei caratteri, sia pure assimilati e perciò trasformati, del Perugino. Invece negli affreschi per la Rocca di Spoleto, cominciati probabilmentc dopo il 1513, e terminati non dopo il 1516, ora nella Pinacoteca di Spoleto si comincia a trovare una predilezione per lo stile di Raffaello. Questo spirito nuovo persiste poi nella sua pittura: lo troviamo, per ricordare almeno alcune opere di questo periodo, nella tavola della Vergine col Bambino e Santi del convento di S. Francesco in Assisi, nei Santi Francescani dipinti a fresco in S. Maria degli Angeli presso Assisi, nelle tavole con S. Pietro e S. Paolo esistenti nel duomo di Todi, nella Deposizione in S. Maria delle Lacrime presso Trevi (1520), troppo ricalcata su quella di Raffaello.
Durante il periodo della dimora a Spoleto lo S. ha molto lavorato a fresco nelle chiese di luoghi, alcuni anche impervî e remoti, del territorio circostante: a Rapicciano, a Visso, a Gavelli (1518 e 1523), a Scheggino (con larga collaborazione di Giovanni di Girolamo), a Campello, a S. Giacomo di Spoleto (1526-1528). Qui, nella scena dell'Incoronazione della Vergine, mostra ancora qualche ricordo della tavola del Ghirlandaio associato con le impressioni dell'analoga scena affrescata da Filippo Lippi nell'abside della Cattedrale di Spoleto; raffigurando i Miracoli di S. Giacomo, si mostra narratore facile e piacevole.
Allo S. è frequentemente attribuita la tavola dello Sposalizio della Vergine eseguita per la cattedrale di Perugia e ora nel Museo di Caen, già attribuita al Perugino che può forse averla incominciata. Si è invece giustamente più dubbiosi nell'assegnargli gli affreschi che decoravano la villa della Magliana (Pinacoteca Capitolina) e bisogna negare la sua collaborazione con Vincenzo Tamagni agli affreschi della collegiata di Arrone, dove lavorò invece Giovanni Brunotti da Spoleto suo allievo.
Corretto disegnatore e abile colorista, non è mai molto originale, ma riesce quasi sempre gradevole.
A lungo nel territorio di Spoleto permangono gl'influssi della sua pittura. Tra gli scolari e i seguaci si possono nominare Rinaldo da Calvi, e soprattutto quel Iacopo Siculo a cui lo S. aveva dato in sposa una figlia.
Bibl.: G. Vasari, Le Vite, ed. G. Milanesi, III, Firenze 1878, pp. 592-95 (e 598; G. B. Cavalcaselle e J. A. Crowe, Storia della pittura in Italia, X, Firenze 1908, pp. 74-119; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, VII, ii, Milano 1913, pp. 722-36; L. Fausti, L'ultima opera dello S. e la data precisa della sua morte, Spoleto 1913; id., in Catalogo della Mostra delle opere di G. di P. detto Lo S., nel 4° centenario della morte, Spoleto 1928; U. Gnoli, Pittori e miniatori nell'Umbria, ivi 1923, passim e bibl. a pp. 167-68; C. Bandini, Centenari di artisti: G. S., in Emporium, LXVIII (1928), pp. 70-85 (nell'estratto segue un elenco delle opere; l'autore cita e utilizza una dissertazione di laurea, tuttora inedita, di Maria Teresa Silvaggi); B. Berenson, Italian Pictures of the Renaissance, Oxford 1932, pp. 543-545.