Vedi SPALATO dell'anno: 1966 - 1997
SPALATO (Spalatum, in croato Split)
Città della Dalmazia a 5 km da Salona, sorta entro e attorno al palazzo voluto da Diocleziano sul mare, presso sorgenti sulfuree, intorno al 300. Il palazzo, da lui abitato dall'epoca della sua abdicazione (nel 305) alla morte (nel 316), fu poi sede della sua famiglia e luogo di esilio di personaggi di rilievo. Le incursioni àvare e slave che distrussero Salona (nel 639) spinsero qui gli abitanti e la chiesa della grande città, e a ciò si deve la conservazione di tanta parte dell'imponente edificio. Il nome di S. sembra derivi da palatium, ma si è pensato anche a una derivazione dal nome di un centro greco preesistente.
Il palazzo di Diocleziano ha pianta trapezoidale, con la maggiore base di m 157,50 (senza le torri esterne) a S lungo la riva del mare; gli altri lati sono lunghi m 150,95 (N); 191,25 (E); 192,10 (O). L'edificio, orientato quasi sui punti intermedi per favorire l'esposizione, tutto costruito in calcare dell'isola di Brazza, è in opera quadrata sia nelle grandi mura perimetrali che nelle opere interne superstiti, ed è disteso sul pendìo della costa in modo che per il terzo verso mare ha ampie sostruzioni per portare il piano interno ad uniforme livello. Quattro torri quadrate sono agli spigoli (quella di S-O perduta), quattro porte vi si aprono, una a metà di ogni lato (più conservate l'Aurea, a N, e l'Argentea, a E), mentre dei loro ampî cavedi è ben conservato quello dell'Aurea e quello (a O) della Ferrea (i nomi delle porte sono di origine colta). Tutte le porte sono fra torri ottagone, tranne quella a mare, che è un modesto varco, ma completa il ritmo incrociato delle due vie principali porticate, E-O e N-S; quest'ultima strada ha a S, sul suo asse, un'area colonnata, detta peristilio, oltre la quale, per una scala, continua il percorso in sotterraneo fino al mare.
Il muro perimetrale è forato in alto da finestre centinate e sul mare (dov'è alto anche 22 m) da una loggia di arcate su pilastri, cui si addossa una semicolonna pensile con capitello a semplice kàlathos. Agli estremi e al centro sono tre "serliane"; al centro fra le "serliane" la trabeazione forma un arco più alto degli altri.
Un ritmo di arcate su colonne pensili (perdute) è sulla Porta Aurea che, come l'Argentea, ha a lato della porta due nicchie decorative. I varchi delle porte, a piattabanda, hanno sopra un grande arco di scarico a lunetta vuota, ornato di cornice decorata, come è decorata la cornice della piattabanda, che è a cunei dentati.
Nell'interno pochi elementi sono superstiti nella zona settentrionale dove potevano essere giardini, servizi e caserme. La parte più conservata è quella S della via che collega le due porte laterali. Qui è il ricordato peristilio: due schiere di colonne, che separano due aree, dove a oriente è il mausoleo imperiale (dall'alto Medioevo divenuto cattedrale) e ad occidente sono due edifici rotondi (di recente riconosciuti) e un tempio tetrastilo con vòlta a lacunari in pietra, che si suppone dedicato a Giove, divenuto battistero e privo solo del pronao.
Il peristilio si chiude a S con un pronao tetrastilo che ha il timpano con il tipico arco sulle colonne intermedie. Dietro è un'aula circolare a cupola (vestibolo) e una rettangolare allungata che conduceva alla loggia e agli appartamenti imperiali. E. Dyggve ha fatto rilevare la funzione di corte ipetrale per cerimonie del peristilio, al quale l'imperatore giungeva o dal sotterraneo attraverso la porta a mare, o, attraverso le aule retrostanti, dagli appartamenti imperiali.
Di questi ultimi, interamente perduti, si può conoscere qualche dato più preciso dallo scavo in parte recente delle sostruzioni sul lato occidentale: sono grandi aule in opera quadrata, a vòlta in tufi e mattoni, evidentemente ordinate sul ritmo degli ambienti superiori, dove può essere prevista la basilica privata e ambienti per i servizi ufficiali. Nell'ala orientale, dove lo scavo è appena iniziato, poteva essere l'appartamento privato: è riconosciuta un'aula circolare a nicchie, che sui due assi ha aule a croce greca. Nei pressi del tempio si stanno scavando vari ambienti termali.
Il mausoleo imperiale è esternamente ottagono e circolare all'interno col consueto ritmo di nicchie, primo esempio conservatoci del tipo, dopo Pola e Magonza, che ha avuto poi più frequenti esempi in ambiente periferico. Un peribolo su colonne cinge l'esterno: colonne di marmo nero in due ordini di otto riproducono all'interno il ritmo ottagono e reggono trabeazioni sporgenti. Sopra l'ultima è un fregio a grossi rilievi (eroti su bighe in corsa, eroti in caccia, in lotta ecc., alternati a imagines clipeatae) e qui s'imposta la cupola, che è in mattoni disposti a ritmo di flabelli. Il tetto è a piramide; la costruzione è sopraelevata per accogliere la camera sepolcrale.
La decorazione, dov'è ancora originale, occupa nel peristilio, nel mausoleo, nel tempio fregi e cornici, stipiti e sopraporte con un rilievo denso e corposo, qua e là sommario, altrove tagliente, come inciso nel legno, più elegante e leggero nelle parti decorative delle porte Aurea ed Argentea. Per lo stile e l'economia vi si può riconoscere un'ascendenza siriaca, ed è assai probabile si tratti di maestri importati dalla Siria, maestri peraltro non tutti di uguale sensibilità ed educazione. La loggia sul mare ha invece modanature piene tranne che nelle "serliane".
Il grande edificio è l'unica residenza imperiale tardoantica conservata in una compagine così significativa; l'impianto generale è ispirato ai castra stativa ed è forse in relazione con i fortini del limes siriaco, ma è ottenuto ridimensionando gli edifici interni secondo le particolari necessità, e imponendo ad ogni cosa valori monumentali; l'opera ha avuto eco in altri edifici del genere (Mogorjelo) e ha trasmesso forme e ritmi a edifici medievali. Non ha necessariamente rapporti di dipendenza con palazzi imperiali tardoantichi (come affermò lo Strzygowski) se non per alcune peculiarità proprie ad una residenza imperiale; per alcune formule urbanistiche (vie colonnate) accede alla moda del tempo, mentre, per taluni aspetti, come nella gran loggia fra le torri quadrate sul mare, si collega a un tipo di villa noto da rilievi e mosaici. Esso, per l'organizzazione generale, assume le funzioni tipiche di un castello medievale.
Museo Archeologico. - Fondato nel 1821, nella sede attuale dal 1913 per merito di mons. Bulič (1846-1934), accoglie essenzialmente i risultati degli scavi di Salona. Ricchissimo il patrimonio epigrafico a cominciare dall'iscrizione greca, che ricorda un'ambasceria di Issa a Cesare (56 a. C.), fino alle iscrizioni sulle mense sepolcrali dei primi vescovi salonitani. Da rilevare poi stele a ritratti, stele legionarie, elementi architettonici (notevoli i capitelli originali dell'interno del mausoleo, quelli dell'atrio del battistero di Salona) e un buon nucleo di sarcofagi con scene di soggetto mitologico e con figurazioni cristiane (passaggio del Mar Rosso; Buon Pastore e coniugi con i loro beneficati, con lo strano coperchio non finito, circa 320). Nel giardino alcuni grandi monumenti sepolcrali (come quello di Pomponia Vera), alcuni mosaici pavimentali (III sec.) e una serie di miliari. Fra i corredi sepolcrali, da citare alcune oreficerie, alcuni bei vetri, una ricca serie di gemme, una collezione di lucerne assai variata. Inoltre una sezione preistorica e protostorica con belle fibule ad occhiali e documenti delle colonie greche della costa. È in previsione un ampio riordinamento.
Bibl.: R. Adam, Ruins of the Palace of the Emp. Diocletian at S., in Dalmatia, Londra 1764; J. Strzygowski, S., ein Markstein der romanischen Kunst bei ihrem Übergange vom Orient nach dem Abendlande, in St. Fr. Schneidergew, Friburgo 1906, tr. it.: F. Bulič, in Bull. Arch. St. Dalmata, Suppl. ai nn. 1-2, 1908; G. Niemann, Der Palast Diokletians in S., Vienna 1910; E. Herard-F. Zeillers, Le Palais de Dioclétiens, Parigi 1912; Fr. Weigand, in Strena Buliciana, Zagabria-Spalato 1924, p. 77 ss.; K. M. Swoboda, Römische u. romanische Paläste, Vienna 1924; F. Bulič, Kaiser Diocletians Palast, Zagabria 1929; E. Dyggve, Ravennatum palatium sacrum, Copenaghen 1941; C. Anti, Precedenti delle basiliche ipetrali nei palazzi imperiali tardoromani, in Atti e Mem. della Soc. Istriana di archeologia e st. patria, N. S., I, 1950, pp. 57-76; S. Bettini, Il castello di Mschâttà in Transgiordania nell'ambito dell'arte di potenza tardoantica, in Anthemon, Firenze 1955, pp. 321-366; K. M. Swoboda, Palazzi antichi e medioevali, in Bollettino del Centro di St. per l'Architettura, n. 11, 1957, pp. 3-19; L. Crema, Il palazzo di Diocleziano a S., in Corsi di cultura sull'arte ravennate e bizantina, II, Ravenna 1960, pp. 41-51; B. Gabričevič, Ultime scoperte nel palazzo di Diocleziano, in Atti del VII congr. intern. di arch. class., Roma 1961, pp. 411-420; N. Duval, Le "palais" de Dioclétien à S. à la lumière des récentes decouvertes, in Bull. de la Soc. Nat. des antiquaires de France, 1961, pp. 76-117; E. Dyggve, Nouvelles recherches au péristyle du palais de Dioclétien à Split, in Acta ad archaeologiam et artium historiam pertinentia, I, 1962, pp. 1-6.