SPALLA (fr. épaule; sp. espalda; ted. Schulter; ingl. shoulder)
La spalla, situata alla radice dell'arto superioie, è il punto di congiunzione tra questo e il torace ed è costituita da tre ossa che concorrono a formare l'articolazione scapolo-omerale: dalla clavicola, dalla scapola e dall'omero.
Allorché si esamina di fronte la spalla nella posizione di riposo, nella quale il braccio pende inerte lungo il tronco, appare più o meno evidente la sporgenza della clavicola non ricoperta che dai tegumenti, diretta in fuori e indietro, e leggermente obliqua in alto, e al disopra di essa la depressione costituita dal cavo sopraclavicolare, limitato all'indietro, verso la nuca, dal margine sporgente del trapezio. In questa posizione di riposo del braccio, il cavo dell'ascella appare come una fessura verticale formata dal contatto della faccia interna del braccio con la parete toracica. Di profilo si disegnano sotto la cute i contorni del muscolo deltoide, in forma di cuore da carta da giuoco, coll'apice in basso, muscolo che forma la rotondità della spalla. I movimenti del braccio modificano sensibilmente l'aspetto della regione. L'abduzione del braccio apre come un libro la cavità ascellare che presenta allora la sua forma piramidale di cui la parete anteriore è costituita dal muscolo grande pettorale, la parete posteriore dal muscolo gran dorsale e la parete interna corrisponde alla convessità della gabbia toracica. Quando l'abduzione del braccio si spinge verso la verticale, rimane visibile soltanto l'apice della cavità ascellare.
Lo studio radiografico della spalla mette in evidenza: 1. la scapola a forma di un cono tronco, di cui la base all'interno è a contatto con la gabbia toracica e l'apice tronco all'esterno corrisponde alla cavità glenoide, che si articola con la testa omerale. Dal margine superiore della scapola si distaccano due apofisi voluminose, l'una lunga che sovrasta la testa omerale, l'acromion, e l'altra corta e tozza che è la coracoide che serve d'attacco a inserzioni muscolari; 2. l'estremità esterna della clavicola che si articola con l'acromion: tra le due superficie articolate esiste uno spazio chiaro dovuto alla trasparenza delle due superficie cartilaginee della testa dell'omero e della glena che si articolano fra di loro; 3. la testa omerale semiellittica, situata nell'angolo formato dall'acromion e dalla glena.
L'articolazione della spalla è la più mobile delle enartrosi, dotata di movimenti varî ed estesi in relazione all'importantissima funzione dell'arto superiore nell'economia umana.
I movimenti che può eseguire l'omero sulla scapola sono riducibili a quattro movimenti fondamentali: 1. movimenti attorno a un asse anteroposteriore: a) di abduzione, per cui il braccio si allontana dal tronco. Questo movimento di abduzione si arresta nel momento in cui il braccio si trova in direzione orizzontale: ma il braccio può elevarsi ancora normalmente fino ad assumere la posizione verticale; ma questo movimento non avviene nell'articolazione scapolo-omerale, ma è conseguenza di un movimento di rotazione della scapola attorno a un asse anteroposteriore per cui la superficie articolare glenoidea invece di guardare all'esterno guarda in alto e l'omero segue naturalmente gli spostamenti della cavità che lo riceve. Durante questo movimento la clavicola si muove insieme con la scapola con cui è articolata; b) di adduzione, per cui il braccio s'avvicina al tronco, movimento arrestato dal suo incontro con il torace;
2. movimenti di proiezione in avanti e indietro che si compiono attorno a un asse trasversale e per cui il braccio descrive un arco di cerchio parallelo al piano mediano anteroposteriore del tronco. Il movimento di proiezione in avanti è assai più esteso (110°-120°) che non quello di proiezione indietro (30-35°). Il braccio può superare il limite estremo del movimento di proiezione anteriore e avvicinarsi alla verticale, ma questo movimento non avviene più nell'articolazione scapolo-omerale, bensì è dovuto alla rotazione della scapola;
3. movimento di circumduzione anche detto movimento di fronda, il quale non è che il passaggio dall'uno all'altro dei quattro movimenti precedenti;
4. movimenti di rotazione indietro e infuori che avvengono attorno a un asse verticale, movimenti assai limitati.
L'articolazione scapolo-omerale è il centro del moncone della spalla che è rappresentato esternamente dalla massa del muscolo deltoide ed è molto variabile di volume e di forma a seconda degl'individui, in relazione allo sviluppo di tale muscolo; in quelli dotati di masse muscolari robuste, il moncone si presenta regolarmente arrotondato e maschera completamente lo scheletro dell'articolazione sottostante; negl'individui magri, a masse muscolari gracili, il moncone è appiattito, come sfuggente e sotto la massa del muscolo traspare la sporgenza rotondeggiante della testa omerale. Il deltoide è il muscolo abduttore del braccio ed è l'unico a compiere questa funzione così importante per l'arto superiore, funzione di difesa nelle cadute, di protezione di fronte ai pericoli che minacciano la testa; esso entra in funzione in tutti gli atti motori dell'arto superiore (sollevamento di pesi, azione prensile, ecc.), in quanto esso è a un tempo propulsore per mezzo dei suoi fasci anteriori e retropulsore con i suoi fasci posteriori. Pertanto dalla sua integrità dipende una parte essenziale importantissima della funzione dell'arto superiore. La paralisi anche isolata del deltoide compromette pertanto gravemente la funzione dell'arto superiore, che non può essere allontanato dal tronco; rimane soltanto la possibilità di flettere o estendere il gomito per tutti gli atti della funzione della mano.
La paralisi del deltoide è abbastanza frequente, sia in conseguenza di manovre ostetriche, sia in conseguenza della poliomielite, la cosiddetta paralisi infantile, ovvero di lesioni traumatiche del nervo circonflesso, che lo anima. Facendo entrare in azione altri muscoli della spalla e imprimendo al braccio movimenti pendolari, il paralitico del deltoide può ancora supplire in parte alla perdita di tale muscolo, sempre però in misura molto limitata. L'ortopedia con operazioni particolari riesce a compensare la paralisi di questo muscolo così importante.
In ostetricia la presentazione di spalla rappresenta una delle anomalie di atteggiamento del feto, e senza l'intervento dell'ostetrico, può fare correre pericoli serî alla vita della madre e del feto.
Alla spalla si osservano con relativa rarità anomalie congenite: a) mancanza parziale o totale della clavicola, che non provoca disturbi funzionali rilevanti; b) scapola elevata congenita, che viene designata con il nome di malattia di Sprengel, dal nome dell'autore che per primo l'ha descritta; ed è associata non raramente ad altri difetti congeniti dello scheletro e della muscolatura e causa di notevoli disturbi funzionali; c) mancanza totale della spalla con tutto l'arto superiore (amelia); d) focomelia contrassegnata dallo sviluppo rudimentale dell'arto superiore (perobrachio) in cui si riscontra, attaccata direttamente al moncone della spalla, una mano più o meno sviluppata o suoi rudimenti.
Per la sua pogizione, la spalla è esposta frequentemente alle lesioni traumatiche: contusioni, lussazioni, lacerazioni dei vasi che irrorano l'arto superiore, lesioni dei nervi che animano l'arto superiore. Con il diffondersi degli esercizî sportivi tali lesioni sono divenute più frequenti.
In conseguenza di lesioni traumatiche o infiammatorie dell'articolazione della spalla, seguite da rigidità, l'articolazione viene sottoposta a cure funzionali con apparecchi di meccanoterapia costruiti oggidì con criterî rigorosamente scientifici, che permettono di procedere nella rieducazione funzionale dei movimenti della spalla con una disciplina metodica della loro velocità, ritmo e resistenza e di ottenere tracciati grafici, che registrano il valore energetico del movimento e i progressi nell'intensità e nell'escursione del lavoro meccanico. A tali condizioni risponde, per esempio, l'ergografo Galeazzi per l'educazione di tutti i movimenti della spalla.
La spalla ammala con relativa frequenza di tubercolosi; questa può distruggere anche estesamente i capi articolari e portare alla perdita dell'articolazione. Per gravi traumi della spalla che hanno reso inservibile l'arto superiore, ovvero per tumori maligni, diviene talora necessaria la cosiddetta amputazione interscapolotoracica, con la quale si sopprime con l'arto superiore anche la spalla, operazione molto grave, seguita ancora oggi da una forte mortalità e gravissima soprattutto per la perdita di un arto superiore, ancora maggiormente se si tratta di quello del lato destro. Anche per questa operazione così mutilante, la scienza prostetica riesce a compensare in parte la grave perdita con apparecchi azionati dal movimento della spalla del lato opposto e trasmessi alla mano artificiale per mezzo di tiranti elastici (sistema Bowden). Con tali apparecchi, il mutilato, dopo un periodo di educazione, riesce a flettere il gomito artificiale e a imprimere alle dita della mano artificiale un movimento di presa capace di rendergli qualche utile servizio.