Spalla
In anatomia topografica, con il termine spalla (derivato del latino spatula, "spatola") viene designato il distretto corporeo corrispondente all'inserzione dell'arto superiore sul tronco. La spalla si divide in tre regioni: deltoidea (corrispondente per estensione al muscolo deltoide), ascellare e scapolare. Consta di un'impalcatura di sostegno costituita dalle tre ossa che concorrono a formare l'articolazione scapolomerale (scapola, clavicola e testa dell'omero), nonché di formazioni muscolari (di cui è parte preminente il deltoide), vascolari, nervose ecc. (v. il capitolo Arti superiori, Spalla).
1. Struttura
di Patrizia Vernole
La parte ossea della spalla è costituita da scapola, clavicola e testa dell'omero. La scapola è un osso piatto con un'ampia superficie di forma triangolare; il suo angolo laterale presenta una superficie piano-concava, la cavità glenoide, che forma l'articolazione per l'omero; nella superficie dorsale si evidenzia un robusto processo osseo, la spina della scapola, il cui estremo laterale slargato, denominato acromion, si articola con la clavicola; infine il margine superiore corrisponde a un rilievo osseo, il processo coracoideo, che sostituisce l'osso coracoide, struttura autonoma indipendente presente in Vertebrati meno evoluti, e sul quale si inseriscono tanto i legamenti quanto i tendini. La clavicola è un osso piatto a forma di S molto slargata, che da una parte si articola con la scapola, all'estremità acromiale, dall'altra con il manubrio dello sterno. La testa dell'omero ha la forma di un terzo di sfera, con un diametro di circa 30 mm, ed è sostenuta da un segmento osseo ristretto, detto collo anatomico, e da due rilievi ossei, il trochine e il trochite, sui quali si inseriscono tendini e legamenti; questi due rilievi sono sostenuti a loro volta da un secondo tratto osseo ristretto, il collo chirurgico, che si continua con il corpo dell'omero, o diafisi omerale. La parte ossea della spalla è rivestita dai muscoli bicipiti e brachiali nella parte anteriore e da quelli tricipiti in quella posteriore. L'irrorazione sanguigna è data dall'arteria e dalle vene omerali e l'innervamento dai nervi radiale, ulnare e mediani. I movimenti fisiologici della spalla sono: l'abduzione, quando il braccio viene allontanato dal tronco lateralmente; l'adduzione, quando il braccio viene portato ad aderire al tronco (si giudica completa quando la mano, a gomito flesso, giunge alla spalla controlaterale); l'intrarotazione, ossia la rotazione interna del braccio, e l'extrarotazione, il movimento inverso; l'elevazione anteriore, consistente nel portare il braccio anteriormente e in alto; l'elevazione posteriore, opposta alla precedente e di estensione molto ridotta; la circonduzione, corrispondente alla rotazione pressoché completa dell'arto superiore, che è possibile soltanto con l'intervento della scapola, se questa è perfettamente mobile sul torace.
2. Filogenesi
di Patrizia Vernole
In tutti i Vertebrati esistono due cinti che collegano le appendici pari (arti) con il tronco: il cinto pelvico (v. bacino) e il cinto toracico, il quale viene denominato anche cinto pettorale. Soltanto il primo ha rapporti diretti con la colonna vertebrale, mentre il secondo, in molte specie, può essere connesso ventralmente allo sterno. Evolutivamente sembra che il cinto toracico si sia sviluppato più precocemente di quello pelvico: la scapola è infatti già presente nei Selaci, contrariamente alle ossa del bacino. Nei giovani Osteitti sono presenti le cartilagini scapolare e coracoidea, che possono ossificarsi quasi completamente negli adulti dei Teleostei, e in scarsa misura in quelli dei Condrostei e dei Dipnoi. Nei Ganoidi compare per la prima volta la clavicola. Nei Tetrapodi il cinto toracico è generalmente costituito da due ossa di sostituzione: la scapola e il coracoide, rispettivamente in posizione dorsale e ventrale rispetto alla cavità glenoidea. A queste ossa di origine cartilaginea, si unisce un osso da membrana: la clavicola; ventralmente i coracoidi e le clavicole si uniscono allo sterno, osso non presente nei Pesci. In alcuni Anfibi (Urodeli) le ossa del cinto restano ancora tutte cartilaginee. Nei Rettili, con lo sviluppo del collo, il cinto toracico è allontanato notevolmente dalla testa, ed esistono differenze tra i vari gruppi per ciò che riguarda la presenza e l'ossificazione di uno o più elementi. Per es., nei Loricati (coccodrilli) mancano completamente le clavicole, nei Cheloni (tartarughe) il cinto, situato tra scudo e piastrone del guscio, ha la forma di due tripodi, costituiti da scapola, coracoide e un processo scapolare: l'acromion. Negli Uccelli le scapole, a forma di sciabola, sono poste sopra le costole; i coracoidi dalla regione scapolare raggiungono lo sterno, mentre i precoracoidi sono molto ridotti o fusi con i coracoidi; le clavicole sono fuse tra loro e formano la furcula (detta comunemente forcella o forchetta), che si può articolare allo sterno negli Uccelli volatori. Nella maggior parte dei Mammiferi sono molto ben sviluppate le scapole, che presentano un processo coracoideo, una spina della scapola e l'acromion. In genere, durante la filogenesi c'è stata una progressiva riduzione della scapola in senso trasversale e un graduale aumento della sua altezza. La forma e le dimensioni di quest'osso sono molto variabili, a causa dei diversi problemi meccanici che questa struttura deve risolvere nelle diverse specie, nelle quali l'arto superiore può essere un'ala o un braccio, oltre che una zampa per la deambulazione. Le clavicole uniscono la spalla allo sterno e sono presenti in genere nei gruppi che hanno capacità prensili (Insettivori, Roditori, Chirotteri, Primati ecc.), mentre mancano completamente in altri gruppi (Ungulati, Cetacei ecc.); in altri ancora è presente una situazione intermedia, con una clavicola rudimentale, talvolta cartilaginea, spesso fusa con lo sterno. Nei gruppi che mancano di clavicole, non c'è rapporto tra arti e colonna. Il coracoide è presente solo come processo interno alla scapola e il precoracoide è incluso nella clavicola. Nei Primati si sono avuti particolari adattamenti della spalla per la vita arboricola, in concomitanza con il passaggio da un'alimentazione insettivora a una onnivora. L'aumento delle dimensioni della clavicola e il conseguente allargamento della gabbia toracica hanno permesso l'allungamento degli arti superiori, che quindi, al momento della raccolta dei frutti, possono abbracciare il tronco degli alberi e consentire la possibilità di arrampicarsi. La persistenza della clavicola e un irrobustimento di tutto il cinto pettorale e dell'arto corrispondente sono stati essenziali anche ai fini della brachiazione e della grande mobilità dell'arto toracico, tale da permettere di spostare tutto il corpo sospeso agli arti anteriori da ramo a ramo. Mentre negli altri Mammiferi l'arto anteriore può compiere solamente movimenti pendolari, in senso anteroposteriore, nei Primati, nei quali esso è collegato all'asse del corpo dorsalmente mediante la scapola e ventralmente tramite la clavicola, il muscolo grande pettorale, inserito tra la clavicola e lo sterno, insieme al grande dorsale, permette i movimenti di adduzione e abduzione del braccio, e il deltoide consente il sollevamento del braccio e, con il grande dorsale, la completa rotazione. La grande mobilità dell'articolazione scapolomerale (l'arto superiore può ruotare di 360°) consente di sollevare le braccia sopra la testa; il corpo può in tal modo essere lanciato da un ramo all'altro spostando alternativamente le mani, le quali sono fornite di dita particolarmente lunghe. Negli Ilobatidi (per es. Gibboni) soltanto gli arti anteriori sono responsabili del movimento, mentre nelle scimmie platirrine si ha una brachiazione modificata, in cui gli arti pelvici, insieme alla coda, sono utilizzati come parziale appoggio.
3. Ontogenesi
di Patrizia Vernole
Durante l'embriogenesi i cinti si sviluppano in stretta connessione con gli arti. Il mesoderma che dà origine ai cinti deriva dalla periferia della massa mesenchimatica da cui centralmente originano le bozze degli arti. La determinazione del cinto è indipendente dalla formazione degli arti. La clavicola è il primo elemento scheletrico a iniziare l'ossificazione, al 2° mese di vita fetale. I numerosi nuclei ossei che costituiscono la spalla si saldano completamente tra i 14 e i 24 anni d'età.
4. Patologia
(Red.)
Oltre a fratture, lesioni ostetriche e lussazioni, costituiscono patologie proprie della spalla le paralisi muscolari (spalla paralitica), caratterizzate dalla modificazione del contorno plastico della regione, che viene a modellarsi sul sottostante piano osseo, determinando una limitazione della motilità fino ai gradi estremi, quando siano compromessi tutti i muscoli; differiscono dalle precedenti le paralisi ostetriche, le quali sono dovute a stiramento delle radici nervose del plesso cervicale durante il parto e interessano tutto l'arto superiore. Per sindrome spalla-mano si intende una sindrome morbosa che è caratterizzata dall'associazione della periartrite scapolomerale con alterazioni trofiche della mano corrispondente al lato leso (tumefazione dolorosa dei tegumenti con cute rosea o cianotica, sclerodermia, unghie fragili nonché compromissione delle articolazioni delle dita e del polso). Essa può evolvere con la regressione dei sintomi oppure con il loro aggravamento, residuando in contratture tipiche della mano, che risulta fissa nell'atteggiamento 'di chi tiene una palla'. Per quanto concerne i tumori, in questa sede si osservano con particolare frequenza le cisti, i tumori a mielopassi e, soprattutto, il condroblastoma benigno, tumore di origine cartilaginea.
bibliografia
b.i. balinsky, An introduction to embryology, Philadelphia, Saunders, 1960 (trad. it. Bologna, Zanichelli, 1969).
The Cambridge encyclopedia of human evolution, Cambridge, Cambridge University Press, 1992.
u. d'ancona, Trattato di zoologia, Torino, UTET, 19733.
a.s. romer, t.s. parson, The vertebrate body, Philadelphia, Saunders, 19866 (trad. it. Anatomia comparata dei Vertebrati, Napoli, SES, 19872).