SPARTO
. Con questo nome s'indicano comunemente due piante della famiglia Graminacee: la Stipa o Macrochloa tenacissima L. e il Ligeum spartum L.; però alla prima si dà più propriamente il nome di alfa, quindi per sparto s'intende più esattamente la seconda, chiamata anche falsa alfa, in arabo sengha o ḥalfa‛ mahbul, in berbero gennargh.
Il L. spartum è pianta perenne cespitosa, con culmi semplici, pieni, alti 30-50 cm. (talvolta fino a metri 1,20), con foglie glauche, rigide, convolte, munite di lunga ligula; infiorescenza spiciforme costituita da 2-3 spighette monocline, coadunate alla base, villose all'esterno e ravvolte da una brattea comune che tiene le veci delle glume mancanti. Le glumette cartacee sono coperte di villi sericei, la superiore più lunga dell'inferiore membranacea, accartocciata; il pistillo ha un lungo stilo filiforme indiviso.
Vive nell'Europa meridionale (Spagna, ove occupa una superficie di circa 440 mila ha.; Creta; Zante; Italia meridionale e grandi isole), iiell'Africa settentrionale (Marocco, Algeria, Tunisia, Libia sopra tutto nel Bengasino, Egitto) e cresce per lo più nelle depressioni dei terreni argillosi.
Lo sparto contiene 56,3% di fibra, per cui viene adoperato per la fabbricazione della carta pur essendo di qualità inferiore all'alfa; le fibre sono simili a quelle dell'alfa, ma si presentano più corte circa di 1/3 e precisamente la lunghezza va da mm. 1/3 a 4,5, la larghezza da 15 a 20 μ.
La Spagna produce annualmente circa 1 milione di quintali di sparto, usato soprattutto localmente per farne stuoie, tappeti, cordami, cordicelle, panieri, reti per la pesca del tonno, e circa la metà o un terzo della produzione viene esportata. Si usa nelle manifatture dei tabacchi per la paglia dei sigari Virginia sotto il nome di paglia d'Alicante. Nella lavorazione dello sparto cade una polvere che contiene 25-50% di cera vegetale, detta anche cera di fibra, che viene utilizzata.
Nell'Africa settentrionale gl'indigeni con lo sparto fanno cordami e i cammelli lo ricercano come foraggio. Poiché industrialmente non si fa distinzione fra l'alfa e lo sparto, per l'utilizzazione industriale v. alfa, II, p. 370-371.