specchiarsi [cond. pres. specchieria; partic. pass. ispecchiata]
Costantemente al riflessivo, manca in tutte le opere minori di D., oltre che nel Detto; presenta invece due occorrenze il Fiore e sette (di cui due al participio passato) la Commedia. Il valore antico fondamentale (" guardarsi allo specchio ") è attestato in D. solo per il participio con valore di aggettivo: Pd III 20 quelle [facce] stimando specchiati sembianti, " riflessi in uno specchio "; su un piano tanto più familiare, Fiore CLXV 7 prima che si mostri a la brigata, / convien ch'ella si sia ben ispecchiata, cioè " osservata allo specchio ", per garantirsi di essere irreprensibile nell'aspetto.
Assai più diffusa invece l'estensione a " contemplarsi come in uno specchio " in altri corpi riflettenti l'immagine: Pg IX 96 bianco marmo era sì pulito e terso, / ch'io mi specchiai in esso qual io paio; ma anche If XXXII 54 Perché cotanto in noi ti specchi?, " ci fissi con tanta insistenza, come se ti guardassi in uno specchio " (Sapegno), che invece il Torraca e Scartazzini-Vandelli ricondurrebbero un po' sottilmente al primo significato (" il lago ghiacciato pare un immenso specchio [cfr. v. 24], e le anime vi stanno in modo che chi, ritto in piedi, le guarda, deve chinare gli occhi come per specchiarsi "). Si accodi Fiore XLIII 5 Nel mi' visaggio l'uon si specchieria, più o meno " ci si potrebbe specchiare ", tanto è limpido e puro.
Per la connotazione affettuosamente umana (ben rilevata dal Grabher), potrebbe fungere da tramite al valore successivo Pd XXX 110 come clivo in acqua di suo imo / si specchia, quasi per vedersi addorno, dove però il secondo termine del paragone ci guida risolutamente verso " rispecchiarsi ", " riflettersi " (nel lago di luce che è al centro della candida rosa): sì, soprastando al lume intorno intorno, / vidi specchiarsi in più di mille soglie / quanto di noi là sù fatto ha ritorno (XXX 113). Così si dica del participio, con senso ancor più pregnante, in XIII 59: [quella viva luce] il suo raggiare aduna, / quasi specchiato, in nove sussistenze, / etternalmente rimanendosi una (Sapegno: " I cori angelici sono specchi, in cui la luce di Dio si riflette, permanendo una nel suo moltiplicarsi "); ove è quasi inevitabile rinviare a XXIX 142-145 (cfr. SPECCHIO 3.) e allo pseudo-Dionigi De divinis nominibus IV 18 (" Imago Dei est angelus, manifestatio occulti luminis, speculum purum... suscipiens totam, si est conveniens dicere, pulcritudinem boniformis deiformitatis et munde resplendere faciens in seipso, quemadmodum possibile est, bonitatem ").
Ultimo ed esclusivo acquisto del poema il trapasso da " rispecchiarsi " a " essere captato " (con lo sguardo), per il viso in che si specchia / nave (XVII 41); asciuttamente lo Scartazzini: " in cui la nave riflette la sua immagine, si fa vedere ".