Vedi SPELLO dell'anno: 1966 - 1997
SPELLO (Hispellum, Colonia Iulia Hispellum e Flavia Constans)
Centro della VI Regione Augustea, nel sito della moderna S. (prov. Perugia), ricordato da Silio Italico (viii, 459, e vi, 187) tra le città umbre che mandarono aiuti a Roma durante la seconda guerra punica, da Plinio il Vecchio (Nat. hist., iii, 113), da Strabone (v, 2, 10) e da Tolomeo (iii, 1, 47). Dal gromatico Igino (ed. Lach., 179,4) S. è indicata come esempio delle colonie che formarono il loro territorio occupando parte di quelli delle città vicine: inoltre dati tecnici della centuriazione della colonia si trovano nel Liber coloniarum (ed. Lach., 224, 6).
La colonia, iscritta alla tribù Lemonia, fu dedotta dai triumviri (succedendo ad un precedente municipium) e si sviluppò sotto l'impero di Augusto, da cui fu favorita in varî modi (tra l'altro con la donazione delle Fonti del Clitunno: Plinio il Giovane, Ep., viii, 8). Dovette conservare una certa importanza nei secoli successivi, se Costantino con suo rescritto la designò quale sede delle riunioni annuali dei popoli umbri, che prima si svolgevano a Volsinii. Fu sede vescovile sino a poco dopo il mille.
L'abitato romano occupò sia l'altura alle falde del Monte Subasio - dove sorse il nucleo più antico e dove rimase il centro amministrativo e religioso - sia la pianura sottostante, come denunciano i resti di murature e di mosaici rinvenuti nella campagna. L'estensione e la topografia del centro sulla collina sono chiaramente indicati dalle mura ancora esistenti per lunghi tratti e dalle porte che - insieme - costituiscono uno degli esempî meglio conservati di cinte murarie di età romana. Le mura sono formate da una struttura cementicia molto spessa e compatta, rivestita da una parte e dall'altra da un paramento regolarissimo di blocchetti rettangolari di pietra calcarea locale di colore rosa, mentre le porte sono costruite in opera quadrata con grossi blocchi di calcare grigiastro. Delle cinque porte ancora oggi conservate, tre soprattutto hanno carattere monumentale: quelle di S. Ventura, o Urbica, dal prospetto molto sobrio, che in effetti è un arco decorativo inserito nelle mura, quella Consolare o di Borgo a tre fornici, quella detta di "Venere", fiancheggiata da due torri dodecagone e con un ampio cavedio. Mura e porte - probabilmente tutte contemporanee nonostante alcune differenze stilistiche .e strutturali - sono databili all'età augustea.
Nell'interno della città moderna restano alcuni tratti di muri a grossi blocchi, avanzi di opere sostruttive create per regolarizzare il terreno degradante della collina.
L'anfiteatro, di cui avanzano tratti di corridoio, l'ingresso e alcune murature pure in cortina di pietra, sorgeva nella pianura, a fianco della strada verso Assisi.
Nella sede comunale si conservano frammenti lavorati e iscrizioni, compresa quella del rescritto costantiniano, rinvenuti nel territorio, mentre tre statue panneggiate sono collocate sin dal '700 sopra l'arco della Porta Consolare.
Bibl.: C. I. L., XI, p. 764; G. Urbini, in Archivio Stor. dell'Arte, II, 2; fasc. V e 3 fasc. i; U. Tarchi, L'arte nell'Umbria e nella Sabina, Milano 1936; id., in Bull. Com., 1941, p. 40; H. Kähler, in Jahrb., LVII, 1942, p. 100; A. Degrassi, in Mem. Acc. Lincei, 1949, S. VIII, 2, p. 291; F. Castagnoli, in Rend. Acc. Lincei, s. VIII, XI, 1956, p. 377; G. Lugli, La tecnica edilizia romana, Roma 1957, pp. 46, n. 4, 244, 349, 488, 634, 642, tav. CLXXXVII; L. Crema, L'architettura romana, Torino 1959, pp. 135, 209, 217.