spendere
In senso proprio s. ricorre in Pg XXII 44, nelle parole di Stazio (Allor m'accorsi che troppo aprir l'ali / potean le mani a spendere), e in Fiore LXXV 7, dove parla la Vecchia: i' difendo a ciaschedun l'entrare / sed e' non ha che spender e che dare. In entrambi i casi s., costruito assolutamente, vale " dare denari in cambio d'altra cosa ". Lo stesso valore in Rime CVI 91, con il ‛ si ' passivante.
Al traslato, ancora con il ‛ si ' passivante, in Cv I VIII 16 dice Seneca che " nulla cosa più cara si compera che quella dove i prieghi si spendono ", per cui cfr. Sen. Benef. II 1 " nulla res carius constat, quam quae precibus empta est " (è motivo, questo, assai frequente in D.: cfr. Rime CVI 121-122, Pg XVII 59-60, Pd XVII 74-75; e anche Rime L 38-39, Pg XI 133-142). Al participio passato, in Pg XII 74 Più era già per noi del monte volto / e del cammin del sole assai più speso / che non stimava l'animo non sciolto: il verbo mantiene il suo valore, ma tutta l'espressione, fuor di metafora, vale: " più e più tempo era trapassato e trascorso " (Ottimo).