SPERANDIO da Mantova
Scultore e medaglista. Figlio di Bartolomeo di Sperandio orafo, nacque circa il 1425; morì circa il 1495. Nel 1445 e nel '47 si trovava a Ferrara, dal '60 al '77 a Mantova. Fu il principale medaglista estense nel periodo di Ercole I. Ritrasse nel bronzo i busti di principi, di dotti, di poeti, di cortigiani, di oratori, di letterati. In Ferrara attese anche ad altri lavori; nel 1475, lavorò per la porta principale del "Barco". Scolpì il busto marmoreo a finissimo bassorilievo, probabilmente di Eleonora d'Aragona, già nella raccolta Dreyfuss. Firmò un busto di Ercole I d'Este (Louvre). Nel 1476 e nel 1477 attendeva a lavori nella cattedrale di Faenza, ove lasciò una Annunciazione a bassorilievo in terracotta. Passato al servizio di Giovanni II Bentivoglio a Bologna, eresse in San Francesco il sepolcro di Alessandro V (1482), modellò la porta della Santa in Bologna, e una Madonna ora nel Museo di stato a Berlino, affine a quella sul monumento di Alessandro V. Negli ultimi anni tornò a Mantova, dove eseguì la statuetta equestre ora al Louvre e una medaglia in onore del marchese.
Il busto d'Ercole I d'Este, tra le opere migliori dello scultore, porta impresso il ricordo d'Andrea Mantegna nel taglio del profilo acuto, imperioso, con esigue labbra serrate da volontà inflessibile. Rapido, facile, benché alquanto negletto modellatore, si rivela lo S. nel monumento di Alessandro V in San Francesco di Bologna, con vaghe reminiscenze del Laurana a Rimini nei due angioli entro le nicchie della base, e qualche strascico gotico palese nei quadrilobi del sarcofago e nella Madonnina lunga e fragile. Anche nel campo della medaglia, lo S. portò la sua facilità disinvolta e ruvida, il suo materiale realismo, la sua pesantezza di modellato, come può vedersi nelle medaglie di Galeazzo Marescotti, di Antonio Vinciguerra e di Alessandro Tartagni. Si distinguono, nella serie, numerosa e poco eletta di medaglie del maestro mantovano, il diritto di quella di Andrea Bentivoglio, per la sprezzante nervosa modellatura del busto, e il rovescio dell'altra dedicata al vescovo Bartolomeo della Rovere, non aritmico e informe come generalmente i rovesci di medaglie dello Sperandio, anzi condotto con un senso di sobria eleganza, di ritmo agile, disinvolto.
Bibl.: Oltre alla bibliografia generale sui medaglisti (v. medaglia): S. Davari, S. da M. e Bartolomeo Meliolo, Mantova 1886; A. Venturi, S. da Mantova, in Archivio storico dell'arte, II (1888), pagine 385-97; II (1889), pagine 229-34; C. de Fabriczy, Il busto in rilievo del Mantegna attr. allo S., in Arch. stor. dell'arte, I (1888), pp. 429-430; A. Rubbiani, La tomba di Al. V, in Atti e mem. della R. Dep. di st. pat. per le prov. di Romagna, s. 3ª, XI (1894); F. Malaguzzi-Valeri, La chiesa della Santa in Bologna, in Arch. stor. dell'arte, s. 2ª, II (1896); H. v. Mackowsky, S. Mantovano, in Jahrb. d. preuss. Kunstsamm., XIX (1889), pp. 171-82; W. Bode, S. Mantovano, ibid., XIX (1898), pp. 218-24; F. Malaguzzi-Valeri, Contributo alla storia della scultura bolognese nel '400, in Rep. f. Kunstw., XXII (1899); W. Bode, Ein Meisterwerk des S. im South-Kensington Museum zu London, in Zeitschr. d. bild. Kunst., n. s., XIII (1902), pp. 77-79; A. Venturi, in L'Arte, VII (1904), p. 470; A. Rubbiani, La facciata della Santa di Bologna, in Rassegna d'arte, V (1905), pagine 135-155; M. Weinberger, S. u. die Frage der Franciaskulpturen, in Münchener Jahrb., n. s., II (1930), pp. 292-318.