sperimentazione animale
sperimentazióne animale locuz. sost. f. – L'utilizzo di animali a scopi scientifici può essere finalizzato alla comprensione delle caratteristiche specifiche di una determinata specie per migliorare le nostre conoscenze in campo teorico (sperimentazione di base) o, come più spesso s'intende, utilizzando l’animale sotto osservazione come modello per estendere lo studio ai processi biologici e comportamentali fondamentali di altre specie, in genere quella umana (sperimentazione applicata); in quest'ultimo caso, il modello animale sperimentale si può considerare un mezzo per indurre processi patologici che riproducano, almeno per certi aspetti, quelli analoghi osservati negli esseri umani o in altre specie.
Giustificazioni etiche. – Una delle più frequenti obiezioni alla pratica della s. a. è che tale attività provoca una sofferenza inutile agli animali, dal momento che i risultati ottenuti non sono trasferibili alla specie umana, troppo differente. L'alternativa sarebbe però la sperimentazione diretta sugli uomini, con evidenti problemi etici sollevati dal fatto che tendiamo ad attribuire agli altri esseri umani uno status morale uguale al nostro. L'accettazione della s. a. passa quindi per l'individuazione di uno status morale da attribuire agli animali, tenendo in considerazione il fatto che generalmente tendiamo a non causare loro sofferenza ma il nostro atteggiamento può essere differente per quanto riguarda gli animali da laboratorio. Tra coloro che argomentano a favore di una rilevanza morale attribuibile agli animali (perlomeno a quelli verso i quali potrebbe essere riconosciuta una qualche coscienza di dolore e sofferenza), vi è una forte corrente di pensiero che afferma come la s. a. sia moralmente inaccettabile e quindi vada abolita. Questo punto di vista però si scontra con la realtà di una pratica scientifica largamente diffusa, dovuta sia al fatto che solitamente non c’è consenso sullo status morale attribuibile agli animali sia alla necessità di ottenere prevenzioni e cure per le malattie, nonché all'istintivo rifiuto di considerare lecita la sperimentazione sugli esseri umani. Per molti ricercatori, sperimentare sugli animali diventa quindi un’alternativa accettabile, benché presenti un carico morale rilevante. Tuttavia, anche se giudichiamo moralmente accettabile l’utilizzo degli animali nella sperimentazione biomedica, è necessario seguire due vie parallele: continuare a ricercare attivamente alternative all’uso degli animali e migliorare le condizioni sperimentali nei confronti degli animali da laboratorio. Queste due necessità possono essere soddisfatte applicando il , in base al quale il ricercatore dovrebbe rimpiazzare, o sostituire, il proprio modello animale con uno alternativo; ridurre il più possibile il numero di individui utilizzati in un certo protocollo sperimentale; rifinire, o migliorare, le condizioni sperimentali limitando al minimo il disagio imposto alle cavie. L’armonizzazione internazionale dei protocolli sperimentali e delle regole che riguardano i test di sicurezza per i farmaci rappresenta un’importante strategia che può determinare una forte diminuzione dei singoli esperimenti compiuti nei diversi paesi, che può anche portare all’individuazione di test obsoleti e inutilmente invasivi, da sostituire con tecniche più avanzate che fanno uso di materiale non senziente (rimpiazzo completo). In alcune normative nazionali, come, per es., quelle dell’Home office britannico, viene data più importanza al miglioramento delle procedure sperimentali rispetto alla riduzione del numero di soggetti sperimentali utilizzati. La ragione di questo atteggiamento è che il grado di sofferenza provato da un singolo individuo rappresenta il valore più importante del quale tenere conto; quindi non è accettabile provocare maggiore sofferenza a un numero minore di individui per non aumentare il campione sperimentale.