Spermatofite
Le piante che hanno inventato il seme
Spermatofite sono tutte le piante che producono il seme, una struttura adatta alla sopravvivenza, soprattutto in condizioni ambientali sfavorevoli, perché provvista di un tegumento di protezione. Si sono evolute a partire dalle Felci circa 400 milioni di anni fa. La loro riproduzione sessuale è completamente indipendente dalla disponibilità di acqua nell’ambiente
Spermatofite sono tutte le piante superiori che, oltre a produrre un tipico seme, hanno un cormo, cioè una struttura formata da radici, fusto e foglie. Un tempo erano chiamate Fanerogame o anche Antofite, termini ormai in disuso. Il nome Fanerogame (che significa «accoppiamenti evidenti») era usato per distinguere queste piante dalle Crittogame («accoppiamenti nascosti»), organismi vegetali la cui riproduzione non è evidente, come nel caso dei Muschi, delle Epatiche o delle Felci, piante più semplici e meno evolute. Le Fanerogame per le caratteristiche del processo riproduttivo erano anche note con il nome di Antofite («piante che producono il fiore»). Attualmente però i botanici preferiscono raggruppare tutte le piante superiori sotto il nome di Spermatofite per mettere in evidenza l’importante caratteristica di essere tutte produttrici di semi. Alcune li portano racchiusi e protetti dal frutto e sono dette Angiosperme; altre, invece, non producono un vero frutto e i semi sono ‘nudi’, da cui il nome di Gimnosperme.
Circa 400 milioni di anni fa, quando le antiche foreste erano formate soprattutto da Felci ed Equiseti arborei, una vera e propria rivoluzione ha coinvolto questi organismi vegetali che popolavano la terraferma. Alcune felci, evolvendosi, hanno acquistato la capacità di produrre il seme: un piccolo ‘contenitore’ entro cui era avvolto e protetto l’embrione da cui si sviluppava la nuova piantina. Le felci con semi erano più avvantaggiate rispetto alle forme che non ne producevano, soprattutto quando le condizioni ambientali erano sfavorevoli perché il seme, e quindi la futura nuova pianta, provvisto com’è di un rivestimento di protezione è in grado di garantire la sopravvivenza della specie in condizioni disagiate. I semi più antichi che sono stati rinvenuti risalgono a 360 milioni di anni fa. Nel corso di milioni di anni di evoluzione, a partire dalle felci con semi, si sono diffuse e differenziate innumerevoli forme vegetali diverse tra loro che dominano tuttora la terraferma: le Angiosperme. Accanto a esse compaiono anche le Gimnosperme, che invece si sarebbero evolute a partire da piante sprovviste di seme, le Progimnosperme. La struttura del seme nel corso dell’evoluzione si è specializzata sempre più. I semi delle piante più antiche erano provvisti di un rivestimento ancora rudimentale perché formato da lobi non completamente saldati tra loro. Tali semi, inoltre, si diffondevano prima che l’embrione si sviluppasse al loro interno. Le piante più evolute, invece, producevano semi provvisti di un vero e proprio rivestimento, con gli embrioni già sviluppati all’interno prima ancora che si disperdessero nell’ambiente: un’altra strategia utile per superare condizioni ambientali troppo difficili per la sopravvivenza.
Le Spermatofite sono le piante più adattate a vivere sulla terraferma. La riproduzione di Muschi, Felci, Epatiche, ma anche dei Licheni, dipendeva – e dipende tuttora – dal mezzo acquatico. La necessità di acqua per la riproduzione ha ostacolato la maggiore diffusione sulla terraferma di questi vegetali meno evoluti. In questi organismi, infatti, il gamete maschile, provvisto di una ‘coda’, può raggiungere la cellula uovo e fecondarla solo nuotando nell’acqua.
Le piante superiori, invece, hanno acquistato la capacità di riprodursi anche senza alcuna disponibilità di acqua nell’ambiente: infatti i loro gameti maschili (i granuli di polline), privi di appendice caudale, grazie ai complessi meccanismi dell’impollinazione raggiungono la cellula uovo senza avere la necessità di muoversi nell’acqua.