SPERONI, Sperone
Letterato, nato a Padova nel 1500; frequentò a Bologna i corsi del Pomponazzi, e tenne cattedra di logica nello studio della sua città fino al 1528. Godé, in patria e fuori, fama di grande filosofo e di sommo oratore; ebbe onori di principi e pontefici, l'amicizia e l'ammirazione dei più grandi ingegni del tempo; morì nel 1588. Ebbe vasta e varia erudizione: scrisse liriche fredde e stentate - non privi di grazia però certi sonetti dedicati a Ersilia Cortese - discorsi sulla Commedia, sul Furioso e sull'Eneide, dialoghi, e una tragedia, Canace.
Tra i dialoghi sono notevoli quelli Della Retorica, Della cura familiare, Dell'amore, Della dignità delle donne; notevolissimo quello Delle lingue, nel quale segue le idee del Bembo e, in genere, di quella corrente che riconosce al volgare la possibilità di assurgere a dignità letteraria purché assimili la tecnica classica. Da questo punto di vista l'opera può essere ricondotta alla "querelles des anciens et des modernes" ed è la fonte immediata della Défense del Du Bellay.
Lo S. fu anche uno dei primi a respirare i problemi dell'aristotelismo: ma restò sempre irrigidito nelle sue posizioni pedantesche. Da certe premesse dottrinali scaturì la sua tragedia Canace, che s'ispira al tentativo di rinnovamento iniziato da G. B. Giraldi; intesa la catarsi come motivo culminante della tragedia, questa per raggiungere il suo scopo doveva suscitare pietà e terrore accentuando l'orrido, e - come credette di aver scoperto lo S. - la peripezia, modellandosi sugli esempî senechiani. Altra novità di cui si compiacque è la riforma metrica, che consiste nella mescolanza e prevalenza dei settenarî e quinarî sui radi endecasillabi, con qualche rima arbitraria disseminata qua e là.
Artisticamente mediocre, la tragedia (composta nel 1542, pubblicata a Venezia e Firenze nel 1546; un rifacimento fu pubblicato postumo, nel 1597) suscitò una polemica che continuò per un mezzo secolo e s'innesta con quella suscitata dal Pastor fido di G. B. Guarini: essa s'impernia sui problemi dell'aristotelismo identificati con le esigenze morali della Controriforma.
Ediz.: Opere (Venezia 1740; voll. 5, di cui l'ultimo contiene la Vita di S. S., scritta da M. Forcellini).
Bibl.: A. Fano, S. S., I, Padova 1909; id., Notizie storiche sulla famiglia di S. S., in Atti Acc. di Padova, n. s., XXIII (1906-07), pp. 205-254; F. Cammarosano, La vita e le opere di S. S., Empoli 1920; G. Toffanin, La fine dell'Umanesimo, Torino 1920, p. 65 segg.; C. Guerrieri Crocetti, G. B. Giraldi e il pensiero critico del sec. XVI, Roma 1932, p. 379 segg.