spesa
In senso proprio il termine è usato sempre al plurale, come per lo più latino expensae, da cui deriva. In Cv IV XVII 5 La quarta [virtù] si è Magnificenza, la quale è moderatrice de le grandi spese, significa " lo spendere "; in If XXIX 126 Stricca / ... seppe far le temperate spese (la frase è fortemente ironica), e Fiore CXCV 8 I' n'ho [di denaro] assai per farne belle spese, indica " le compere ". Invece in Fiore CLV 8 sì ti priego, figliuola, che t'attire / in saper guadagnar bene tue spese, s. vale " il denaro da spendere " (Petronio).
Al figurato, invece, s. ricorre al singolare. Cfr. Pg XXIX 98 A descriver lor forme [dei quattro animali] più non spargo / rime, lettor; ch'altra spesa mi strigne: " dovendo egli ispendere i versi suoi in descriver altre cose, non poteva molto in questa distendersi e slargarsi " (Daniello; il Tommaseo osserva: " Nel Vangelo ritorna sovente l'imagine del talento, del risparmio, e simili. Ma qui non direi che sia bello "). In Pd V 63, dove si parla della possibilità o meno di ‛ permutare ' la materia del voto, il sostantivo, che contestualmente significa " offerta, sacrificio " (Chimenz), s'inserisce agevolmente tra gli altri vocaboli alludenti al ‛ valore ' quasi venale della materia stessa: Però qualunque cosa tanto pesa / per suo valor che tragga ogne bilancia, / sodisfar non si può con altra spesa, " idest, aliqua compensatione vel dispensatione " (Benvenuto).