spesso (agg.)
Col significato di " denso ", " folto ", appare nella Commedia più frequentemente rispetto a ‛ denso ' (presente soltanto in coppia con ‛ raro ') e a ‛ folto ' (di ambito semantico più ristretto). Il significato più generico di s. ne permette l'uso in vari contesti. Il termine antitetico più comune (per tutti i significati) è ‛ raro ' (‛ rado ').
S. indica lo spessore notevole della sabbia su cui giacciono i violenti contro Dio: Lo spazzo era una rena arida e spessa (If XIV 13, dove si noterà anche l'allitterazione tra la prima e l'ultima parola del verso, ricco di valori fonosimbolici). Spessore e densità sono le qualità della pece nel girone dei barattieri: una pegola spessa, / che 'nvischiava la ripa d'ogne parte (XXI 17).
La ricca vegetazione del Paradiso terrestre è indicata con una suggestiva immagine: la divina foresta spessa e viva (Pg XXVIII 2); " qui spessa fa tutt'uno con viva, a suggerire l'impressione... di un potente e addensato fremito vitale " (Mattalia); più oltre (cfr. v. 108) la selva è definita folta.
Unito ai sostantivi ‛ nube ', ‛ nuvola ', ‛ vapore ' (secondo espressioni che risalgono a modelli classici: cfr. " spissis nubibus ", Ovidio Met. V 621; " spessa caligine ", VII 528) s., con il valore di " denso ", " fitto ", serve a descrivere aspetti di fenomeni naturali (soprattutto stati dell'atmosfera). Un esempio significativo cade nella rappresentazione dello stato di quiete del Purgatorio: nuvole spesse non paion né rade (Pg XXI 49). Tali spunti descrittivi appaiono più frequentemente nell'ambito di una similitudine; nell'avvio di un canto (come, quando i vapori umidi e spessi / a diradar cominciarsi, Pg XVII 4); per rappresentare la rapidissima discesa dell'aquila sul carro, paragonata alla caduta di un fulmine (Non scese mai con sì veloce moto / foco di spessa nube, XXXII 110); nel riferire le prime sensazioni che accompagnano la salita nel cielo della Luna (Parev'a me che nube ne coprisse / lucida; spessa, solida e pulita, Pd II 32); nella similitudine che spiega il celarsi di Giustiniano nella propria luce (Sì come il sol che si cela elli stessi / per troppa luce, come 'l caldo ha róse / le temperanze d'i vapori spessi, Pd v. 135); nella similitudine che illustra il cerchio di fuoco rotante intorno al punto, figurazione di Dio (Forse cotanto quanto pare appresso / alo cigner la luce che 'l dipigne / quando 'l vapor che 'l porta più è spesso, / distante intorno al punto un cerchio d'igne / si girava sì ratto..., XXVIII 24). Come appare dai passi citati, nella Commedia s., col valore di " denso ", " folto ", ha una funzione descrittiva e plastica, accentuata sovente dalla rima e dall'alliterazione.
Per un significato prossimo a quello da ultimo considerato, cfr. Cv II XIV 7 lo cielo in quella parte è più spesso.
S. appare ancora associato alla rappresentazione di un fenomeno naturale, in Pd XXV 81 tremolava un lampo / sùbito e spesso a guisa di baleno, ma qui s. vale " frequente " (o " molteplice " secondo altri); cfr. il Buti: " lampo s'intende uno ardente splendore durabile come dura la lampana, e baleno si dice lo fulgore che subito viene e spesso, e non dura ".
Riferito a persone o a spiriti, s. assume il significato più generico di " numeroso ": la selva... di spiriti spessi (If IV 66); Già fuor le genti sue dentro più spesse (XX 94); Tal era io in quella turba spessa (Pg VI 10). Anche in questo caso l'aggettivo di significato opposto è ‛ rado ' (cfr. Pg XII 94).
L'aggettivo appare inoltre nelle locuzioni avverbiali spesse fiate e spesse volte, equivalenti agli avverbi ‛ spesso ', ‛ spessamente ', ‛ sovente ' (v. queste voci). Anche per tali locuzioni l'aggettivo opposto è ‛ rado ': cfr. rade volte (Pg VII 121, Pd I 28).
La prima locuzione è più frequente nell'opera poetica. Nella Vita Nuova appare tre volte in rima: io mi sentia dir dietro spesse fiate (VII 4 10; così in XIII 8 e XXXVI 5 10); due volte all'inizio del verso, cioè con una giacitura già stabile nel linguaggio lirico: Spesse fiate vegnonmi alla mente, XVI 7 1, anticipato al § 6; e cfr. XXXI 13 46.
Nella Commedia (dove fiate su quindici occorrenze appare una sola volta in rima) la locuzione è presente tre volte e sempre in iniziale assoluta di verso: spesse fïate mi 'ntronan li orecchi (If XVII 71); spesse fïate ragioniam del monte (Pg XXII 104); Spesse fïate fu tacito e desto / trovato in terra (Pd XII 76).
La locuzione spesse volte appare soprattutto in prosa (sette occorrenze nel Convivio contro nessuna occorrenza di spesse fiate), mentre nei testi poetici non è usata mai in rima, né in iniziale assoluta di verso: e spesse volte [li occhi] piangon sì, ch'Amore / li 'ncerchia di corona di martìri (Vn XXXIX 9 7); Caco di sangue fece spesse volte laco (If XXV 27); Cotal vantaggio ha questa Tolomea, / che spesse volte l'anima ci cade (XXXIII 125; Pg XXXIII 125); cfr. anche Similemente divien... / d'uom che si fa adorno / ... che spesse volte suda (Rime dubbie XXX 22).
Nei testi in prosa la locuzione segue il verbo cui si riferisce, soprattutto se essa cade in una relativa o se il verbo è un gerundio: una gentile donna... la quale mi mirava spesse volte (Vn V I); questo pensiero, che se ne gìa spesse volte a' piedi del sire di costoro (Cv II VII 5); Onde io pensando spesse volte come possibile m'era, me n'andava quasi rapito (§ 6). Cfr. anche: E però vedemo in queste cose spesse volte contenzione tra li artefici, e domandare consiglio lo maggiore al minore (IV IX 12), dove la locuzione si riferisce ai due membri dell'oggettiva. Soprattutto nelle subordinate la locuzione precede il verbo cui si riferisce: La seconda sì è che Amore spesse volte di subito m'assalìa (Vn XVI 3); con ciò sia cosa che spesse volte l'umane operazioni a li uomini medesimi ascondono la loro intenzione (Cv IV V 1); cfr. anche III VIII 9, IV VIII 6, XIV 9.