spettacoli per ragazzi: teatro
Una casa dai molti linguaggi
Roberto Piumini, un grande scrittore contemporaneo per l’infanzia, ha definito il teatro «la casa dei linguaggi». Vuol dire che il teatro – la più antica forma di spettacolo, tuttora viva – è una forma d’arte e di comunicazione che si affida a una pluralità di linguaggi: parole, immagini, suoni, movimenti, colori, luci, oggetti. Al centro sta il corpo dell’attore – non una sua immagine –, che si rivolge allo spettatore in tempo reale: ciò che contraddistingue il teatro è dunque il fatto di essere uno spettacolo dal vivo, in cui ogni replica può essere diversa da un’altra, perché diverso può essere il rapporto che si instaura tra chi sta sulla scena e chi siede in platea
Caratteristica dello spettacolo teatrale, oltre alla pluralità di linguaggi, è che sono adoperati spesso in modo simbolico (Teatro). Questo vuol dire che lo spettacolo non sempre tende a imitare la realtà: non usa cioè una scenografia realistica, come avviene invece nel caso del cinema o della televisione. Per rappresentare un bosco sulla scena, per esempio, non occorre disporre alberi veri sul palcoscenico, e neppure è necessario disegnarli sul fondale: si può usare qualcosa che dà l’idea del bosco, cioè elementi verticali (come sbarre, assi, canne) per suggerire l’immagine dei tronchi, oppure suoni che fanno pensare all’ambiente sonoro della foresta (come gorgheggi di uccelli, fruscio delle foglie). Un telo azzurro lievemente agitato basta talvolta a evocare le onde del mare. Una sensazione di paura può essere provocata, per esempio, attraverso l’alternanza di colori rossi e neri.
Insomma, in teatro, una cosa ‘sta per un’altra’, cioè è la metafora di un’altra. Questo richiede la collaborazione dello spettatore, che è invitato a interpretare personalmente ciò che gli viene proposto sulla scena.
Siamo abituati a considerare spazio teatrale quello tipico del teatro cosiddetto all’italiana, cioè composto del palcoscenico chiuso da un sipario, della platea formata da file ordinate di poltrone e dei palchi.
Ma il teatro contemporaneo spesso usa altre forme di spazio: una struttura circolare con gradinate da una parte, o uno spazio rettangolare dove gli spettatori sono disposti su due lati. Talvolta gli spettatori trovano posto addirittura sul palcoscenico. In alcuni spettacoli è prescritto un pubblico limitato (per esempio, non più di 80 o al massimo 100 spettatori alla volta): questo perché si vuole favorire la concentrazione e rendere più efficace e più intensa la relazione tra attori e spettatori.
Quando i bambini e i ragazzi hanno cominciato ad andare a teatro? Probabilmente fin dai tempi più antichi. Nella tragedia classica greca vi erano personaggi interpretati da bambini, e già Platone e Aristofane parlavano di un pubblico infantile accanto a un pubblico adulto. Il teatro antico di Milos, come rivela un’incisione nella cavea, aveva un «posto riservato ai bambini», e Luciano di Samosata, scrittore greco del 2° secolo d.C., mise in bocca a Solone un discorso in cui metteva in evidenza il ruolo educativo del teatro per le giovani generazioni.
Nel Medioevo bambini e ragazzi assistevano alle sacre rappresentazioni sul sagrato delle chiese e partecipavano alle grandi rappresentazioni popolari. Nel corso dell’Ottocento si affollavano davanti ai ‘casotti’ dei burattini nelle fiere e nei mercati: sempre mescolati agli adulti, in situazioni di festa.
Con il passare dei secoli, in molti campi, lo spazio infantile si è venuto distinguendo da quello degli adulti. Nel 1904 venne rappresentato per la prima volta a Londra Peter Pan, o il ragazzo che non voleva crescere di James M. Barrie, e il personaggio di Peter Pan si affermò prima come protagonista di una commedia che di un romanzo. Nel 1908 al Teatro d’Arte di Mosca andò in scena L’uccellino azzurro di Maurice Maeterlinck, un lavoro creato specificamente per l’infanzia e diretto dal grande regista Konstantin S. Stanislavskij. In Francia Léon Chancerel fondò nel 1935 il Teatro dello zio Sebastiano, destinato a diventare un punto di riferimento a livello mondiale del teatro per ragazzi.
Anche nelle principali città degli Stati Uniti si diffuse la consuetudine, soprattutto per opera delle istituzioni benefiche, di allestire rappresentazioni teatrali dedicate ai ragazzi: ne beneficiarono i ceti più poveri, soprattutto i figli degli immigrati. E Mark Twain poté entusiasticamente affermare: «Il teatro per ragazzi è una delle grandi, grandi invenzioni del 20° secolo!». In effetti, nel corso del secolo, teatri per bambini e ragazzi vennero inaugurati un po’ dovunque: in Gran Bretagna, in Polonia, in Spagna, in Danimarca, in Grecia, in Cecoslovacchia, in Olanda.
In Italia, nel 1914, Vittorio Podrecca aprì a Roma il Teatro dei Piccoli, un teatro di marionette animate con una tecnica raffinatissima, che si rivolgeva a un pubblico infantile, ma affascinava anche gli adulti; il termine piccoli, che inizialmente indicava i destinatari, in seguito si applicò alle minuscole interpreti di questo teatro, le marionette appunto. Presto il Teatro diventò famoso: nel 1921 Vittorio Podrecca con la sua compagnia composta di 25 animatori e 1200 marionette partì per un giro del mondo che durò 15 anni, realizzando 26.000 spettacoli!
Nel 1927 si affacciò sulla scena del teatro per ragazzi un personaggio bizzarro, nato sulle pagine del Corriere dei piccoli dieci anni prima, creato (e spesso anche interpretato) da Sergio Tofano: il Signor Bonaventura. Un eroe mite e sventato, irresistibilmente comico, che rimbalzava da una disavventura all’altra, arrivando sempre al lieto fine e aggiudicandosi il premio dell’allora mitica cifra di un milione di lire. I testi di Sergio Tofano (in arte Sto) portarono una ventata di freschezza e di novità nel teatro per ragazzi: senza moralismi e retoriche, ma con un ritmo vivacissimo e storie anticonformiste, le sue commedie riuscirono veramente ad affascinare il pubblico e ancora oggi vengono rappresentate con successo.
Successivamente il teatro per ragazzi ebbe uno sviluppo crescente: rispondeva infatti a un’esigenza diffusa delle giovani generazioni, che avevano bisogno di entrare in rapporto con l’arte teatrale proprio nel periodo della loro formazione e non solo in vista di un futuro ruolo di spettatori adulti. In Italia, a partire dagli anni Ottanta del Novecento, le compagnie che si dedicano specificamente alla produzione teatrale per ragazzi sono aumentate progressivamente, fino a diventare, agli inizi del 21° secolo, più di duecento con una produzione di circa uno spettacolo nuovo all’anno per ciascuna. La produzione italiana è apprezzata anche all’estero e spesso i nostri spettacoli sono ospiti d’onore nei più importanti festival di teatro europei.
Oggi, quasi dappertutto, si svolgono rassegne di teatro per ragazzi, iniziative spesso in collegamento con la scuola di base: gli insegnanti, in genere, accompagnano volentieri i loro alunni a teatro scegliendo tra le varie proposte in cartellone quelle che ritengono più adatte. Ma si cominciano a sperimentare anche nuove modalità di accesso per i preadolescenti (dagli undici anni in su), per esempio proponendo spettacoli in orario pomeridiano extrascolastico per facilitare la libera scelta dei ragazzi. Inoltre, in numerose rassegne vi è una sezione di teatro per famiglie, in orario festivo o prefestivo, destinata a un pubblico misto di adulti e bambini/ragazzi.
Ogni spettacolo viene creato per una specifica fascia d’età: ai più piccoli (della scuola dell’infanzia e del primo ciclo della primaria) si propongono soprattutto fiabe e leggende, ai più grandi si offrono storie di avventura o ricavate da classici della letteratura giovanile, ma anche storie vere che riflettono i problemi e i desideri dei ragazzi d’oggi, oppure temi d’attualità (i bambini-soldato, la lotta alla droga, l’intreccio tra le culture, la salvaguardia dell’ambiente, e così via). Si usano anche diversi linguaggi, talvolta mescolati fra loro: accanto al teatro d’attore (il più diffuso) si pratica il teatro di narrazione, quello cosiddetto di figura (cioè interpretato da pupazzi, burattini, pupi, marionette, ombre) e il teatro-danza.
Negli ultimi tempi si è sperimentata anche una forma di teatro che usa immagini elettroniche realizzate e manipolate al computer in tempo reale e videoproiettate sul corpo dell’attore o su un grande schermo; in questo campo si sono distinte le sperimentazioni di Giacomo Verde, i teleracconti della compagnia La piccionaia – I Carrara, gli spettacoli di Giallo mare minimal teatro e quelli del Teatro di piazza e d’occasione, che propongono allo spettatore un’immersione in un ambiente virtuale. Insomma, il teatro, che fin dalle sue origini ha utilizzato tutte le tecniche a disposizione, oggi si avvale anche della tecnologia digitale per accrescere le proprie possibilità espressive e comunicative.
Ci sono spettacoli che esauriscono il loro ciclo nell’arco di una stagione, altri che prolungano la loro vita e diventano dei classici. Uno spettacolo come Robinson & Crusoe, del Teatro dell’Angolo (ora Fondazione Teatro ragazzi e giovani), rappresentato nel corso degli anni in quattro continenti e allestito da cento compagnie diverse, continua a essere proposto con immutato successo. Racconta di due uomini che si incontrano in un’isola deserta dopo una catastrofe e, pur parlando lingue diverse, cercano di comunicare tra loro per risolvere i problemi della sopravvivenza e stabilire una relazione.
Per Kohlhaas (liberamente tratto da un racconto del 1810 dello scrittore tedesco Heinrich von Kleist) l’attore Marco Baliani non ha bisogno di uno spazio teatrale vero e proprio: lo spettacolo è stato rappresentato centinaia di volte anche in semplici palestre o in aule scolastiche. Nessuna scenografia, nessun commento musicale: solo la magia dell’attore che, investito da un fascio di luce, si pone alcune domande fondamentali: che cos’è la giustizia, quella umana e quella divina? E come può l’individuo riparare all’ingiustizia? Marco Baliani è anche autore di Pinocchio nero, un progetto che ha portato a recitare ragazzi di strada di Nairobi nei teatri di tutto il mondo. Romanzo d’infanzia, della Compagnia Abbondanza/Bertoni, è invece uno spettacolo di teatro-danza che è diventato un punto di riferimento del settore: mette in scena il rapporto genitori/figli, con i conflitti e i malintesi che lo caratterizzano, descrivendo un percorso di crescita e l’esigenza di sperimentare la propria autonomia fuori dall’ambito familiare.
Buchettino, della Societas Raffaello Sanzio, accoglie non più di 50 spettatori alla volta in altrettanti lettini che evocano il dormitorio di un ospizio o di un rifugio: a loro viene narrata la fiaba di Buchettino facendo ricorso solo alla suggestione delle parole e dei rumori. Molti altri spettacoli si potrebbero citare, come Ali del Teatro La ribalta, La guerra dei bottoni del Teatro Città murata, Un bacio... un bacio ancora... un altro bacio del Teatro delle briciole, Fly Butterfly del Teatro del buratto, Metropolis di Quelli di Grock, La bambola in tasca del Teatro delle briciole, Pigiami del Teatro dell’angolo, La bella e la bestia del Teatro Kismet, e altri ancora.
Esiste anche un teatro fatto dai ragazzi, che ha alle spalle una lunga tradizione pedagogica. Si svolge in genere all’interno delle scuole, promosso da animatori-teatranti o direttamente dagli insegnanti; lo scopo è quello di proporre agli alunni un’esperienza formativa e ricreativa, all’interno della quale possano dare via libera alla loro fantasia e alle loro emozioni applicando tecniche teatrali di base.
Spesso i laboratori teatrali approdano alla realizzazione di spettacoli che vengono rappresentati a scuola e talvolta sono proposti anche nell’ambito di specifiche rassegne, a carattere sia regionale sia nazionale. Tra le principali: la Rassegna nazionale teatro della scuola di Serra San Quirico (Ancona), il Festival nazionale ed europeo del teatro dei ragazzi di Marano sul Panaro (Modena), Un palcoscenico per i ragazzi di Vimercate (Milano), Franco Agostino teatro festival di Crema.
In ogni regione sono numerose le iniziative che offrono ai ragazzi la possibilità di confrontarsi con i loro coetanei e con un pubblico adulto praticando quell’arte antica e sempre attualissima che è l’arte teatrale.