SPIELBERG (Spilberk)
Collina sovrastante la città di Bruna (v.); è coronata da una fortezza, che, già ricordata nel secolo XI, nel 1279 per la prima volta è denominata Castrum Splymberg. La fortezza servì da prigione nel periodo 1742-1855 (in quest'anno fu trasformata in caserma); e la sua trista celebrità è dovuta precisamente al fatto che nella prima metà del sec. XIX vi furono rinchiusi quarantaquattro patrioti italiani, condannati per alto tradimento. Primi ad esservi deportati furono i protagonisti dei processi del 1821-23, tra essi Antonio Fortunato Oroboni, Silvio Pellico, Pietro Maroncelli, Federico Confalonieri, Ciorgio Pallavicino Trivulzio, Silvio Moretti. Morirono durante la prigionia: l'Oroboni, il Moretti, Antonio Villa, Cesare Albertini e Giovanni Vincenti (che era stato deportato allo Spielberg nel 1841). L'orrida vita dei prigionieri, di cui ancor oggi si può avere un'idea visitando la fortezza, fu rivelata al mondo dal Pellico ne Le mie prigioni, a cui seguirono le Addizioni del Maroncelli e i molto discussi e criticati Mémoires d'un prisonnier d'état, dell'Andryane, nonché le Memorie del Confalonieri, del Pallavicino e di Gabriele Rosa.
Per iniziativa della Società Nazionale "Dante Alighieri", il 25 ottobre 1925 fu inaugurato, entro la fortezza dello Spielberg, il Museo dei patrioti italiani. Con successiva convenzione stipulata tra il governo italiano e il governo della Repubblica cecoslovacca (marzo 1931), l'istituzione ebbe il suo assetto definitivo: obbligandosi il governo cecoslovacco a dare in prestito perpetuo al governo italiano (e per esso, alla "Dante Alighieri") i documenti e i cimelî riguardanti il soggiorno dei prigionieri politici italiani nelle carceri dello Spielberg; e obbligandosi il governo italiano (e per esso, la "Dante Alighieri") a conservare perpetuamente nel museo i documenti e i cimelî di proprietà italiana, relativi ai suddetti prigionieri. I documenti raccolti e da raccogliersi costituiscono un cospicuo e prezioso nuovo materiale di studio. Il museo è ordinato nelle stesse celle che furono occupate dal Pellico, dal Maroncelli (v. XXVI, fig., p. 633) e dall'Oroboni, e in altre celle contigue.
Nel sotterraneo sono gli orridi e tenebrosi covili, dove furono rinchiusi i martiri italiani al loro arrivo allo Spielberg.
Sul frontone della fortezza fu apposta nel 1922 una lapide in travertino romano con iscrizione di P. Boselli. Sul pendio della collina sorse nel 1925 un monumento ricordante i cinque italiani morti nelle prigioni dello Spielberg. Accanto all'ingresso del Museo dei patrioti italiani è stata recentemente murata una lapide, con inciso il vaticinio di Vincenzo Gioberti nella dedica al Pellico del Primato morale e civile degli Italiani: "Spilbergo non sarà più inferno di vivi né infamia del secolo ma reliquia di martiri e monumento di virtù patria, cui converranno un dì pellegrine le redente generazioni".
Bibl.: Oltre a A. Vannucci, I martiri della libertà italiana, 7ª ed., Milano 1887, e alle pubblicazioni citate sotto le varie voci dei prigionieri (confalonieri; pellico; maroncelli, ecc.), cfr. Geheimnisse des Spielbergs, Brünn 1903; A. Costa Rossetti, Der brünner Spielberg, ivi 1913; U. Dadone, Spielberg, 1822-1922, Bruna 1922; Piccola Guida del Museo dei patrioti italiani allo Spielberg, Bruna 1933; e pubblicazioni diverse del Comitato nazionale di studî sui prigionieri politici italiani dello Spielberg, avente sede a Roma, presso la "Dante Alighieri".