spiga
Il vocabolo si trova, ripetuto, in una distesa similitudine di Cv IV VII 3-4, dove nella prima occorrenza ha significato proprio, nella seconda metaforico: come l'erba multiplica nel campo non cullato, e sormonta, e cuopre la spiga del frumento sì che, disparte agguardando, lo frumento non pare, e perdesi lo frutto finalmente; così la mala oppinione ne la mente, non gastigata e corretta, sì cresce e multiplica sì che le spighe de la ragione, cioè la vera oppinione si nasconde e quasi sepulta si perde.
Nell'edizione Fraticelli, come anche in quella del Giuliani e nelle prime edizioni del Moore, spostando la virgola dopo oppinione, la voce viene letta al singolare: la spiga de la ragione. Viene poco dopo ripetuta (§ 4 spighe de la ragione), sempre nel senso figurato di " prodotto ", " frutto ". L'immagine sembra risultare il punto d'incontro tra una reminiscenza biblica, relativa alla parabola del seminatore con l'annessa spiegazione figurale (" Qui autem seminatus est in spinis hic est qui verbum audit, et sollicitudo saeculi istius et fallacia divitiarum suffocat verbum, et sine fructu efficitur ", Matt. 13, 22) e due passi virgiliani: " grandia saepe quibus mandavimus hordea sulcis, / infelix lolium et steriles nascuntur avenae " (Buc. V 36-37), e " intereunt segetes, subit aspera silva, / lappaeque tribolique, interque nitentia culta / infelix lolium et steriles dominantur avenae " (Georg. I 152 ss.).
Ha senso metaforico anche in Pg XVI 113 se non mi credi, pon mente a la spiga, / ch'ogn'erba si conosce per lo seme (" idest respice ad effectum ", Benvenuto), dove s. è una sineddoche species pro genere del biblico " a fructibus eorum cognoscetis eos " (Mart. 7, 16, e Luc. 6, 44).