SPILLO (fr. épingle; sp. alfiler; ted. Stecknadel; ingl. pin)
Lo spillo (dal lat. spinula) fu, in origine, una spina, una lisca, un osso o un legno lavorato, adibiti per uso di abbigliamento; successivamente, lo spillo fu fabbricato prima con bronzo e poi con altri metalli. La lentezza dell'evoluzione di questo oggetto si può arguire dal fatto che ancora nel sec. XIX gli Eschimesi usavano a tale scopo lische di pesci, pezzi d'osso, di corno di renna, d'avorio, di animali marini. Con il progresso della civiltà lo spillo diventò presso i varî popoli oggetto anche ornamentale; le forme e le misure divennero svariatissime secondo gli usi. Spille rudimentali furono rinvenute appartenenti al periodo Aurignaciano e, più elaborate, al Solutreano. In Egitto, dalla V dinastia in poi, le tombe conservano spilli per capigliature: i tesori scoperti a Zagarig (1878), a Qeneh (1881), ecc., comprendevano spilloni artisticamente lavorati. Gli scavi in Mesopotamia hanno rivelato spilli ornamentali, pure d'avorio, di fattura assira, ma d'imitazione egiziana. Presso i Greci, benché scarseggino le documentazioni, lo spillo dovette essere comunemente usato; così pure presso i Romani, come attestano gli spilloni sormontati da una sfera per fermare e aggrappare la toga, rinvenuti a Pompei, e altri tipi per uso di toletta scoperti a Ercolano. Da accenni di Tacito sappiamo che lo spillo era noto anche ai Germani. Fu pure in uso presso i Celti. L'Oriente conobbe, in svariate forme, lo spillo da tempi remotissimi.
Nel Medioevo, lo spillo metallico fu probabilmente introdotto in Europa al tempo delle crociate. Compare in Italia e in Francia nel sec. XIII; nel 1365 si ha notizia di fabbricazione di spilli a Norimberga, città che tenne poi per quest'industria lungamente il primato. Nel 1443 lo spillo di ottone compare anche in Inghilterra, che nel sec. XVIII sostituirà poi il ferro all'ottone. Pare che nel 1685 a Norimberga fosse inventata la prima macchina per la fabbricazione degli spilli (idea che però risale a Leonardo da Vinci, come attestano varî suoi disegni), ma lo sviluppo della fabbricazione meccanica è di origine inglese e molto posteriore. Nel 1812, per opera di J. Leigh Bradbury e di Ch. Weaver, sorse la prima macchina automatica per la fabbricazione degli spilli, cui seguirono quelle più rapide e semplificate degli americani Seth Hunt (1817) e L. W. Wriglet (1824). Da allora la fabbricazione automatica prese gradualmente il sopravvento su quella manuale in tutti i paesi civili, prima con macchine che sostituivano parzialmente la mano d'opera nelle singole operazioni, per giungere alle attuali macchine perfezionate che compiono da sole l'intero ciclo di lavorazione.
Agli spilli comuni descritti si devono aggiungere quelli variamente foggiati per cappelli e veli da signora, di sicurezza e le spille di fantasia, che rientrano, se fatte con metalli nobili e adornate con pietre preziose, nel campo della gioielleria.
Fabbricazione. - Gli spilli si fabbricano adoperando filo di ottone o, come è oggi uso ormai generale, filo d'acciaio. L'antico ciclo di lavorazione a mano comprendeva 14 operazioni, che per brevità raggruppiamo in sei sole e che si susseguono in quest'ordine: 1. preparazione del filo: consiste nello stendere a mezzo del "dirizzatoio" il filo e nel tagliarlo a spezzoni con cesoie, mosse, generalmente, col piede; 2. aguzzatura, a mezzo di mola, sulla quale l'operaio sgrossa e acuisce un'estremità, tenendo in fascio un mazzetto di spezzoni. Quest'operazione, prima delle macchine automatiche, rendeva oltremodo malsana la lavorazione degli spilli, a cagione della minutissima polvere di metallo che atrofizzava i polmoni dei lavoranti; 3. taglio dei fili nella lunghezza dello spillo; 4. formazione della capocchia, che può avvenire o con applicazione di stagno fuso all'estremità non appuntita o per avvolgimento di un filo metallico, più sottile di quello del fusto, compresso sopra di esso. Avvolto il filo, destinato alle teste, sopra appositi fusi, esso viene poi tagliato nella giusta lunghezza di una doppia spirale. Le teste così ottenute si arroventano per la ricottura e poi vengono da operai specializzati infilate sul fusto e fissate per battiture con ariete mosso a pedale; 5. pulitura: gli spilli così ottenuti vengono bolliti in soluzioni d'acqua leggermente acidulata (p. es., con acido solforico), indi passati alla stagnatura e infine lavati con acqua fredda, asciugati con crusca o segatura entro recipienti rotanti e ventilati, infine, per separare la crusca; 6. gli spilli, pronti per la confezionatura, vengono messi nella carta appositamente preparata.
Nella lavorazione a mano, operai specializzati possono produrre un numero enorme di parti di spilli (tagliando, p. es., fino a 50.000 spezzoni all'ora nella prima operazione, preparando le spirali, in un'ora, per 36.000 teste e saldando, in una giornata lavorativa, fino a 15.000 capocchie col maglio).
Nella lavorazione meccanica, le macchine più recenti prendono automaticamente il filo preparato, lo raddrizzano, lo fanno avanzare, formano la testa, torniscono la punta ed emettono lo spillo completamente finito con una produzione di centinaia di spilli al minuto. Anche l'incartamento avviene automaticamente.