SPINA ventosa
La tubercolosi delle falangi, dei metacarpi (o dei metatarsi), individualizzata per il suo nosografismo molti secoli prima che se ne conoscesse l'etiologia, mantiene ancora oggi quella denominazione di spina ventosa (sive spinae ventositas: Avicenna), che le è derivata dalla particolare fisonomia che, nella evoluzione della malattia, viene assunta dal segmento osseo colpito; il quale appare rigonfio e vuoto come se fosse stato disteso dal vento.
La spina ventosa è propria dell'infanzia; senza predilezione di sesso colpisce più di frequente una falange o una falangina della mano. L'infezione è deuteropatica (come suole essere quasi sempre nella tubercolosi ossea); è ematogena e centrale. Due caratteristiche evolutive particolari si hanno in queste osteomieliti tubercolari, diafisarie, di ossa corte, infantili: e cioè la cospicua proliferazione osteo-periostale eccentrica, che per qualche tempo ostacola la diffusione del processo e che determina l'aumento di volume del segmento; e la frequente comparsa di necrosi ossea diffusa (processuale). Però il granuloma, nella sua naturale evoluzione, finisce col cariare anche la teca ossea neoformata e con l'invadere i circostanti connettivi, provocandovi colate granulo-fungose, che di solito risparmiano i tendini e le guaine, nonché le articolazioni. Queste minuscole gettate ossifluenti tendono a ulcerare i tegumenti e a fistolizzarsi. E dalle fistole viene eliminandosi per mesi e mesi il prodotto di colliquazione del granuloma caseificato. Se esse restano a riparo da infezioni secondarie e se non contengono sequestri, finiranno per cicatrizzare; e il dito in definitiva risulterà deformato, ingrossato e accorciato nel segmento colpito, conservando tuttavia discreta mobilità intersegmentale.