ROBILANT, Spirito Benedetto Nicolis conte di
ROBILANT, Spirito Benedetto Nicolis conte di. – Nacque a Torino il 4 giugno 1724, figlio secondogenito di Giuseppe e di Irene Maria Operti.
Antonio Manno (1895-1906) dichiara la famiglia originaria di Varallo senza che, allo stato attuale delle ricerche, se ne sia trovato effettivo riscontro. Come ha mostrato Claudio Rosso (2016), i Nicolis risultavano già alla fine del Cinquecento cittadini di Torino. La famiglia, infeudata in Piemonte, nella persona del giureconsulto Giovanni, di Vernante (1611) e di Robilant (1619), aveva acquistato il feudo di Cereaglio (1623) e ne era stata successivamente investita (1635); a tali feudi si era poi aggiunto Brandizzo (1663). Il titolo comitale su Robilant risaliva al 1666, quando era stato investito Lodovico Agostino, un dottore collegiato in leggi che era entrato nel Consiglio comunale come decurione, ricevendo nel 1679 anche l’incarico di luogotenente commissario generale dell’artiglieria. Morto a Torino il 14 agosto 1700, Lodovico Agostino aveva avuto dieci figli da Giovanna Teresa Dentis, morta nel 1682.
Tra questi, il 2 febbraio 1668 a Torino era nato Francesco Antonio Giuseppe, secondo conte di Robilant e signore di Cereaglio. Intendente generale di Nizza (1692), uditore generale di guerra (1713) e consultore di Sua Maestà per la Sicilia, Francesco Antonio perfezionò la carriera nelle magistrature arrivando alle cariche di primo presidente della Camera dei Conti (1720) e del Senato (1723), infine di ministro di Stato (1730). Uomo di fiducia del sovrano, dotato di una posizione nobiliare ragguardevole, nel 1723, in occasione delle Regie Costituzioni licenziate da Vittorio Amedeo II, Francesco Antonio fu incaricato di redigere un’interessante memoria «sopra il riparto dei giudici del Senato di Piemonte» per poter arrivare sollecitamente alla divisione in due classi, civile e criminale, dell’attività dei senatori (in Archivio di Stato di Torino, Senato di Piemonte, mz. 2, n. 26). Nel 1730, in quanto primo presidente del Senato, accanto all’arcivescovo di Torino e al primo presidente della Camera dei Conti, fu nominato superiore maggiore della neocostituita Congregazione di Superga. Morì a Torino il 3 febbraio 1734.
Dal suo matrimonio con Francesca Lodovica Beggiamo di Sant’Albano (1676-1743), sposata nel 1689, nacque Giuseppe (1694-1753), ingegnere militare e architetto civile, che ereditò come terzo conte il titolo comitale su Robilant e che, nel 1746, rinunciò ai diritti sul feudo a favore del suo primogenito Filippo (si veda la voce in questo Dizionario).
Il fratello Spirito Benedetto, avviato presto alla vita militare e a una formazione tecnica, apprese i principi dell’architettura dal noto ingegnere Antonio Bertola e dell’artiglieria dall’ingegnere e comandante Antonio Felice De Vincenti, che aveva progettato il nuovo Arsenale di Torino.
In servizio nel Corpo Reale d’Artiglieria dal 1742, durante la guerra di Successione austriaca fu sul campo di battaglia come luogotenente, distinguendosi a Campo Santo (1743), ma soprattutto come ingegnere, partecipando agli assedi di Modena, della Mirandola e della Rocca di Piacenza. Il suo intervento durante le operazioni di difesa della fortezza di Demonte riuscì a evitare l’esplosione della polveriera. Catturato dagli spagnoli, fu liberato grazie a uno scambio di prigionieri. Nel 1745 partecipò alla battaglia di Bassignana e fu nuovamente coinvolto negli assedi di Valenza, Montalbano, Villafranca, Savona, Finale Ligure e Ventimiglia.
Terminata la guerra, si dedicò a un intenso periodo di viaggi esplorativi che ebbero una funzione fondamentale per la formazione dei futuri ingegneri militari piemontesi, esito anche dell’azione che era stata compiuta dai diplomatici sabaudi: in particolare, in Sassonia, dal conte Carlo Baldassarre Perrone di San Martino. Nel 1749 il re di Sardegna aveva autorizzato una missione che Robilant, in compagnia di quattro cadetti delle Reali Scuole teoriche e pratiche d’artiglieria e fortificazioni, intraprese nell’Europa nord-orientale, in Sassonia, Turingia, Austria, Boemia e Ungheria. Obiettivo del viaggio era quello di raccogliere le informazioni necessarie per migliorare le attività estrattive e metallurgiche nel Regno di Sardegna.
Erano quelli gli anni in cui nel Regno di Sardegna i viaggi di ricognizione di carattere scientifico stavano diventando un vero laboratorio sperimentale, con precisi fini politici. Nel 1751, su incarico del sovrano, il professore di botanica dell’ateneo torinese Vitaliano Donati intraprendeva, per esempio, un viaggio in Savoia e in Val d’Aosta per studiarne le risorse minerarie, per mapparne i giacimenti e gli impianti d’estrazione. Nel giugno del 1759, dietro ordine del re, Donati s’imbarcò a Venezia per una spedizione in Egitto e nelle Indie Orientali con scopi scientifici e commerciali.
A Freiberg, in Sassonia, per circa un anno, Robilant con i quattro giovani torinesi frequentò i corsi di chimica metallurgica e mineralogia tenuti da Christlieb Ehregott Gellert, quelli di chimica metallurgica impartiti da Frederich Hoffmann, di geometria sotterranea da Johannes Zeibt e di docimastica da Johann Andreas Klotsch. Le lezioni teoriche erano arricchite da esercitazioni pratiche e da visite alle miniere e agli impianti.
A Freiberg, in attesa della creazione della prima accademia mineraria d’Europa, la celebre Bergakademie (1765), era attivo un ente, l’Oberbergamt, fondato nel lontano 1542, preposto al controllo del patrimonio mineralogico, degli impianti di produzione dell’intera Sassonia e dei lasciapassare concessi eccezionalmente ai visitatori stranieri. Tra le produzioni coperte da segreto osservate e studiate dai cinque piemontesi vi era la fabbricazione dell’azzurro dal cobalto tramite un processo di separazione dell’argento dal rame attraverso la fusione con il piombo.
Rientrato in patria nel 1752, Robilant raccolse le sue esperienze in un’opera dal titolo Viaggi e memorie relative alle miniere di Allemagna, testo che rimase a lungo segreto per motivi strategici. Resa pubblica solo alla fine del Settecento, l’opera avrebbe dato vita a due pregevoli copie manoscritte conservate alla Biblioteca Reale di Torino (Mss. Varia, 485-489) e all’Accademia delle scienze di Torino (Mss., 0383-387): cinque volumi riccamente illustrati con i disegni degli impianti e delle macchine di cui l’autore era venuto a conoscenza durante il viaggio. Nel corso di quel viaggio, Robilant aveva acquistato una collezione di minerali destinata a creare la base del nuovo Museo di mineralogia presso l’Arsenale torinese, di cui lo stesso Robilant sarebbe diventato direttore.
Ispettore generale delle miniere dal 1752, fece carriera militare come tenente generale di fanteria fino al grado di primo ingegnere del re (1788). Ispettore delle miniere fino al 1779, dal 1762 al 1796 diresse la scuola di metallurgia e il laboratorio di chimica delle Reali Scuole d’artiglieria di Torino. Come ispettore generale delle miniere ricevette dal ministro Giovanni Battista Lorenzo Bogino il compito di controllare lo sfruttamento minerario in Sardegna, dove dal 1740 era stata rilasciata una concessione generale a una società costituita da alcuni commercianti stranieri, diretta dal console svedese e ingegnere minerario a Cagliari Carl Gustav Mandel.
L’accordo aveva consegnato alla compagnia controllata da Mandel l’esclusiva sulle miniere, sulla fusione dei metalli e sull’esportazione del prodotto sardo, con l’obbligo di versare il dodici per cento dei ricavi alle Regie Finanze. L’impresa, tuttavia, era presto fallita e Mandel era stato accusato di aver evaso il fisco con esportazioni clandestine d’argento depurato a insaputa delle autorità.
Nel 1758 Robilant inviò in ispezione Giovanni Stefano Ponzio, uno dei cadetti che lo avevano accompagnato nel viaggio metallurgico di alcuni anni prima, incaricandolo di verificare la gestione della fonderia presso Villacidro, costruita nel 1742-43, e le concessioni per lo sfruttamento delle miniere. Giunto a Cagliari nel 1759, Ponzio creò un laboratorio chimico in alcuni locali in prossimità della torre di San Pancrazio e si fece divulgatore delle lezioni teoriche e pratiche tenute nelle scuole torinesi; ma mentre si accingeva a svolgere l’incarico che gli era stato affidato, morì sull’isola di febbre malarica. Robilant lo sostituì con un altro suo allievo, cresciuto nelle scuole d’artiglieria di Torino, il sottotenente d’artiglieria Pietro Belly, che assunse la gestione provvisoria della fonderia di Villacidro in attesa della sentenza che avrebbe dichiarato decaduta la concessione a Mandel. La fonderia, privata delle competenze straniere grazie alle quali era stata avviata, venute meno con il fallimento della compagnia Mandel, sopravvisse stentatamente fino al 1788. Dopo la morte di Mandel (1759), Belly ricevette dallo Stato la concessione della miniera di Montevecchio e la direzione delle miniere sarde (1762), divenendo in seguito socio dell’Accademia delle Scienze di Torino.
Robilant, nominato socio dell’Accademia delle Scienze di Torino nell’anno della sua fondazione (25 luglio 1783), fu figura di spicco in quel cenacolo, una delle più prestigiose istituzioni scientifiche nell’Europa di fine Settecento. Raccogliendo le fila della precedente Società privata (nata nel 1757 da un gruppo di scienziati torinesi che avevano preso l’abitudine di riunirsi a palazzo San Germano, dimora del conte Angelo Saluzzo di Monesiglio), tale Accademia si poneva ora sotto la protezione e al servizio del governo sabaudo, sperimentando un interessante incontro fra pure istanze scientifiche e concreti programmi di riforma (di qui il motto dell’Accademia: «Veritas et utilitas»). Robilant ricevette quasi subito l’incarico di leggere i periodici e i giornali scientifici tedeschi che l’Accademia riceveva, riferendone ai consoci durante le riunioni (Verbali manoscritti in Torino, Accademia delle scienze, Classe fisica, vol. I, p. 51).
Egli pubblicò nei Mémoires de l’Académie royale des sciences alcuni saggi che coronavano un trentennio di ricerche ed erano destinati ad accrescere la fama internazionale del mineralogista (Essai géographique suivi d’une topographie souterraine, minéralogique, et d’une docimasie des Etats de S. M. en terre ferme, Années 1784-1785, première partie, 1786, pp. 191-304, con una dettagliata carta mineralogica; Expériences sur la platine, Années 1784-1785, seconde partie, 1786, pp. 123-147; Description particulière du Duchè d’Aoste, suivie d’un essai sur deux minières des anciens romains, et d’un supplèment à la théorie des montagnes et des mines, Années 1786-1787, 1788, pp. 245-274). Fu anche membro della Reale Accademia di agricoltura. Fra i suoi lavori si può ricordare, inoltre, De l’utilité et de l’importance des voyages, et des courses dans son propre pays (Torino 1790).
Dal 1788 al 1798 assunse la carica di capo del Congresso degli edili.
Sposò in prime nozze Barbara Rosa Dionisio, originaria di Fossano (morta a Torino il 5 febbraio 1779), e in seconde nozze Elisabetta Prassede Tomatis di Chiusavecchia (morta a Roma nel 1824 e seppellita nella chiesa di S. Andrea della Valle). Gli premorirono tutti i figli maschi, tranne Filippo Teobaldo Vittorio (nato dalla seconda moglie a Torino, morto il 31 gennaio 1844), cavaliere nell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro e gentiluomo di Camera, scomparso senza eredi.
Morì a Torino il 1° maggio 1801, quando si stava rifondando l’Accademia delle scienze di Torino con il nome di Accademia nazionale a opera delle autorità napoleoniche. Robilant era fra coloro che, con Prospero Balbo, Lodovico Morozzo, Sigismondo Gerdil e Giuseppe Corte di Bonvicino, furono esclusi dalla lista dei soci, cedendo il posto a studiosi più graditi al nuovo regime.
Una scelta di trascrizioni dai manoscritti di Robilant conservati presso l’Accademia delle Scienze di Torino e presso la Biblioteca Reale di Torino è in Viaggi mineralogici di Spirito Benedetto Nicolis di Robilant, a cura di V. Garuzzo, Firenze 2001; «De l’utilité et de l’importance des voyages et des courses». Sull’utilità e l’importanza dei viaggi e delle spedizioni. Esperienze di esplorazioni e ricerche di Spirito Benedetto Nicolis di Robilant 1790, rist. anast., Savigliano 2012 (due volumi). Saggi a stampa di Robilant sono pubblicati nei Mémoires de l’Académie Royale des sciences, s. 1, Années 1784-1785, première partie, 1786, pp. 191-304; Années 1784-1785, seconde partie, 1786, pp. 123-147; Années 1786-1787, 1788, pp. 245-274.
Fonti e Bibl.: Documenti dell’archivio familiare sono depositati presso l’Archivio di Stato di Torino, Archivi privati, Nicolis di Robilant, 23 mazzi. La carriera di Francesco Antonio nelle magistrature è documentata in Archivio di Stato di Torino, Patenti Controllo Finanze, 1720, 7 gennaio, vol. 1, c. 142; 1723, 2 novembre, vol. 3, c. 108; 1730, 9 agosto, vol. 8, c. 56; 1730, 26 agosto, vol. 8, c. 69.
Le principali memorie mineralogiche di Spirito Benedetto si trovano a Torino, Biblioteca dell’Ac-cademia delle Scienze, Mss., 0382-0387, e Biblioteca Reale, Storia patria, 751, 945/1-2.
Sulla famiglia: Dignità e cariche negli stati della real casa di Savoja con altre notizie relative alla medicina, II, Torino 1796, pp. 160 s.; A. Manno, Il patriziato subalpino. Notizie di fatto, storiche, feudali ed araldiche desunte da documenti, I-II, Firenze 1895-1906 e voll. seguenti dattiloscritti presso i principali archivi e biblioteche torinesi, vol. dattiloscritto, ad vocem; E. Genta, Senato e senatori di Piemonte nel secolo XVIII, Torino 1983, scheda 143, p. 324; E. Stumpo, Dall’Europa all’Italia. Studi sul Piemonte in età moderna, a cura di P. Bianchi, Torino 2015, pp. 146, 172; C. Rosso, I Miloda, i Carelli e gli altri: Valsesiani a Torino fra Cinque e Ottocento, in Storia della Valsesia in età moderna, a cura di E. Tortarolo, Vercelli 2016, p. 436.
Su Spirito Benedetto: G. Rolandi, La metallurgia in Sardegna, Roma 1971, passim; V. Ferrone, La Nuova Atlantide e i Lumi. Scienza e politica nel Piemonte di Vittorio Amedeo III, Torino 1988, passim; G.P. Romagnani, Prospero Balbo. Intellettuale e uomo di Stato (1762-1837), I, Torino 1988, pp. 21, 37, 89, 95-97, 103, 109; C. Mancinelli - M. Gomez Serito, Tre documenti inediti di S.B. N. di R.: la produzione del blu di cobalto e la separazione dell’argento dal rame per liquazione nel ’700, in Geam, XCI (1997), 1-2, pp. 11 s.; S. Pira, Storia del commercio del sale tra Mediterraneo e Atlantico, Cagliari 1997, p. 189; G. Pipino, Oro, miniere, storia: miscellanea di giacimentologia e storia mineraria italiana, Lerma 2003, pp. 210-214; D. Brianta, Europa mineraria: circolazione delle élites e trasferimento tecnologico (secoli XVIII-XIX), Milano 2007, passim; The making of the geological Society of London, a cura di C. Lewis - S.J. Knell, London 2009, pp. 189, 220.