SPITSBERGEN (A. T., 3 bis)
Arcipelago artico, situato a circa 500 km. dalla costa settentrionale della Norvegia, fra 76° 28′ e 80° 50′ lat. N. e fra 10° 20′ e 32° 30′ long. E., che consta di quattro isole maggiori, Spitsbergen (la più estesa fra tutte), la Terra di Nord Est, l'Isola Edge e l'Isola Barents, e di molte minori, tra le quali la lunga Isola del Principe Carlo ad ovest, l'Isola dei Danesi a nord-ovest, l'Isola Svedese, l'Isola Re Carlo e altre minori a est, le Sette Isole, l'Isola Foyn, l'Isola Sucai, ecc. a N., l'Isola Bianca, nella quale furono trovati nel 1925 i resti della spedizione Andrée, isolata a NE. In tutto circa 62.740 kmq. Il nome si deve ai numerosi picchi adergentisi presso le coste occidentali dell'isola principale, visibili da lontano con forme imponenti, nonostante la modesta altezza.
Lo Spitsbergen fu scoperto da Barents nel 1596; ma taluni ritengono che fosse già stato intravisto fino dal sec. XII da navigatori norvegesi, che l'avrebbero designato col nome di Svalbard. Nel sec. XVII fu più volte visitato da balenieri, anzi le sue acque divennero uno dei principali centri di caccia alla balena; dapprima fu ritenuto un'appendice della Groenlandia, ma già alla fine di quel secolo ne era stato riconosciuto l'isolamento. Le prime ricognizioni accurate si debbono a Guglielmo Scoresby (il giovane), poi, nella prima metà del secolo XIX, a missioni scandinave, francesi, ecc. Nella seconda metà del sec. XIX lo Spitsbergen fu campo di studio a numerose spedizioni svedesi (Nathorst, Nordenskiöld, de Geer, Hogbom) e russe (commissione russo-svedese per la misura del grado, 1898-1902), poi fu oggetto di esplorazioni meteorologiche, geologiche, anche a scopo minerario, ecc. (Birkeland, Ahlmann, spedizione tedesca, Hergesell, ecc.) ed ora si avvantaggia degli studî sistematici dei Norvegesi, che ne hanno intrapreso anche il rilievo topografico col sussidio di mezzi aerei; dal 1927 l'Accademia delle scienze di Oslo dedica all'arcipelago una serie delle sue memorie. Per le facilitate comunicazioni lo Spitsbergen è ormai meta ogni anno di numerosi viaggi turistici e di crociere; d'altro lato per la sua posizione fu spesso il punto di partenza di spedizioni polari, come quelle di Hudson, di Parry, ecc.; più recentemente, del volo di Andrée (che partì dal porto di Virgo nell'Isola dei Danesi l'11 luglio 1897) e delle trasvolate di Amundsen, Wilkins, Nobile, ecc.
L'arcipelago si leva, come la Terra di Francesco Giuseppe e l'Isola degli Orsi, su una platea sottomarina, coperta da poche centinaia di metri di acqua, che a sud giunge fino alla Scandinavia. Con questa lo Spitsbergen presenta relazioni anche nella struttura, perché lungo la costa occidentale si riconoscono residui di rilievi antichissimi (caledoniani) che stabiliscono il collegamento fra quelli della Scandinavia e quelli della Groenlandia; nelle aree orientali prevalgono invece forme tabulari. Del resto la storia geologica dello Spitsbergen appare molto complicata: nell'era terziaria si ebbero intensi sollevamenti accompagnati da dislocazioni che si protrassero ancora nel Quaternario; intensa fu al tempo stesso l'erosione, del cui prolungato lavorio si hanno dovunque tracce cospicue. La catena che si leva lungo la costa occidentale dell'isola maggiore - preceduta verso mare da una breve cimosa di piani ondulati - non raggiunge oggi i 1500 m. (Eidsvoll, 1454 m.); quote più elevate si raggiungono in massicci più isolati (M. Chydenius nella parte NE. dell'isola principale), ma nell'interno prevalgono in genere altipiani cupoleggianti; nelle isole più orientali si stendono tavolati bassi e aree a pianura. Le coste occidentali e settentrionali dell'isola principale e della Terra di Nord Est sono incise da fiordi tipici, profondi e ramificati: i maggiori sono l'Isfjord (Ice Fjord), la Baia Liefde e il Wijde fjord, profondissimo. Frastagliatissime sono anche le coste dello stretto (Stretto di Hinlopen), quasi sempre inaccessibile, perché bloccato dai ghiacci, che divide fra loro le due isole maggiori.
Estese calotte ghiacciate ricoprono gli altipiani e le cupole dell'interno, ma esse non hanno un grande spessore, per modo che le più alte vette ne emergono e le forme del terreno non sono mascherate che in parte; lunghe e potenti lingue ghiacciate sboccano al mare lungo i fiordi, salvo nella parte meridionale dell'isola maggiore, dove, per le condizioni del clima, lo sviluppo glaciale è molto attenuato.
Il clima dello Spitsbergen è caratterizzato da inverni lunghi e molto rigidi, estati brevi e relativamente calde. Le temperature medie mensili superano lo zero per non più di quattro mesi - da giugno a settembre - nei luoghi più favoriti: a Green Harbour, la stazione che ha un più lungo periodo di osservazione, la media del mese più caldo (luglio) è 5°,4, quella del mese più freddo (gennaio) è −19°, con escursione di circa 24°,5. Da novembre a tutto aprile le medie sono inferiori a −10°. Di estate sono frequenti, come in quasi tutti i paesi artici, le nebbie fitte. Le precipitazioni annue non superano probabilmente i 300 mm. e cadono naturalmente per lo più sotto forma di neve, e spesso con accompagnamento di forte vento, il che rende difficile anche la misura.
Del resto vi è un notevole contrasto climatico fra le coste occidentali e le orientali. Le prime sono ancora raggiunte da una ramificazione della Corrente del Golfo, la quale tuttavia non investe la punta meridionale, ma si approssima all'arcipelago press' a poco alla latitudine dell'Isola Principe Carlo, e perciò qui le condizioni climatiche sono più favorevoli che non all'estremo sud, come è rivelato soprattutto dai ghiacci marini. In effetto la costa occidentale dello Spitsbergen è di regola libera dai ghiacci anche d'inverno al largo dell'Isfjord, nei dintorni dell'Isola Principe Carlo e anche più a nord, mentre a sud dell'Isfjord si trova ordinariamente un po' di ghiaccio fino al principio dell'estate. Le coste settentrionali sono libere dai ghiacci in estate, mentre le coste orientali sono spesso bloccate tutto l'anno e quelle della Terra di Nord Est sono accessibili solo in annate particolarmente favorevoli. Ghiacci galleggianti provenienti dalle coste orientali fanno anzi in talune estati il giro della punta sud e arrivano poi sulle coste occidentali, dove rendono pericolosa la navigazione e talora si accumulano alla bocca dell'Isfjord, come avvenne nel 1915. Del resto l'acqua nell'interno dei fiordi gela normalmente ogni inverno, ma il ghiaccio si rompe in primavera e poi scompare.
Le speciali condizioni climatiche dell'arcipelago e il fatto che gran parte dell'anno il terreno è coperto di neve e di ghiaccio esercitano una profonda influenza sulla flora e la vegetazione del territorio. Le Crittogame ammontano a parecchie centinaia di specie, mentre le Fanerogame non superano le 130. Fra queste vi sono 23 specie di Graminacee, 15 Crocifere, 18 Ciperacee, 8 0 9 Ranuncolacee, 13 Cariofillacee, 10 specie di Saxifraga, 8 Draba, 6 Poa, 5 Potentilla. È interessante la presenza di Empetrum nigrum e di Andromeda tetragona, che mancano invece alla Novaja Zemlji; la flora arborescente è data da qualche specie nana di Salix, specialmente dal S. polaris. Nel mare circostante le alghe sono numerose e particolarmente le specie del genere Laminaria; sulle nevi è frequente l'arrossamento dovuto al Protococcus nivalis.
Mentre la vegetazione del Sud è decisamente lapponica e vi si trovano specie alpine europee, quella delle coste settentrionali presenta affinità con l'America: è importante la presenza di Pottia hyperborea (Musco) e di Usnea melaxantha (Lichene), che sono nettamente americani.
Fra le diverse zone dell'arcipelago vi sono notevoli differenze floristiche: così alcune piante che sono comuni sulla costa NO., mancano completamente su quella E.
La vegetazione erbacea si sviluppa soprattutto nel fondo dei fiordi, sulle pendici ben esposte e a lieve inclinazione, formando distese di praterie fiorite in estate; il periodo vegetativo abbraccia 2-3 mesi. A mano a mano che si sale, queste aree si riducono, muschi e licheni acquistano il sopravvento. Le zone elevate sono desolate.
La fauna dello Spitsbergen è stata oggetto di ricerca da parte di numerose spedizioni, tra le quali citiano la spedizione dell'università di Oxford (1921) e quella Albertini nell'estate del 1929. Tra i Mammiferi si nota la presenza di renne, di foche e di trichechi, forme comuni alla fauna circumpolare. Fra gli Uccelli, frequenti e a branchi sono gli edredoni, e le urie oltre ad altre specie dei generi Somateria, Sterna, Larus, Rissa, ecc. Notevoli alcune forme d'Invertebrati: fra gl'Insetti alcune specie di Collemboli, di Chironomidi, fra gli Aracnidi varie specie di Argiropodi, alcuni Anfipodi fra i Crostacei, qualche Enchitreide fra gli Anellidi. Si tratta in generale di forme comuni a tutta la regione circumpolare settentrionale.
La renna, un tempo numerosa, poi spietatamente distrutta dai cacciatori, è diventata assai rara, e raro è divenuto, almeno nell'isola maggiore, l'orso bianco, mentre più frequente è tuttora la volpe polare. Ma soprattutto i mari intorno allo Spitsbergen erano in passato ricchi di grossi animali; e in quelli a ovest dell'arcipelago, più liberi dai ghiacci, la caccia, soprattutto alla balena, fu praticata largamente già nel sec. XVII, da Olandesi, Inglesi, Norvegesi e Danesi. Lo Spitsbergen serviva allora come punto di appoggio e veniva abitato in taluni mesi; si ebbero anche sverni, ora involontarî, ora volontarî: questi ultimi tuttavia sempre rari (il primo è del 1633). Le balene, spietatamente cacciate, si rarefecero in progresso di tempo e l'affluenza dei cacciatori decrebbe. Nel secolo XVIII sopravvennero i Russi, occupati soprattutto nella caccia delle foche, trichechi, narvali; poi, nel secolo XIX, comparvero di nuovo i Norvegesi, introducendo metodi di caccia più progrediti, e imbarcazioni moderne; queste avevano tuttavia minor bisogno di appoggio, per il che le coste rimasero infrequentate, anche nella stagione estiva.
Sennonché le esplorazioni della seconda metà del sec. XIX rivelarono la costituzione del sottosuolo e la presenza di combustibili fossili in varî orizzonti, soprattutto del Carbonico. Ai Norvegesi si deve una primitiva installazione fatta già nel 1899, onde in quell'anno giunsero a Tromsö le prime tonnellate di carbon fossile; ma, accertata l'estensione dei bacini carboniferi (non meno di 8 miliardi di tonn. secondo i calcoli fatti), si accese la gara per il possesso dell'arcipelago, sul quale, accanto alla Norvegia, accampavano diritti la Svezia, la Russia, l'Olanda, l'Inghilterra. Varie imprese minerarie, finanziate dai diversi stati concorrenti, iniziarono la loro attività, e sorsero villaggi di minatori nella Baia dell'Avvento, nella Green Bay e altrove, nell'interno dell'Isfjord. Durante la guerra mondiale quasi tutte le iniziative rimasero nelle mani della Norvegia, lo stato più vicino e quello che nel più recente periodo aveva più attivamente promosso l'esplorazione dell'arcipelago: e a guerra finita alla Norvegia fu riconosciuto dalle potenze il possesso dello Spitsbergen, con atto del 9 febbraio 1920; l'U. R. S. S. rinunziava ai suoi diritti (15 febbraio 1924) riservando condizioni di favore ai proprî minatori. La presa di possesso definitiva data dal 14 agosto 1925.
L'arcipelago, insieme con l'Isola degli Orsi, è retto come parte integrante del regno (prov. di Tromsö) e col nome di Svalbard da un governatore, che risiede a Longyearbyen nella Baia dell'Avvento. La popolazione stabile era nel 1934 di 2415 ab., costituiti per la massima parte da minatori; in minor misura da pescatori, impiegati e dal personale di due stazioni radio. Longyearbyen ha 551 ab.; Barentsburg, presso lo sbocco dell'Isfjord, ne ha 1474; vi sono alcuni altri villaggetti minerarî, tra i quali uno di Russi (Arktik Ugol). Lo sfruttamento del carbone diede 40.000 tonn. nel 1914, ma ben 450.000 nel 1924, poi cadde a 250-300.000, ma nel 1934 risalì a 477.000 tonn., nonostante le condizioni particolarmente difficili nelle quali si effettua, onde il prezzo risulta molto elevato.
Le comunicazioni con la Norvegia sono mantenute regolarmente per tutto l'anno; funzionano un ufficio postale e una grande stazione radio. (V. tavv. LXI e LXII).
Bibl.: M. Conway, No Mans Land. A history of Spitzbergen, Cambridge 1906; G. Holmes, Spitzbergens Natur og Historie, Cristiania 1919; R. M. Rudmose Brown, Spitzbergen. An Account of exploration, hunting, the mineral richesses and future potentialities of an Arctic Archipelago, Londra 1920; H. Knothe, Spitzbergen. Eine landeskundliche Studie, Gotha 1933.