SPITZERTIPIA
. Procedimento fotomeccanico basato sulla proprietà delle mescolanze di colloidi con bicromati di formare, in determinate proporzioni, una grana naturale, essiccandosi su superficie lisce, come, ad esempio, quelle del vetro o dei metalli. Sulla utilizzazione pratica di questa formazione spontanea di grana agli scopi della fotoincisione, il pittore E. Spitzer di Monaco brevettò nel 1901 un suo metodo, mediante il quale rivestiva con una mescolanza di gelatina e gomma bicromatate la superficie di una lastra di rame, ottenendone, con l'essiccamento, la grana spontanea; vi stampava sopra un negativo normale a mezza tinta (ottenuto senza impiego di retino), incideva con percloruro di ferro, e ne ricavava una matrice atta alla stampa tipografica. Il procedimento in parola fu da lui chiamato spitzertipia. Prove di tale procedimento comparvero nell'anno 1905 alla Wiener photographische. Gesellschaft. Però non si può dire che esso abbia avuto una vera applicazione industriale; anche perché soppiantato, quasi al suo inizio, da altro procedimento consimile, la stagmatipia.