SPLUGA (A. T., 17-18-19 e 24-25-26)
Toponimo (dal latino spelunca) che ricorre più volte nella sezione mediana dell'arco alpino (oltre al villaggio svizzero di Spluga nella valle del Hinterrhein, v'è un altro Spluga sul Lago Sils), ma col quale s'intende di regola riferirsi al noto valico che s'apre fra il Pizzo Suretta (3027 m.) ad E., ed il Pizzo Tambò (3274 m.), dove alle Lepontine seguono le Retiche, sul confine italo-svizzero. Il valico, alto m. 2117, mette in comunicazione la Valle di S. Giacomo, percorsa dal Liro (che immette nel Mera poco a valle di Chiavenna) con quella del Häuser, affluente del Hinterrhein, e perciò il bacino dell'Adda con quello del Reno, rappresentando la via più breve e più agevole fra la Lombardia e i Grigioni (Coira). Conosciuto e utilizzato fin da epoca romana (Cuneus aureus), il valico crebbe d'importanza dopo l'apertura della rotabile costruitavi per volere del governo austriaco tra il 1819 e il 1822 su progetto dell'ingegnere Donegani. Il tratto Campodolcino-Isola, rovinato dal Liro nel 1834, fu sostituito dal tracciato Campodolcino-Pianazzo; ma il traffico del passo ebbe un grave colpo dall'apertura della linea ferroviaria del Gottardo (1882). Il piano dello Spluga, che precede sul versante italiano la salita al valico, racchiude oggi un vasto lago serbatoio (28 milioni di mc.) che convoglia le acque del Liro e dei torrenti Boggia e Truzzo, e alimenta la centrale di Mese (68.700 kW) a 3 km. da Chiavenna. (V. tavv. LXIII e LXIV).