sponda
Il vocabolo appare solo nella Commedia, col valore generico di " estremità ", " margine " di qualcosa (cinque volte in rima).
Può così designare le " rive " della palude Stigia (venia su per le torbide onde / un fracasso d'un suon, pien di spavento, / per cui tremavano amendue le sponde, If IX 66) o del Lete (Pg XXIX 89); l'" orlo " della ripa discoscesa che domina Malebolge (ei si volse inver' lo destro lato, / e alquanto di lunge da la sponda / la gittò giuso, If XVI 113), del pozzo dei giganti (più e più appressando ver' la sponda, XXXI 38), o di cornici del Purgatorio (X 22, XIII 81); un " lato " del ponte di Castel Sant'Angelo (da l'un lato tutti hanno la fronte / verso 'l castello e vanno a Santo Pietro, / da l'altra sponda vanno verso 'l monte, If XVIII 33); il " bordo " della valletta dei principi, considerato in due punti contrapposti (L'un poco sovra noi a star si venne, / e l'altro scese in l'opposita sponda, Pg VIII 32); un " fianco " del carro mistico nel Paradiso terrestre (XXX 61).