Spugne
Animali immobili
Le Spugne appartengono al phylum dei Poriferi. Vivono immobili, attaccate sui fondali del mare o delle acque dolci. Il loro corpo è disseminato di minuscole aperture attraverso le quali viene assorbita continuamente acqua che porta all’interno dell’organismo ossigeno e particelle alimentari. L’acqua usata viene quindi espulsa da grandi aperture
Molte persone rimangono meravigliate quando vengono a sapere che le Spugne sono animali. Infatti, la maggior parte delle persone identifica le spugne con quegli oggetti porosi ed elastici, fatti di materiale sintetico colorato, di forma varia, che si usano per lavarsi. Pochi sanno che i nostri nonni si lavavano con i Poriferi, o meglio con lo scheletro fibroso ed elastico di questi animali marini. Ancora oggi in alcuni negozi si vendono spugne vere, e queste vengono ancora pescate in grande quantità in particolari zone di Grecia, Turchia e Medio Oriente.
La difficoltà di riconoscere ai Poriferi la loro appartenenza ai Metazoi (animali pluricellulari) dipende dal fatto che una delle caratteristiche principali del mondo animale è il movimento, contrapposto all’immobilità del mondo vegetale. In realtà molti animali marini bentonici, soprattutto quelli coloniali, vivono più o meno immobili; solo osservandoli con la lente si possono rilevare movimenti di alcune parti del corpo o dei singoli individui che li costituiscono.
Le Spugne calcaree comprendono le forme di vita animale più semplici. Le loro dimensioni sono molto piccole poiché il loro corpo, simile a una botticella, non supera i 10 cm di altezza. Il loro apparato di sostegno è formato da elementi scheletrici di carbonato di calcio, detti spicole. Il foro di uscita dell’acqua di scarico (osculo) è spesso circondato da una corona di spicole più lunghe. Nelle forme più piccole e semplici (Leucoselenia) esiste una cavità unica all’interno del corpo (spongocele), rivestita da cellule specializzate per l’alimentazione (coanociti). Invece in quelle più evolute si osservano numerose cavità sparse tra le cellule della parete del corpo, ciascuna rivestita da coanociti. Le varie cavità scaricano l’acqua e i rifiuti in un corridoio centrale che conduce all’osculo.
Le Spugne silicee, dette anche spugne di vetro, hanno un apparato di sostegno formato da spicole di ossido di silicio. Vivono a gruppi in acque marine fino a 1.000 m di profondità. Lo scheletro siliceo del cestello di Venere (Euplectella) ha una forma tubulare e incurvata che costituisce un’elegante gabbietta cilindrica, alta più di 1 m. In Giappone viene venduto come regalo di nozze, essendo considerato il simbolo del legame matrimoniale: all’interno dello scheletro, infatti, si trova spesso una coppia di gamberetti che vivono in simbiosi con la spugna. Questi entrano nella gabbia di spicole quando sono larve ma poi, una volta cresciuti, vi rimangono prigionieri e si riproducono al sicuro dai predatori.
Le spugne usate per lavarsi appartengono alle Demospongie e sono caratterizzate da una struttura di sostegno formata da un reticolo tridimensionale di fibre morbide ed elastiche che si conserva anche dopo la morte dell’animale. Per via della proprietà di questo scheletro di assorbire l’acqua e di rilasciarla attraverso la pressione della mano, le spugne hanno trovato grande impiego per la pulizia del corpo e, quando nello scheletro sono incluse spicole calcaree, dei cavalli. Oggi la realizzazione di materiali spugnosi artificiali in poliestere ci permette di risparmiare questi esseri viventi e di ridurre l’impatto sui fondali marini. Esistono anche numerose spugne d’acqua dolce (famiglia Spongillidi) che hanno la capacità di sopravvivere al disseccamento temporaneo dei bacini grazie a forme di resistenza, le cosiddette gemmule. Queste sono piccolissime masse sferiche piene di cellule totipotenti, cioè capaci di svilupparsi formando una nuova spugna.