SQUARCIAFICO
– Il 23 marzo 1297, nel palazzo del Comune di Genova, il podestà approvò l’atto che sanciva l’adozione del medesimo cognome da parte di alcune famiglie e di conseguenza la costituzione di un ‘albergo’. Sollecitarono l’approvazione Urseto e Franceschino Squarciafico, Giacomo e Gabriele Bollerato e Gabriele Zerbino, i quali fecero menzionare al notaio che mise per iscritto il loro proposito la asserita, comune ascendenza con altre tre nobili famiglie ancora, vale a dire i de Rodulfo, i Parpaione e gli Urseto.
Nel rapporto della nuova aggregazione con le istituzioni comunali, il cuore dell’atto del 1297 – forse il primo di questa natura per la città ligure – era però l’aggiornamento dei registri dei contribuenti, per garantire l’identificabilità fiscale di chi aveva adottato il nuovo cognome.
La scelta dell’aggregazione era in parte motivata dall’imitazione del modello costituito dai quattro alberghi derivanti dalle più illustri e importanti famiglie cittadine (Doria e Spinola, Fieschi e Grimaldi), che realizzando una più salda organizzazione avevano fatto fronte dagli anni Sessanta del Duecento, oltre che alla dilatazione numerica di ciascuna, all’avanzata economica e politica del Popolo (Petti Balbi, 2007, p. 106).
Nel caso del più piccolo albergo Squarciafico, di cui un ramo proveniva proprio dal mondo dei mestieri poiché un Oberto Squarciafico risulta attestato come mulaterius tra il 1186 e il 1212, era forte però soprattutto la necessità di reagire tempestivamente ai conflitti che lacerarono la città ligure nei mesi precedenti il 23 marzo 1297, culminati nell’incendio della cattedrale di S. Lorenzo.
C’era dunque il desiderio di dare più nitida riconoscibilità al proprio insediamento, situato quasi dirimpetto alla chiesa matrice e costituito da molte case di pregio e dalle due torri delle famiglie di maggior importanza, cioè de Rodulfo e Squarciafico: erano tutte adiacenti l’una all’altra nello spazio compreso tra due piccole piazze e un paio di vicoli, come si riscontra già dagli anni Trenta del Duecento.
Mentre non è chiaro se la risoluzione di dar vita a un albergo fosse presa in una fase di contrazione o di crescita numerica delle sei famiglie oppure da parte di una nuova generazione che si affacciava su un turbolento scenario politico, la consociazione cementava la consolidata pratica di vicinato di lignaggi di diversa fisionomia, così come si ricava da atti disseminati in un gran numero di registri notarili.
Qualificati da un legame originario con la chiesa vescovile, i de Rodulfo rientravano nel ceto consolare del primo Comune, risultando Lanfranco console già nel 1136; subirono però un declino dalla seconda metà del Duecento. Gli Squarciafico appartenevano invece a un’esuberante élite del denaro, segnalandosi almeno dagli anni Sessanta del XII secolo, quando un Oberto attuò un prestito cospicuo al re di Sardegna Barisone; solo da metà Duecento pervennero a uffici di governo. Avevano un ruolo di contorno le altre quattro famiglie, che esprimevano più di rado pubblici funzionari: risultassero esse una costola dei de Rodulfo come gli Urseto negli anni Settanta del XII secolo, oppure tentassero un’adesione ai de Rodulfo come i Bollerato negli anni Sessanta del Duecento.
Il carattere avvolgente del nuovo istituto si avverte, per esempio, già nelle precedenti scelte di alcune delle sei famiglie a compiere talvolta insieme sostanziosi investimenti commerciali in cui si condivideva il rischio (commende), a ricorrere talora simultaneamente al medesimo notaio (Ingo Contardi nel 1234) con conseguente conoscenza reciproca delle scelte economiche, e anche a mostrarsi allineate rispetto al tentativo, generalizzato a partire dalla metà del XII secolo, di comprimere le iniziative in campo economico e patrimoniale delle donne di famiglia.
Appaiono rare le menzioni degli Squarciafico quale corpo collettivo successive al 1297: è prudente perciò non caricare di eccessivo significato, in quanto espressione dell’albergo nel suo insieme, l’affiorare occasionale nelle fonti e negli studi condotti su quell’arco cronologico di individui recanti il cognome Squarciafico (caduto ormai ogni richiamo agli altri cognomi).
Nel corso del Trecento l’albergo Squarciafico si presentava quale fortilizio sicuro, se poté dare rifugio al doge Simon Boccanegra, costretto nel 1344 ad abbandonare il palazzo pubblico (Georgii et Iohannis Stellae Annales, a cura di G. Petti Balbi, 1975, p. 141). Ma l’albergo poteva quanto meno fornire ancoramento nella madrepatria e offrire sussidio per i membri che trascorrevano oltremare lunghi periodi: accanto a patroni di navi e ammiragli si può ricordare Guirardo, che nel 1391 con Moruelo Cigala acquisì per dieci anni dalla maona di Chio, cioè il consorzio di cittadini cui Genova affidava l’amministrazione dell’isola greca nota per la produzione di mastice, l’esclusività della redditizia vendita di questa resina.
Altri Squarciafico furono attivi fino all’ultimo nelle distanti propaggini genovesi in Crimea: nel 1461 e nel 1466 Giovanni Battista e Giuliano lasciando la carica di castellani della città di Soldaia rilevarono la gabella sugli schiavi e sulla vendita del vino; mentre Oberto, che nel 1471 aveva occupato il prestigioso ufficio di priore del Consiglio dei dodici anziani nella città ligure (Archivio di Stato di Genova, Diversorum, 94/589, c. 41r), tra il 1474 e il 1475 era uno dei due tesorieri di Caffa, prima di essere ucciso durante la presa della città, nel giugno del 1475, attuata da Maometto II (Balard, 2017, pp. 326, 849, 869 s.). La permanenza nel più alto rango nobiliare è palese dal fatto che nel 1492 gli Squarciafico risultavano esercitare un giuspatronato su ben due capellanie – di sessanta complessive – nella cattedrale (Grendi, 1975, p. 264).
Le poche registrazioni fiscali pervenute restituiscono la consistenza di questo organismo, che continuò a essere un piccolo albergo: quindici erano i contribuenti nel 1356-64; tra i quattordici e i diciassette nel 1414, allorché furono censite dodici case e due torri; dieci nel 1446 (Grendi, 1975, p. 301; Grossi Bianchi - Poleggi, 1979). Quando nel 1528 a Genova si procedette a una profonda riforma costituzionale e furono selezionati, tra l’altro, ventotto alberghi a fare da ‘contenitori’ del ceto di governo (Pacini, 2003, p. 347), la maggior parte degli Squarciafico si aggregò al limitrofo albergo Cigala, se è attendibile quanto tramanda l’erudizione ottocentesca (Canale, 1845).
Le difficoltà a tracciare gli sviluppi di questa consociazione (bastino due domande: chi e come ne assumeva la leadership? Quali scelte si attuavano in campo matrimoniale?) sono del tutto analoghe a quelle che si incontrano per gli altri alberghi, che nella città ligure si moltiplicarono dal Trecento con una tenuta plurisecolare: un ambito di indagine inesplorato per cui occorre ancora affinare una metodologia appropriata, anche per sormontare lo scoglio del setacciamento delle straordinarie fonti genovesi, e in particolare delle centinaia di cartolari notarili disponibili anche per il periodo che abbraccia il tardo Medioevo e la prima età moderna.
Fonti e Bibl.: Georgii et Iohannis Stellae Annales Ianuenses, a cura di G. Petti Balbi, Bologna 1975, pp. 141 s., 352 s., 360, 374.
M.G. Canale, Storia civile, commerciale e letteraria dei genovesi dalle origini all’anno 1797, III, Genova 1845, p. 297; E. Grendi, Profilo storico degli alberghi genovesi, in Mélanges de l’École française de Rome, LXXXVII (1975), 1, pp. 241-302 (in partic. pp. 251, 264, 273); L. Grossi Bianchi - E. Poleggi, Una città portuale del Medioevo. Genova nei secoli X-XVI, Genova 1979, p. 212; A. Pacini, La repubblica dei Genovesi nel secolo XVI, in Storia di Genova. Mediterraneo, Europa, Atlantico, a cura di D. Puncuh, Genova 2003, pp. 325-390; G. Petti Balbi, Governare la città. Pratiche sociali e linguaggi politici a Genova in età medievale, Firenze 2007 (in partic. p. 106); M. Balard, Gênes et la mer. Genova e il mare, Genova 2017, pp. 147, 326, 838, 849, 869 s.; P. Guglielmotti, «Agnacio seu parentella». La genesi dell’albergo Squarciafico a Genova (1297), Genova 2017.