squatrare (isquatrare)
Metatesi di ‛ squartare '. Ricorre in If VI 18 graffia li spirti ed iscoia ed isquatra (con protesi di i-), a indicare l'atto di " fare a pezzi ", " con suono suggestivo di squarcioso fragore, e al vertice della ascendente gradazione: graffiare, scuoiare, disquartare " (Mattalia). Per la rima rara e aspra in -atra, vedi RIMA 12.1.
Si tratta di " vocabolo popolare " secondo il Parodi, in cui si hanno anche considerazioni sui valori semantici del verbo sino al Petrarca e al Boccaccio (cfr. Lingua 242), con esempi anteriori a D.: cfr. Monte Andrea Tanto m'abonda, in cui si ritrova " ché tal colpo sì 'l cor de l'omo squatra ", in rima con latra, tanto che il Contini parla di una ‛ mediazione ' tra Guittone e " il Dante in largo senso ‛ petroso ' " (Poeti I 447).
Per le varianti disquatra, isquatra, squatra, v. Petrocchi, Introduzione 172.
Ancora, in Rime CIII 54 Così vedess'io lui fender per mezzo / lo core a la crudele che 'l mio squatra.
Bibl. - F. Torraca, recens. a La D.C. di D.A. con commento del prof. Giacomo Poletto, in " Bull. " II (1895) 139; F. Mazzoni, Il canto VI dell'Inferno, in Nuove Lett. 153.