SQUILLACE, Leopoldo De Gregorio, marchese di Vallesantoro e di
Siciliano di oscura origine, iniziò la sua fortunata carriera a Napoli, quale contabile della casa commerciale dei Berretta, dalla quale gli fu commesso l'appalto degli approvvigionamenti dell'esercito. Conosciuto, pertanto, dal re Carlo di Borbone come abile e operoso, fu preposto all'amministrazione generale della dogana di Napoli (1746), e poi, di fatto, alla segreteria di Azienda, di cui ebbe anche gli onori e le prerogative, allorché (1753) fu giubilato il titolare Brancaccio. Ottenne allora il titolo ad personam di marchese di Vallesantoro, a cui fu aggiunto in seguito (1755) l'altro, trasmissibile, di Squillace. Con la nomina del marchese Fogliani a viceré di Sicilia, ebbe anche il dicastero della Guerra, Narina e Commercio, guadagnandosi, peraltro, l'odio di Bernardo Tanucci e della corte. Attese allora a parecchie riforme nell'esercito e particolannente nelle finanze del regno, fra le quali vanno ricordati il tentativo del riscatto delle rendite alienate e la conseguente istituzione d'una Giunta delle ricompre, che fece abbassare ai "consegnatarî di adoa" il tasso dal 7 al 4 per cento, con un'economia annua, per l'erario, di duecentomila ducati. Anche in Spagna, peraltro, dove seguì (1759) il sovrano come segretario di Azienda prima, e poi anche di Guerra, Grazia e Giustizia, se pose la maggiore energia nell'amministrazione della cosa pubblica - creò, fra l'altro, il Collegio d'artiglieria, riformò l'esercito, ordinò numerose opere pubbliche - e raggiunse tanto potere da esser nominato il "tutore del re", non seppe guadagnarsi l'affetto dei suoi amministrati.
Quando cominciò a voler riformare i costumi e persino la foggia di vestire, l'opposizione sorda sfociò nella rivolta madrilena del 1766, e il re fu costretto a mandarlo in esilio. Solo anni dopo fu nominato ambasciatore a Venezia, dove morì il 15 ottobre 1785.
Bibl.: Danvila y Collado, Reinado de Carlos III, Madrid 1892; M. Schipa, Il regno di Napoli al tempo di Carlo Borbone, Milano-Roma-Napoli 1923, II, passim. Per alcuni giudizî del Tanucci su di lui, B. Croce, Uomini e cose della vecchia Italia, Bari 1927, II, pp. 22, 30.