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Rāmānuja, Śrī

Dizionario di filosofia (2009)
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Ramanuja, Sri


Rāmānuja, Śrī

Filosofo e teologo indiano (secondo la tradizione n. Perumbudur, Tamil Nadu, 1017- m. 1137; secondo alcuni studiosi n. 1077 - m. 1157; secondo altri, n.1056 - m. 1137). È considerato il principale esponente del Viśiṣṭādvaita Vedānta, la dottrina filosofica degli aderenti allo Śri Viṣṇuismo. Nato in una famiglia di brahmani, seguendo le tradizioni familiari, R. sposò a sedici anni una giovane della stessa casta. I racconti agiografici narrano però della sua ammirazione per la devozione di un maestro viśiṣṭādvaitin di infima casta, che non lo accettò per questo come proprio discepolo. R. fu quindi a lungo discepolo di Yādavācārya, un esponente dell’Advaita Vedānta. Il loro diverso approccio portò però a dissapori, in seguito ai quali R. si recò dal celebre Yāmunācārya (ca. 926-1028), il sistematizzatore del Viśiṣṭādvaita Vedānta, per chiedergli di accettarlo come discepolo, ma lo trovò già morente. R. divenne perciò discepolo di un discepolo di Yāmuna e subito dopo asceta rinunciante (sannyāsin). A R. sono attribuite nove opere, di cui le principali sono il Vedārthasaṅgraha («Compendio del significato dei Veda», un commento a passi delle Upaniṣad), il commento alla Bhagavadgītā e il suo opus magnum, il commento al Brahmasūtra noto come Śrībhāṣya («Commento del venerabile [Rāmānuja]». Questo rappresenta un punto di riferimento essenziale per la filosofia indiana successiva, sia per la forma di Vedānta teista che vi viene proposta e dettagliatamente esaminata sia per la forma dialettica del trattato, articolato in una lunga esposizione della posizione avversaria (pūrvapakṣa, ➔ Mīmāṃsā) seguita da una lunga esposizione della propria tesi (siddhānta). L’oppositore principale di R. è l’Advaita Vedānta di Śaṅkara e in misura minore la corrente bhedābhedavāda del Vedānta (➔), sostenitrice della tesi che fra brahman, mondo e ātman esista un rapporto di differenza e di non-differenza allo stesso tempo. Spiega invece R. che il brahman è il «controllore», l’anima del mondo inteso come il suo corpo poiché come il corpo dipende per vivere dall’anima, così il mondo dipende dal brahman. Il brahman è inoltre dotato di qualità (saguṇa, ➔ guṇa) ed equivale a un Dio personale, al contrario di quanto affermato dall’Advaita Vedānta. I passi delle Upaniṣad che affermano che il brahman è esistenza (sat), coscienza (cid) e beatitudine (ānanda) equivalgono infatti a dire, continua R., che queste sono attributi di quello e non che fra i due non ci sia alcuna distinzione. La pluralità del mondo è anche dimostrata sulla base del fatto che ogni conoscenza è necessariamente intenzionale, ossia rivolta a un oggetto esterno, è sempre ‘conoscenza di’. Nel fondare la conoscenza, quindi, si fonda anche necessariamente l’esistenza di un suo contenuto. R. può così mantenere una posizione realista, per la quale esistono una pluralità di anime individuali e oggetti inanimati. Il termine viśiṣṭādvaita (letteral. «non dualità del [brahman] qualificato»), successivo a R., allude alla reale esistenza delle qualificazioni del brahman/Dio, di per sé non duale. Anime individuali e sostanze inanimate esistono in forma sottile in Dio e vengono manifestate nel momento della creazione (per R., come per ogni altro pensatore indiano, creazione e distruzione del mondo si alternano ciclicamente) in accordo con un Suo desiderio. Come un attributo non esiste a prescindere dalla sostanza in cui inerisce, così anime individuali e sostanze inanimate non esistono a prescindere dal brahman che quindi può esser detto non-duale (advaita). Per la dottrina della causalità, Svābhāvikabhedābheda (➔) Vedānta, con riferimento alla scuola. La dottrina di R. sarà ulteriormente elaborata da Vedānta Deśika.

Vedi anche
Śaṅkara Śaṅkara ‹šaṅ-›. - Filosofo indiano (n. 788 - m. 820), nativo del Malabar, noto anche con l'appellativo Śaṅkarācārya ("Il maestro Śaṅkara"). Capo-scuola del sistema Vedānta, Ś. fu discepolo di Gauḍapāda e fu considerato il più importante filosofo e riformatore dell'induismo. Assertore di un rigoroso monismo ... Rāmānanda Rāmānanda. - Filosofo indiano (1400 circa - 1470), discepolo di Rāmānuja (v.). Fondò il bhaktimārga, ovvero una corrente religiosa monistica che teorizzava la realizzazione della salvezza attraverso la "via della devozione" a un dio assoluto, il quale, manifestandosi nel mondo e trasferendo i suoi attributi ... Advaita Nella filosofia indiana, la dottrina monistica che, trattata nelle Upaniṣad e ulteriormente sviluppata nel sistema Vedānta, afferma l’identità del Brahman o Paramātman (anima universale) con lo Ātman o Jīvātman (anima individuale). Secondo questa dottrina la pluralità delle cose, quali appaiono ai nostri ... Swāmi Nārāyaṇa Swāmi Nārāyaṇa ‹svàami naaràaiana›. - Maestro spirituale indù (n. presso Ayodhya 1781 - m. 1830). In età giovanissima scelse di seguire la via ascetica, approdando ben presto al Satsang, ordine monastico di ispirazione kriṣṇaita, fondato da Swāmi Rāmānanda, di cui divenne il successore. Sotto la sua ...
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    RĀMĀNUJA Luigi Suali . Filosofo e riformatore religioso dell'India, fiorito nel sec. XI: la tradizione lo fa nascere nel 1017 e morire nel 1137. Seguace dapprima del monismo di Śaṃkara, se ne staccò ben presto per professare un suo monismo "qualificato" o limitato (viśiṣṭādvaita): pur rimanendo nella ...
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