ŚṚṄGAVERAPURA
Sito monumentale posto lungo la riva destra del Gange, 36 km a NO di Allahabad (India; v. prayāga), facente parte, insieme con altri quattro siti della regione, Ayodhyā e Nandigrāma a N, Bharadvāja Āśrama presso Allahabad e Chitrakūṭa a SE, dei luoghi chiamati a mostrare la storicità di uno dei grandi poemi epico-religiosi indiani, il Rāmāyaṇa. Il nome di Ś. deriva da quello dell'asceta Ṛśyaśṛṅga, che secondo la tradizione aveva qui il suo eremitaggio. Dagli scavi, sistematici o costituiti da piccoli saggi, condotti nei siti citati negli anni '70 e '80, si è stabilito che solo con la comparsa della Northern Black Polished Ware (NBPW, Ceramica nera polita del Nord) nel VII sec. a.C. (data sostenuta dal responsabile del «Progetto Rāmāyaṇa ») essi furono contemporaneamente in vita. Ad Ayodhyā in particolare - sito chiave del Rāmāyaṇa - nessun orizzonte culturale precedente la NBPW è stato sinora osservato.
Orizzonti culturali più antichi sono stati identificati soltanto a Śṛṅgaverapura. Il primo, risalente alla fine del II millennio, è caratterizzato da frammenti di incannucciata provenienti da abitazioni e da un'industria ceramica rossa documentata da forme quali ciotole, larghi bacini e giare, che costituisce una variante della Ochre Coloured Ware (una ceramica di derivazione vallinda) diffusa più a O. Una breve cesura separa questo dal successivo orizzonte, individuato grazie alla presenza di ceramica a ingobbio nero, rossa e nera e grigia brunita. Il terzo periodo, caratterizzato dalla NBPW, va dal VII sec. al 200 a.C. circa, e il quarto, di cui è tipica la ceramica rossa, si distingue per la costruzione di una colossale riserva idrica, la maggiore che ci sia nota dall'India antica.
Si tratta di una struttura lunga complessivamente quasi 250 m, un tempo più distante dal fiume di quanto oggi non sia, e alimentata dalle sue acque attraverso un nullah che ne riceveva il flusso nei periodi di piena, scaricandolo in un canale di alimentazione che s'immetteva a sua volta in una camera di deposizione del limo. Uno stretto canale, il cui fondo era a una quota più alta di quello della camera di deposizione, consentiva l'immissione delle acque nella prima vasca della riserva articolata in tre parti. La prima vasca (A), rettangolare, di c.a 30 x 10 m all'interno; aveva due (e forse tre) successive pareti di contenimento in mattoni cotti, come le due vasche successive. Il suo fondo, in leggero pendio, consentiva ai limi residui di depositarsi prima del passaggio delle acque nella grande vasca centrale (B), lunga c.a 120 m, che accoglieva acque perfettamente pulite. Una serie di scale ricavate nelle pareti di contenimento permetteva l'accesso al livello dell'acqua; dei pozzi scavati sul fondo consentivano l'approvvigionamento idrico anche dalla falda. La terza e ultima vasca (C), collegata alla precedente da un lungo canale, era di forma circolare, e sembra abbia avuto una funzione rituale. Tra i materiali di colmata sono stati rinvenuti numerosi frammenti di figurine fittili rappresentanti divinità quali Kubera, Śiva, Pārvatī, i nāga, ecc.
La riserva idrica di S. fu costruita nella seconda metà del I sec. a.C. e rimase in funzione fin Verso la fine del I sec. d.C., quando fu messa fuori uso da un'inondazione particolarmente violenta. Si è ipotizzato che la sua costruzione si debba al re del Kośala Dhanadeva, ma non mancano le difficoltà per sostenere questa tesi. È certo che un'opera di questo tipo va vista sullo sfondo del rapido mutamento culturale e materiale indotto dagli avvenimenti che portarono prima alla dominazione śaka e poi a quella kuṣāṇa. Essi suscitarono complesse risposte da parte delle forze politiche, religiose ed economiche indigene. Nel II sec. d.C., in luogo della riserva idrica originaria ne venne utilizzata una con pareti in argilla, alimentata dalle sole acque piovane. Lo scavo ha messo in luce anche un complesso abitativo del III sec. d.C.
Il rapporto di Ś. con il Rāmāyana e con i siti sopra ricordati non è, per ora, chiaro, e si attendono le annunciate pubblicazioni di tutti gli scavi per avere una visione più precisa dell'intera questione.
Bibl.: B. B. Lal, The Two Indian Epics vis-à-vis Archaeology, in Antiquity, LV, 1981, pp. 27-34; B. B. Lal, K. K. Sharma, The Date of King Dhanadeva of Kośala: a Re-examination of the Palaeographic and Historical Evidence, in. Purātattva, XIX, 1988-1989, pp. 38-42; B. B. Lal, Excavations at Śṛiṅgaverapura (1977-86), I, Nuova Delhi 1993.