stabile
Come " fermo nello spazio ", " immobile ", in Cv III V 7 per lui [Aristotele] quivi è provato, questo mondo, cioè la terra, stare in sé stabile e fissa in sempiterno (si noti la relazione etimologica ‛ stare-s. ').
Come " fermo nel tempo ", " perpetuo ", in Cv I V 7, a proposito del volgare, che è non stabile e corruttibile mentre il latino è perpetuo e non corruttibile, dove la stabilità è assunta come segno di perfezione.
È opposto di " mutevole ", " variabile nei sentimenti ", nel passo del Convivio in cui D., accennando al suo amore per la Donna gentile, si difende dall'accusa di levezza d'animo, di scarsa fedeltà a Beatrice: per la sua eccellenza manifesta, avere si può considerazione de la sua virtude; e per lo 'ntendimento de la sua grandissima virtù si può pensare ogni stabilitade d'animo essere a quella mutabile e però me non giudicare lieve e non stabile (Cv III I 12).