stafilococco
Batterio gram-positivo, di forma sferica, immobile, appartenente al genere Staphylococcus. Gli s. sono aerobi e talvolta anaerobi facoltativi, e possono trovarsi isolati o uniti in piccoli grappoli; crescono sui comuni terreni di coltura, a temperature comprese tra i 10 °C e i 45 °C, con un optimum a 37 °C. Pur non producendo spore, gli s. sono molto resistenti agli agenti chimici e fisici; devono il loro potere patogeno alla proprietà di elaborare particolari enzimi (coagulasi, catalasi, stafilochinasi, beta-lattamasi, ecc.) e tossine (enterotossine, emolisine, ecc.). Alcuni ceppi sono capaci di moltiplicarsi in numerosi alimenti (tra cui il latte) e causare gravi tossinfezioni alimentari.
Gli s. aerobi che interessano la patologia umana si distinguono in base alla capacità di produrre l’enzima coagulasi. Le specie più diffuse sono: S. epidermidis, coagulasi-negativo, saprofita normalmente presente nella cute, ma che può causare gravi infezioni (per es., nei portatori di cateteri e negli individui immunocompromessi); S. aureus, coagulasi-positivo, che rappresenta l’agente eziologico di vari e frequenti processi infettivi a carattere suppurativo. Le infezioni stafilococciche interessano frequentemente la cute e i suoi annessi (acne, foruncolo, favo, impetigine, ecc.), ma ceppi batterici ad azione molto invasiva possono passare in circolo e localizzarsi in organi profondi: ossa (osteomieliti stafilococciche), apparato respiratorio (partic. grave la polmonite stafilococcica dei neonati), apparato urinario, ecc. La terapia delle infezioni stafilococciche è un problema complesso, a causa soprattutto della sempre crescente diffusione di ceppi antibioticoresistenti.