stagioni
I quattro tempi dell’anno
Il ciclo delle stagioni – estate, autunno, primavera e inverno – ciascuna con i suoi colori, le sue costellazioni, le sue attività caratteristiche, scandisce il trascorrere di un intero anno solare. Solstizi ed equinozi segnano il passaggio da una stagione all’altra e per superare i rigori dell’inverno o la calura estiva piante e animali mettono in atto vere e proprie strategie di adattamento
Il giallo intenso del grano d’estate, le tinte calde e terrigne dell’autunno, il bianco dell’inverno ammantato di neve, il verde umido dell’erba appena spuntata a primavera: sono queste le immagini che nel nostro emisfero e alle nostre latitudini accompagnano il ciclo delle stagioni. Estate, autunno, inverno e primavera sono i quattro periodi astronomici in cui è stato suddiviso l’anno solare, il tempo impiegato dalla Terra per completare la sua orbita attorno al Sole. Con il loro susseguirsi ininterrotto e regolare segnano il trascorrere degli anni tanto che, sin da epoche remote, quando ancora i calendari non esistevano, i popoli primitivi se ne sono serviti per segnare il tempo, segnalato dalle gemme spuntate a primavera, dal rigore degli inverni o dal rigoglio delle messi in estate.
Alle medie latitudini le stagioni hanno caratteristiche analoghe, anche se sono invertite nei due emisferi. Così in Australia il Natale si trascorre in spiaggia, comodamente distesi al Sole. Ai tropici invece le stagioni si manifestano con piogge torrenziali e periodiche, alternate a periodi di completa siccità.
La Terra è una ‘trottola’ astronomica. Come il giocattolo, infatti, essa non ruota attorno al suo asse restando perfettamente diritta, ma si mantiene inclinata di circa 23° rispetto al piano dell’orbita. Durante questo movimento di rotazione, che dura 24 ore, gli emisferi settentrionale e australe si trovano, prima l’uno e poi l’altro, rivolti verso il Sole e ne ricevono i raggi in modo più diretto.
L’avvicendarsi delle stagioni si riflette sulla durata del giorno e della notte. Le ore di luce – il giorno – aumentano nell’emisfero settentrionale nel corso dell’inverno e della primavera, fino al 21 giugno, data del solstizio d’estate – che segna l’inizio di questa stagione – in corrispondenza del quale al di sopra dell’Equatore si registra la giornata più lunga; la situazione opposta si verifica invece durante l’estate e l’autunno fino all’inizio dell’inverno (il solstizio d’inverno cade il 22 dicembre). La durata del giorno è invece la stessa ovunque in corrispondenza degli equinozi di primavera (20 o 21 marzo) e d’autunno (22 o 23 settembre) – che corrispondono all’inizio di queste stagioni – quando i raggi solari che raggiungono la Terra sono perpendicolari all’Equatore. Nei solstizi i raggi solari sono perpendicolari ai tropici, che segnano i confini delle aree della Terra dove la durata del giorno non cambia in modo significativo da stagione a stagione. Ai poli invece si registrano alternativamente sei mesi in cui le ore di oscurità prevalgono nettamente su quelle di luce e sei mesi in cui si verifica la situazione opposta.
A seconda della stagione e dell’emisfero le stelle non sono sempre visibili allo stesso modo. Il loro moto apparente, studiato sin dall’antichità, ha avuto notevoli ripercussioni sullo sviluppo della navigazione. Le traversate marittime avvenivano esclusivamente nella ‘bella’ stagione e la Stella Polare era il riferimento per individuare il Nord nell’emisfero boreale poiché era visibile tutto l’anno. Culti e riti nascevano poi per rendere omaggio alle divinità associate alle stelle più luminose del cielo estivo e invernale. Le stagioni incidono molto sul clima, soprattutto nelle regioni temperate dove più marcata è la differenza tra estate e inverno.
In queste zone piante e animali hanno messo a punto vere e proprie strategie di sopravvivenza per superare i periodi sfavorevoli dell’anno. Vediamo, infatti, che le piante a foglia larga ingialliscono in autunno e rifioriscono in primavera, mentre mammiferi come gli orsi vanno in letargo per superare i rigori dell’inverno e molti uccelli migrano nelle regioni più calde all’appressarsi della brutta stagione. Inoltre, in genere i cuccioli vengono messi al mondo in primavera o in estate, quando la disponibilità di cibo è maggiore.