STAGNO
(XXXII, p. 453; App. II, II, p. 886; III, II, p. 818; IV, III, p. 445)
Dopo il massimo storico, raggiunto nella seconda metà degli anni Settanta, la produzione mondiale di s. ha segnato una progressiva contrazione fino a raggiungere, agli inizi degli anni Novanta, i livelli già segnati un trentennio prima. Le ragioni di un tale andamento risiedono nella forte concentrazione geografica della produzione, che conferisce al mercato dello s. carattere alquanto speculativo. Carattere rafforzatosi negli ultimi anni, malgrado l'esperienza multidecennale maturata attraverso gli accordi internazionali in materia, che hanno anche accentuato i processi di sostituzione dello s. con altri materiali, specie nel settore degli imballaggi alimentari. Al notevole rialzo dei prezzi specialmente dopo le crisi petrolifere, poco o affatto calmierato dall'aumento della produzione da parte del Brasile e della Cina popolare, i principali paesi consumatori (USA, Unione Europea e Giappone assorbono da soli ben oltre la metà dell'offerta) hanno proceduto rapidamente da un lato a ridurre il consumo di s. per unità di ricchezza prodotta e, dall'altro, a dismettere anche la residua attività di produzione primaria, per indirizzarsi a processi produttivi di seconda fusione in funzione calmieratrice e di riciclaggio. Con la riduzione dell'offerta sopportata prevalentemente dalla Malaysia, dove pure è stato messo a coltura il più grosso giacimento mondiale, e dalla Thailandia, è diminuito il peso dell'area sudorientale asiatica, mentre si è fatto più consistente il ruolo del Sudamerica e della Cina.