STALAGMOMETRIA (dal gr. στάλαγμα "goccia" e μέτρον "misura")
È la misura del numero esatto di gocce fornito da una data quantità di liquido in determinate condizioni. Questo numero è in rapporto con la tensione superficiale del liquido.
Fra le proprietà fisiche che caratterizzano un liquido v'è la cosiddetta tensione superficiale o capillarità: proprietà che si rende manifesta esclusivamente alla superficie dei liquidi stessi e che varia con la natura dei liquidi e con quella del mezzo che li delimita. Si può avere una chiara concezione della natura della tensione superficiale, ritenendo che le singole molecole di un liquido s'attraggano reciprocamente. Nella massa del liquido queste attrazioni fra molecola e molecola, essendo simmetriche in ogni direzione, s'annullano fra loro. Invece negli strati superficiali del liquido, le molecole sono sottoposte a un'attrazione da strati molecolari sottostanti, mentre dal lato libero o non sono sottoposte ad alcuna attrazione - se c'è il vuoto - o sono sottoposte a un'attrazione di diversa intensità, secondo la natura del mezzo ambiente. Se, come succede tra un liquido e un gas - come l'aria - l'attrazione delle molecole superficiali verso l'esterno del liquido, cioè verso l'aria, è minore di quella verso l'interno, è evidente che queste molecole si verranno a trovare in condizioni speciali; in particolare esse mostreranno una tendenza a venire "succhiate" nell'interno del liquido, cioè questo mostrerà una tendenza a ridurre al minimo la sua superficie libera. Per questa ragione, una qualsiasi massa di liquido, se non fosse sottoposta alla gravità, assumerebbe sempre, in condizioni di equilibrio, la forma d'una sfera, che è quella che ha la minima superficie per un dato volume. E veramente s'osserva che piccole masse liquide - piccole gocce - tendono più o meno ad assumere la forma sferica, e se si dispone un liquido in sottilissimo strato e sotto forma di bolla (bolle di sapone) esso assume una forma perfettamente sferica essendo trascurabile l'influenza della gravità. Semplificando le cose, possiamo dire che i liquidi si comportano come se la loro superficie fosse costituita da un'esilissima membrana elastica in tensione. Questa è la ragione per cui, facendo uscire lentamente un liquido da un tubicino, si formano gocce più o meno pesanti secondo la resistenza di questa membrana, cioè secondo il valore della tensione superficiale. Per questo la misura delle gocce (stalagmometria) può servire a misurare la tensione superficiale.
Un apparecchio molto semplice utilizzato a tale scopo è il contagocce di Duclaux, che è una pipetta calibrata di 5 cmc. terminante con un capillare di tale diametro che l'acqua distillata formi 100 gocce. Per avere la tensione superficiale di un liquido si contano le gocce e si divide per 100 e poi per la densità: si ha così l'inversa della tensione superficiale rispetto all'acqua considerata come campione.
Su identico principio è fondato lo stalagmometro di Traube che è comunemente usato nelle ricerche biologiche (v. figura).
Per quello che concerne la biologia, la misura della tensione superficiale dei liquidi organici normali e patologici (succo gastrico, urine, siero di sangue), non ha trovato applicazioni molto utili. Tuttavia viene utilizzata in alcuni casi, come p. es. nella determinazione di fermenti lipolitici (lipasi) del sangue, fondandosi sul fatto che tali fermenti scindono un grasso come la tributirrina - che ha molta influenza sulla tensione superficiale dell'acqua in cui è disciolta - nei suoi costituenti, acidi grassi e glicerina, che non hanno quasi influenza sulla tensione superficiale. Cosicché, dal numero delle gocce di una soluzione di tributirrina si può dedurne la concentrazione e, misurandola prima e dopo che vi si è fatto agire il fermento lipolitico, si viene a conoscere la concentrazione di quest'ultimo. Un'altra applicazione diagnostica della stalagmometria la si ha nella cosiddetta reazione meiostagminica di Ascoli e Izar, che è fondata sull'abbassamento della tensione superficiale che ha luogo in una miscela di siero di sangue di un soggetto malato con l'agente della malattia. La si è applicata nella diagnosi della sifilide, tubercolosi, echinococco, ma soprattutto dei tumori maligni, misurando le variazioni della tensione superficiale di un miscuglio di siero di sangue del malato con un estratto alcoolico etereo di sostanza tumorale, oppure, ciò che torna lo stesso come s'è visto, con soluzioni di determinati acidi grassi. La specificità di queste reazioni è relativa, potendosi avere risultati positivi in malattie assai diverse; ma, circondandosi di precauzioni, si possono in alcuni casi avere risultati diagnostici attendibili.