STALINGRADO (XXXII, p. 460; App. II, 11, p. 887)
Distrutta durante la seconda guerra mondiale, fu ricostruita secondo un grandioso e moderno piano urbanistico. La nuova città (circa 660.000ab. nel 1960), sviluppatasi lungo la riva destra del Volga, con una lunghezza di 70 chilometri, si presenta come una vera e propria moderna "città lineare". Tre lunghissime strade diritte si svolgono secondo tutta la lunghezza; servízî di tram ed autobus veloci oltre ad una ferrovia urbana ed a un servizio di battelli sul Volga collegano praticamente i più lontani punti. I quartieri sono quattro, ognuno costruito come una città a sé stante, con tutte le attrezzature e i servizî necessarî. Ogni quartiere a sua volta ha dei microrions, ciascuno delimitato da quattro strade nel cui interno ci sono strade solo per i pedoni. Gli architetti si sono preoccupati di creare vaste zone di verde, utilizzando l'acqua della centrale elettrica sul Volga. Tutta l'attrezzatura industriale è stata pure ricostruita; sorgono di nuovo i grandiosi complessi siderurgici (Krasnij, Oktjabr′) e meccanici (fabbriche di trattori, raffinerie di petrolio, laboratorî per la lavorazione del legno). La navigazione acquea interna è divenuta intensa per il nuovo canale Volga-Don, che unisce S. alla regione ferro-carbonifera del Donec. Presso la città, a monte e a valle, sono state costruite due grandi centrali idroelettriche fra le più potenti del mondo. Nel novembre 1961 la città, in relazione all'indirizzo espresso dal XXII congresso del PCUS, ha assunto il nome di Volgograd.
Bibl.: J. Gunther, Russia-Oggi, Milano 1958; F. Funghi, Stalingrado città giovane e immortale, in Realtà Sovietica, n. 10, ottobre 1959.