STAMNOS VIENNESE 318, Pittore dello
Gruppo di una trentina di vasi etruschi a figure nere, con notevole varietà di soggetti, detti anche vasi Orvietani. La maggior parte dei vasi proviene da Orvieto, per cui si può parlare di una fabbrica Orvietana.
La tecnica è scadente; alcuni vasi hanno una ingubbiatura avorio. Mancano il bianco ed il rosso; è usato solo il contrasto tra il chiaro e lo scuro. Per la forma i vasi si rifanno ai modelli greci, le anfore di Firenze e di Filadelfia sono molto vicine a quelle del Gruppo delle Foglie di Edera. In seno al gruppo stesso il Dohrn distingue due sottogruppi, da attribuirsi alla giovinezza e alla maturità del pittore: la cosa però ha bisogno di essere maggiormente chiarita e comunque pare prudente parlare di un gruppo più che di un pittore.
Tipica la sintassi decorativa delle anfore: mancano i raggi al piede e la spalla non ha mai una decorazione figurata, bensì una striscia di pennellate verticali che pendono dalla base del collo, ovvero una striscia di vernice tra una doppia fila di pennellate verticali. Il collo è raramente decorato con figure, è verniciato oppure presenta una fila di punti o di linee verticali. Questa specie di ornati non si ritrova altrove ed è il contrassegno distintivo della fabbrica di Orvieto. Le figure hanno gli arti infenori grossi, mentre la parte superiore del corpo è allungata, i capelli dalle tempie scendono fino alle guance, lasciando scoperto l'orecchio che viene incornicato dalla massa dei capelli. Di solito esse sono rappresentate in movimento violento e sono piene di vivacità e di vigore. Il disegno di contorno delle figure è inciso, però il graffito non corrisponde sempre al limite della vernice e nei particolari interni è sicuro e profondo, anche se con funzione più decorativa che strutturale.
I nostri vasi sono vicini a molti altri gruppi etruschi: la foglia di edera che tiene la Sirena di Vienna ci ricorda il Gruppo delle Foglie d'Edera, mentre l'uomo di Firenze, con una palmetta dal lungo stelo in ciascuna mano, i vasi del Gruppo La Tolfa. Ma più d'ogni altro forte è l'influsso del Pittore di Micali, evidente tra l'altro nel centauro del frammento di Heidelberg, simile a quello di Breslau.
Questo ci serve per datare i nostri vasi che, oltre ad aver subito, seppure indirettamente, l'influsso delle idrie ceretane, mostrano di conoscere prototipi attici dello stile severo, per l'importanza data ai dettagli anatomici, per il volgersi dei corpi, spesso visti di dietro, per l'uso dello schema orizzontale nella lotta di Ercole e del leone Nemeo, che si trova in Grecia solo in questo periodo; per tutti questi motivi i nostri vasi si possono datare tra la fine del VI e l'inizio del V sec. a. C.
Bibl.: T. Dohrn, Schwarzfigurige Etruskische Vasen, Colonia 1935, pp. 131-137; A. L. Calò, Una fabbrica orvietana di vasi etruschi nella tecnica delle figure nere, in Studi Etr., X, 1936, pp. 429-439; A. Minto, in Not. Scavi, 1939, pp. 18-24; J. D. Beazley, Etruscan Vase-Paint., pp. 19-20.