STAMPITA (estampida)
Secondo la forma assunta nelle canzoni di danza della lirica provenzale, le stampite ci si presentano costituite di un certo numero di piccoli temi, alternati con una frase che forma refrain.
Ebbero semplice origine musicale - probabilmente nel nord della Francia - ma, conosciute nel Mezzogiorno, i ritmi vivaci di esse si tradussero presto in danza e si rivestirono di versi. Dal provenzale estampir presero altresì il nome col quale le conosciamo, indicante il battere del piede - nella danza - sincrono agli accenti forti della musica. L'incertezza del soggetto poetico proprio delle stampite conferma la loro natura musicale.
Dopo il lai (v.) la stampita è la più antica forma musicale che si conosca del Medioevo. Di provenienza popolare, questa forma si raffinò rapidamente, intellettualizzandosi, come è attestato dalla celebre stampita Kalenda Maya, composta, probabilmente il 1195, da Rambaldo de Vaqueiras. Essa ha tutta una storia che, se toglie ogni merito musicale a Rambaldo stesso, comprova tuttavia l'origine musicale delle stampite.
La strofa monorima di Rambaldo, per la quale la stampita si è confusa persino col descart, ha accresciuto la confusione sulla natura metrico-poetica di essa, ed è da ritenere esatta l'argomentazione del Raynouard circa la completa libertà metrica concessa alle canzoni composte sulla musica di stampite già conosciute, poiché l'ideale trovadorico dell'unità lirica, poetico-musicale, non trovò attuazione se non in qualche chanson d'amour.
Bibl.: J. Tiersot, Histoire de la chanson populaire en France, Parigi 1889; N. Zingarelli, Intorno a due trovatori in Italia, Firenze 1899, pp. 54-64. Importante, per il materiale raccolto dagli antichi manoscritti trovadorici, P. Aubry, Estampies et danser royales: les plus anciens textes de musique instrumentale au moyen âge, Parigi 1906. Dello stesso, inoltre, la 3ª ed. del suo Trouvères et Troubadours, Parigi s. a., pp. 46-58. Sulle canzoni di danza in genere, J. Bédier, in Revue des Deux Mondes, 1906. Necessario anche J. Beck, La Musique des Troubadours, Parigi s. a., pp. 111-115.