CABONI, Stanislao
Nato a Cagliari il 5 maggio 1795 in una famiglia agiata, si formò intellettualmente in un ambiente dove non si era ancora spento l'eco della rivoluzione giacobina dello scorcio del XVIII secolo. Questo clima di fronda e di resistenza all'assolutismo della dinastia sabauda lo caratterizzò in un certo senso per tutta la vita, facendogli assumere talvolta, sia pure nell'ortodossia di uomo di legge e d'ordine, atteggiamenti in contrasto con le idee dominanti e gli istituti del tempo.
Laureatosi in legge all'università di Cagliari, il C. si distinse molto presto per acume e per preparazione, tanto che nel 1833 era chiamato a reggere la carica di viceintendente e controllore generale del regno a Sassari, dimostrando competenza e tolleranza. Passato alla carriera giudiziaria, divenne prima giudice della Reale Udienza a Cagliari, successivamente consigliere di Corte di cassazione a Torino, infine primo presidente della Corte d'appello di Milano. Fu magistrato aperto, con vasti interessi culturali, dai problemi dell'agricoltura e dell'industria alla letteratura, alla filologia, alla poesia; alcune sue sentenze, soprattutto in materia economico-giuridica, come quella sugli ademprivi di Sardegna, rappresentano ancora oggi un punto di riferimento per gli studiosi di problemi isolani.
Morì a Cagliari il 4 maggio 1880.
Nel 1823era entrato a far parte della Reale Società agraria ed economica di Cagliari, fondata nel 1804.Riprendendo un progetto del sodalizio, di un periodico per la propaganda agraria e la pubblicazione dei resoconti dei lavori della società stessa, ne ampliò tuttavia il programma originario, così che il Giornale di Cagliari (luglio 1827-luglio 1829, mensile), oltre a propugnare il miglioramento dell'agricoltura e la creazione di una industria manifatturiera, soprattutto di trasformazione dei prodotti agricoli, si occupò di letteratura, di filologia, di medicina, di veterinaria, e si adoperò per la diffusione della lingua italiana sulla quale, specie nelle zone interne, lo spagnolo aveva il sopravvento. Pur usando prudenza verso il rigore dei censori, il Giornale trattò argomenti politici, riuscendo anzi a contrabbandare idee tutt'altro che ortodosse attraverso traduzioni e riassunti di articoli della stampa periodica straniera, soprattutto francese. Al Giornale collaborarono diversi dei maggiori uomini del tempo, sardi e piemontesi, contribuendo a farlo diventare un punto d'incontro di varie tendenze e a dargli il carattere di veicolo d'informazione per la classe media urbana e delle campagne.
Il C. fu eletto alla I legislatura del Parlamento subalpino, il 22 genn. 1848, nel secondo collegio di Cagliari; fu ancora eletto deputato nella IV e V legislatura - ma non esercitò il mandato per l'impiego pubblico -, poi nella VI (Ales) e VII legislatura (Macomer), fino alle sue dimissioni per motivi di salute il 13 dic. 1861. Nel Parlamento promosse o appoggiò provvedimenti quali un trattato commerciale con la Francia per l'esportazione del bestiame, la revisione della liquidazione dei beni feudali, l'adozione in Sardegna del sistema decimale, la partecipazione pubblica alla gestione delle miniere, la tutela e salvaguardia dei boschi. Significativo per la comprensione della posizione politica del C., che era religiosissimo, devoto alla Chiesa e rispettoso della sua autorità, il progetto, presentato con altri deputati, d'abolizione delle decime ecclesiastiche, che gli alienò le simpatie di parte del clero locale.
Ebbe rapporti d'amicizia con il d'Azeglio, il Cibrario, il Brofferio, il Manzoni, il Gioberti e altri; soprattutto il Gioberti esercitò grande influenza sulla sua posizione politica e sugli ambienti sardi a lui legati. L'opera del C. si innesta in quella del gruppo liberale sardo che si batteva per l'unificazione italiana. Sintomatici gli accenni nel suo periodico, anche se talvolta rapidi, vaghi, da cogliere tra le righe, alla costituzione americana, all'organizzazione e al funzionamento dei parlamenti inglese, francese e svizzero, alla libertà di parola e di stampa e al problema nazionale su basi unitarie. Erano i primi accenni a un discorso che da altri sarebbe stato portato avanti più scopertamente e con maggior vigore di lì a qualche anno, e che avrebbe condotto alla rinuncia all'autonomia politica sarda, esistente ormai solo di nome. La prudenza dell'azione politica del C. ha ben precisa collocazione socioeconomica. Cauto affiancatore dell'opera di Carlo Felice e di Carlo Alberto, che aboliva i feudi e incrementava forzatamente il processo di formazione della proprietà privata della terra, egli si sforzò di agire per un verso all'interno del sistema delle classi privilegiate che all'opera regia opponevano non lievi difficoltà, e dall'altro cercò di influire, con correzioni e completamenti, sugli indirizzi generali e sulla loro applicazione da parte dell'apparato statale.
Tra gli scritti più significativi del C. si ricordano: Discorso sopra l'agricoltura, s.l. (ma Cagliari) né d.; Catechismo agrario pei fanciulli di campagna, Cagliari 1828; Dissertazione sulla Sardegna e specie sul Sulcis, ms. della Biblioteca universitaria di Cagliari, vol. 35 bis, cart. 17; Saggi diversi letterari e scientifici. Ritratti poetico-storici d'illustri sardi moderni, Cagliari 1833; Ritratti poetico-storici d'illustri sardi del sec. XVIII e XIX, pref. e note di A. Scano, Cagliari 1837; Nota al ministro degli affari interni,presentata il 30dic. 1848, s.l. né d.; Collocandosi la prima pietra migliare delle nuove vie della Sardegna da S. E. il marchese d'Yenne il 6 aprile 1822, Cagliari 1882.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Cagliari, Segreteria di Stato, serie, 2, vol. 149; G. Siotto Pintor, Storia letter. di Sardegna, Cagliari 1843-44, I, pp. 147, 274; II, pp. 232 s., 353 s., 381-84, 392, 459; III, pp; 187 ss.; G. Casalis, Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna, Torino 1833-1856, sub voce Cagliari di V. Angius; F. Ciuffo, Supplimento alla storia letter. di Sardegna scritta dal cav. G. Siotto Pintor, Cagliari 1845, pp. 181-95; U.Mondolfo, Agricoltura e Pastorizia in Sardegna nel tramonto del feudalesimo, in Riv. ital. di sociologia, VII (1904), pp. 446-447, 457; A. Scano, Un grande dimenticato: S. C., Sassari 1931 (estr. da Mediterranea, V [1931], 4-5); R. Ciasca, Bibliografia sarda, Roma 1931, ad vocem;M. Pintor, S. B., in Unione sarda (Cagliari), 19 ott. 1937; F. Loddo Canepa, I giuristi sardi del sec. XIX, Cagliari 1938, pp. 10, 19, 74, 95; F. Alziator, St. d. letter. di Sardegna, Cagliari 1954, p. 506; G. Della Maria, Giornale di Cagliari, in Nuovo bollettino bibliografico sardo, I (1955), 3 e 4; R. Bonu, Scrittori sardi nati nel sec. XIX con notizie storiche e letter. dell'epoca, II, Sassari 1961, pp. 722-724; M. Canera, Riflessioni su una lettera di G. Manno, in La Sardegna nel Risorg., Sassari 1962, p. 405; A. De Gubernatis, Diz.biogr. degli scrittori contemporanei, Firenze 1879, ad vocem; T.Sarti, Il Parlamento subalpino e nazionale, Roma 1896, ad vocem.