CANOVAI, Stanislao
Nacque a Firenze il 27 marzo 1740. Entrato come novizio nell'Ordine degli scolopi, studiò a Firenze e a Pisa sotto la guida dei padri Odoardo Corsini e Carlo Antonioli, professori in quella università. Ritornato a Firenze fu allievo del matematico G. Fontana. Venne poi destinato (dal 1765) alla cattedra di filosofia e teologia nel seminario vescovile di Cortona, dove insegnò probabilmente anche matematica, incarico che coprì per quindici anni con l'unica interruzione di alcuni mesi in cui insegnò fisica-matematica nel Collegio reale di Parma (febbraio-ottobre 1768). Avendo poi permesso un lascito dell'ab. L. Ximenes che venissero istituite nel Collegio fiorentino dei padri delle Scuole pie due nuove cattedre di idraulica ed astronomia, per esplicito consiglio testamentario dello Ximenes stesso vi vennero per primi chiamati, nel 1796, il C. e il suo discepolo padre Gaetano Del Ricco.
La possibilità di realizzare in una situazione stabile un dialogo scientifico con l'amico e discepolo permise al C. di concepire e di realizzare alcuni progetti come la traduzione, con note ed aggiunte, delle Lezioni elementari di matematiche dell'abate J. F. Marie che, per quanto organiche rispetto al piano dell'autore, si trovavano "in parte mancanti relativamente all'intenzione di farne la base di tutto il nostro edifizio" (Elementi di fisica mat., Firenze 1788, p. XIV). L'edificio di cui parlano il C. e il Del Ricco è il progetto di creare un insegnamento organico di fisica-matematica in cui gli elementi del calcolo differenziale ed integrale fossero appunto la base per una formulazione matematica dei fenomeni fisici secondo la tradizione newtoniano-euleriana. In questo ambito la preoccupazione del C. fu di costruire una educazione scientifica che anche in Italia, permettesse di leggere direttamente i classici testi della letteratura scientifica europea. La prima opera matematica del C. fu appunto la pubblicazione a Firenze nel 1786, in collaborazione col Del Ricco, delle Lezioni elementari di matematiche che l'abate Marie aveva pubblicato a Parigi nel 1770 col titolo di Leçons élémentaires des mathematiques.
Il Marie aveva curato l'edizione Leçons élementaires des mathématiques (1770) dell'abate de Lacaille ed era membro dell'Académie des Sciences, dell'Istituto di Bologna e professore al Collège Mazarin. Attraverso questa tradizione "ecclesiastica" le Leçons di Lacaille raggiunsero quindi l'Italia.
Il contenuto delle Lezioni, poi adottate come libro di testo anche dal Fontana nell'università di Pavia e da A. Cagnoli nella scuola militare di Modena, è interessante perché, oltre a parti che si possono considerare più elementari di aritmetica, algebra e geometria analitica (incluso un breve e chiaro Trattato analitico delle sezioni coniche), vi si trova una trattazione sistematica del calcolo differenziale ed integrale.
Questa presentazione degli elementi del calcolo infinitesimale, che nella quinta edizione (1803) copre 125 delle 420 pagine del libro, comprende anche temi come i metodi per l'integrazione delle serie di potenze, l'integrazione di diversi tipi di equazioni differenziali alle differenze finite ed alle derivate parziali. Queste ultime, chiamate qui "equazioni a differenze parziali", precedono l'interessante ultimo capitolo sul calcolo delle variazioni. Le Lezioni terminano con due gruppi di tavole numeriche, mancanti nella edizione delle Leçons del Marie.
Lo scopo del libro, come dice il C. nella prefazione, è appunto quello di fornire la base matematica per il successivo testo di fisica-matematica, il che spiega sia il gran numero di esercizi con risposte, sia la particolare cura redazionale per rendere "più facile e spedito il passaggio da varie formule generali ai particolari casi e bisogni dell'Analisi e della Fisica" (Lezioni, 3 ed., Firenze 1809, p. IX).
Gli Elementi di fisica matematica (Firenze 1788) vennero pubblicati dal C. ancora in collaborazione col Del Ricco e costituirono uno sforzo organico di sistemazione di un materiale concettuale che comprendeva la meccanica, l'idromeccanica, l'ottica e l'astronomia. Anche qui, come nel caso delle Lezioni, la destinazione del lavoro era scolastica. Si trattava infatti di una "destinazione ad allevar degli Idraulici e degli Astronomi" (Elementi, p. X)che costringeva i due autori a rielaborare il lavoro che avevano pensato di redigere al di fuori di un contesto educativo.
La necessità di formare dei "Periti che il Pubblico possa all'occorrenza impiegar con fiducia e vantaggio" l'impegnava da un lato a eliminare ogni teoria equivoca e insicura e d'altra parte ad assegnare un peso relativo, diverso dal progetto originario, all'astronomia ed all'idraulica. Questa precauzione è particolarmente presente nella presentazione dell'idraulica, che "interessa sì da vicino la salute ed i comodi della Società, e potrebbero costar sì cari al Cittadino i tentativi arditi di una equivoca teoria, che è molto meglio passare in silenzio tutti i sistemi ingegnosi onde si lusingò taluno di avere fissate una volta le ignote leggi dell'acque correnti" (Elementi, p. XI).
Il libro si presenta così come un trattato che assegna uno scopo pratico alla descrizione matematica dei fenomeni fisici. In questo senso la meccanica è divisa nelle due parti: della teoria del moto e della teoria delle macchine.
Nella prima parte vengono trattati i diversi tipi di movimenti: uniforme, vario e "per traiettorie", oltre al capitolo sulla "comunicazione del movimento" mediante i diversi tipi di urto; il capitolo termina con l'analisi del movimento dei corpi solidi nei fluidi.
Nella parte relativa alla teoria delle macchine, oltre alla descrizione delle principali macchine semplici (leva, puleggia, argano, piano inclinato), si tratta dell'"Attrito dei corpi e rigidezza delle funi". Anche l'idromeccanica è trattata secondo uno schema analogo di teoria ed applicazioni. All'idrostatica segue una parte dedicata alle "Macchine idrostatiche" (barometro, termometro, igrometro, eudiometro), che termina con una descrizione delle principali macchine pneumatiche e della "Vite idraulica d'Archimede".
Nell'idromeccanica vengono trattati i problemi dell'"urto dei fluidi in moto" e del movimento dell'acqua nei condotti e nei fiumi, mentre si descrivono le principali macchine idrauliche.
Nella trattazione dell'ottica, alla "Teoria della luce" e delle lenti segue la "Teoria delle macchine ottiche", che inizia con la descrizione completa dell'occhio considerato come una macchina; seguono gli occhiali, i cannocchiali "terrestri", i telescopi ed il microscopio.
Molto interessante anche la parte relativa all'astronomia, in cui ai principali movimenti della Terra, inclusa la nutazione, segue una dettagliata teoria dei moti planetari e dei satelliti. Gli Elementi, corredati di numerosi esercizi con risposte, terminano con dettagliatissime tavole astronomiche: solari, lunari e dei pianeti; queste tavole mancano nella edizione del 1788 e compaiono invece nella terza edizione (Firenze 1809-10).
Molto interessante è pure la memoria matematica Riflessioni sul metodo di risolver l'equazioni numeriche proposto dal sig. Dela-Grange (in Atti d. Acc. d. Fisiocritici di Siena, VII [1794], pp. 29-45), in cui il C. accusa di plagio il Lagrange nei confronti di Mac-Laurin e sembra dimostrare che la parte principale della teoria lagrangiana delle soluzioni reali di una equazione algebrica si trova già sviluppata, oltre che dal precedente autore, anche da E. Waring nei Miscellanea analytica de aequationibus algebraicis (Cambridge 1762). La memoria termina con un tentativo di rendere più semplice lo sviluppo di questa teoria.
Sempre nello stesso volume degli Atti (pp.19-78) si trova poi un'interessante Memoria su i mattoni da Fabbriche, in cui, sviluppando l'osservazione galileiana sulla maggior resistenza di una canna vuota di legno o metallo nei confronti di una analoga piena e di uguale lunghezza, l'idea viene generalizzata passando dalle forme cilindriche a prismi e parallelepipedi, e applicandola alla possibilità di costruzione di nuove travature, alberi per vascelli e mattoni per edifici.
Questa preoccupazione di costruire una scienza socialmente utile, già presente nella redazione degli Elementi, era d'altra parte caratteristica dell'Accademia dei Fisiocritici; nella prefazione al volume si legge che "le ricerche che contiene il presente volume... non presentano se non quelli importanti generi di verità, che augmentano i comodi della Vita, i beni del Commercio, la perfezione delle Arti, le ricchezze dell'Agricoltura, i mezzi di allontanare dai corpi, umani le malattie".
Il C. può considerarsi come l'iniziatore di quel movimento fisico-matematico che si andò sviluppando nelle Scuole pie di Toscana nella seconda metà del secolo XVIII.
Dedicatosi anche alle discipline storiche ed alla eloquenza sacra, si ricorda di lui un celebre Elogio di Amerigo Vespucci (Firenze 1798) che, letto nell'Accademia Etrusca di Cortona il 15 ott. 1788, suscitò un vivace dibattito.
Il C. morì nella città natale il 17 novembre 1812.
Bibl.: P. Pozzetti, Elogio, Bologna 1812 (con l'elenco anche delle opere storiche e letterarie); G. Tiraboschi, Storia della letter. ital., IV, 1, Milano 1833, p. 253; M. Cantor, Vorlesungen über Gesch. der Mathem., IV, Leipzig 1908, p. 146; Enc. Catt., II, p. 615, ad vocem; J. C.Poggendorf, Biograph. lit. Handwörterbuch zur Gesch. der Exact. Wiss., I, p. 31.